La procura di Cagliari chiede tre rinvii a giudizio per il tragico infortunio sul lavoro costato la vita a Claudio Milia, 45 anni.
La richiesta riguarda il committente, il datore di lavoro e l’addetto di un’altra ditta: l’operaio era caduto dal tetto di un capannone a Iglesias da oltre 4 metri.
L’ennesima morte bianca frutto di gravi e fatali violazioni delle piùelementari norme di sicurezza e a tutti i livelli. A chiusura delle
celeri indagini preliminari il Pubblico Ministero della Procura di
Cagliari, dott. Enrico Lussu, titolare del procedimento penale per
l’infortunio sul lavoro costato la vita a Claudio Milia, ha chiesto il
rinvio a giudizio per il committente dell’intervento finito in
tragedia, per il datore di lavoro della vittima e per un addetto
dell’altra ditta che operava nel cantiere. Riscontrando la richiesta,
il Gip del Tribunale, dott. Giuseppe Pintori, ha fissato per il 29
ottobre 2021, alle 9.45, l’udienza preliminare di un processo dal
quale i familiari dell’appena quarantacinquenne operaio di Iglesias, e
Studio3A che li assiste, si aspettano delle risposte.
L’incidente è accaduto alle 8.15 del mattino del 13 novembre 2020,
nella zona industriale Sa Stoia di Iglesias. Milia, carpentiere, che
lavorava per conto della CQ NOL Srl, impresa del posto che effettua
pulizie industriali, noleggio di mezzi industriali e di cantiere,
produzione, installazione e manutenzione di lavori di carpenteria
metallica e manutenzione di impianti in genere, era salito sul capannone
della ditta LO.CI Traporti Srl per verificarne la copertura in vista di
alcuni lavori di ristrutturazione della campata sinistra dell’edificio
che erano stati appunto affidati all’impresa di cui era dipendente.
All’improvviso, però, il tetto ha ceduto sotto il suo peso e il
lavoratore è precipitato giù da un’altezza di 4,20 metri; una caduta
che purtroppo gli ha causato politraumi troppo gravi e che gli è stata
fatale, inutili i soccorsi dei sanitari del 118: sul posto sono
intervenuti per i rilievi anche i carabinieri di Iglesias e i tecnici
dello Spresal, il Servizio di Prevenzione e Sicurezza del Lavoro
dell’Assl di Cagliari.
La Procura cagliaritana ha subito aperto un fascicolo con l’ipotesi in
reato di omicidio colposo con l’aggravante di essere stato commesso in
violazione delle norme antinfortunistiche: la moglie, gli anziani
genitori e il fratello della vittima, per fare piena luce sui fatti,
sulla dinamica e sulle responsabilità dell’infortunio, e per ottenere
giustizia, attraverso il responsabile della sede di Cagliari, dott.
Michele Baldinu, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società
specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela
dei diritti dei cittadini.
Ora, al termine dell’inchiesta, sono scattati i pesanti provvedimenti:
il dott. Lussu ha chiesto tre rinvii a giudizio. Uno a carico di G. L.,
44 anni, di Villamassargia, perché, per citare la richiesta, “_in
qualità di titolare della ditta LO.CI. Trasporti, committente dei
lavori, non ha provveduto a nominare, prima del loro affidamento, il
coordinatore in fase di esecuzione dei lavori relativi all’ispezione
per la verifica dell’integrità strutturale inerente gli arcarecci di
sostegno della campata sinistra della copertura dell’opificio, in cui
operavano due ditte contemporaneamente”_.
Un altro all’indirizzo di G. C., 64 anni, di Iglesias, titolare della
CQ NOL, perché, “_in qualità di datore di lavoro, prima di procedere
all’esecuzione dei lavori sulla copertura, non ha predisposto misure
di protezione collettiva, ed essendo la copertura di dubbia resistenza,
non ha adottato i necessari apprestamenti atti a garantire
l’incolumità dei lavoratori, disponendo tavole sopra le ordinature e
facendo uso di idonei dispositivi di protezione individuale
anti-caduta_”.
Infine, è stato chiesto il processo anche per G. T., 42 anni, anche lui
di Villamassargia, perché, in qualità di lavoratore dell’altra
impresa impegnata nel cantiere, la 2T Società Cooperativa Sociale,
“_faceva uso difforme da quanto indicato nelle istruzioni d’uso e
manutenzione del fabbricante della piattaforma di lavoro elevabile,
utilizzata nello svolgimento dei lavori_”: la vittima era
“sbarcata” sul tetto dal cestello della piattaforma condotta
dall’indagato, che però non era abilitata allo “sbarco”. Secondo
l’accusa, “_con condotte colpose indipendenti e con violazione di
norme di legge e di regolamenti per la prevenzione degli infortuni sul
lavoro, nonché con negligenza e imperizia”_, hanno tutti e tre
concorso a causare il decesso di Milia.I familiari della vittima si
aspettano giustizia e, a fronte di questo punto fermo dell’indagine,
anche una assunzione di responsabilità da parte delle aziende
coinvolte, in particolare della CQ-NOL, che finora di fatto non ha mai
riscontrato le richieste di risarcimento per la terribile perdita subita
presentate da Studio3A per conto dei propri assistiti.