Sarà questo il lieto finale della XXIII^ edizione del festival Abbabula, evento organizzato a Sassari dalla cooperativa tutta al femminile Le Ragazze Terribili, sostenuto dall’Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna, dal Comune di Sassari, dalla Fondazione di Sardegna e da SCENA UNITA – per i lavoratori della Musica e dello Spettacolo, un fondo privato gestito da Fondazione Cesvi – organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente, fondata a Bergamo nel 1985 – in collaborazione con La Musica Che Gira, Music Innovation Hub e Associazione “Il Corso”. Biglietti (posti numerati) al costo di 25 euro in prevendita, 30 all’ingresso.
Info e prenotazioni allo 079/278275, aggiornamenti sui profili Facebook e Instagram Le Ragazze Terribili.
Sei fra i più straordinari ed apprezzati interpreti e musicisti sulla scena musicale italiana e internazionale, da Peppe Servillo a Rita Marcotulli, Javier Girotto, Fabrizio Bosso, Furio Di Castri e Mattia Barbieri, animeranno il palcoscenico del festival nell’ultima serata in cartellone. Un mix di passione ed eleganza che miscela al top le arti di un cantante che più “teatrale” non si può (Servillo); il pianoforte di Rita Marcotulli, intenso indagatore dei meandri melodici e armonici del repertorio italiano; un Di Castri che invita a seguire le piste inesplorate del continente Modugno fra colori esotici, echi delle bande e accenti folk; la tromba raffinata e potente di Fabrizio Bosso; le ance di Girotto tra melodia e Sud America e la ritmica ricca e up to date di Barbieri.
“Uomini in frac” è progetto di Peppe Servillo e Furio Di Castri per la direzione musicale dello stesso Di Castri. Domenico Modugno è un monumento della canzone italiana, il suo urlo a braccia aperte (“Volare”) proietta l’Italia dentro il boom economico, dentro la modernità e nel mondo, rivoluziona la canzone, da allora in avanti non più figlia solo del bel canto. Modugno trasforma le melodie e il linguaggio, ma resta saldamente radicato nella tradizione popolare, ha un cuore antico e un linguaggio nuovo, se ne infischia delle mode, è un classico. E il jazz, si sa, non ha paura dei classici. Modifiche e trasformazioni di un repertorio vengono dalla conoscenza, dalla riflessione, dall’empatia: la poesia, il gioco, il paradosso dell’interpretazione jazz sono il risultato di una frequentazione affettuosa, non un tradimento.