Reddito di fannullanza. Bisognerebbe abolire lo stipendio fisso del dipendente pubblico, questi andrebbe piuttosto retribuito per quei giorni di effettiva necessità dell’Ente.
L’Ente, nel rispetto della cosa pubblica, dovrebbe calcolare – confortato da un altro Ente di certificazione pubblico – con esattezza (come fanno tutte le aziende private quando determinano il numero dei dipendenti) quante ore di lavoro occorrono realmente per lo svolgimento di quel dato lavoro e liquidare solo quelle somme al lavoratore, almeno sino a che per svecchiamento tutti gli esuberi di personale siano estinti (per lavoro si intende: “Lavoro” e labour derivano dal latino labor che significava “pena” “sforzo” “fatica” “sofferenza”).
È chiaro che nell’obsoleto sistema delle garanzie al lavoratore verrebbero a opporsi varie difficoltà obiettive forti dei vincoli contrattuali. Ma l’Italia è stata ormai dipiemmecizzata, e non mancherà al Nostro Capo del Governo di intervenire di fronte all’assoluta urgenza di mettere fine a stipendi assurdi, gli stipendi che più propriamente sono da definirsi Reddito di Fannullanza, essendo noto a tutti gli italiani il clima bocciofilo partorito da tantissimi uffici pubblici e pseudo-pubblici in mancanza di lavoro da svolgere.
Il dilagare della striciopasspatite acuta lo dimostra ulteriormente. Perché è impensabile che un lavoratore possa allontanarsi – da un ufficio che comporta ritmi serrati – per ore senza che nessuno ci faccia caso o che rallenti il lavoro.
Il Reddito di Fannullanza è dunque da abolire o rivedere, per una società migliore e più saggia.
Questo dimostra chiaramente che gli Italiani, soprattutto gli italiani Imprenditori, quelli che realmente producono la ricchezza del Paese, e che effettivamente sono i veri e reali pagatori degli stipendi ai dipendenti pubblici, attendono i provvedimenti necessari, in maniera solida e concreta, per cercare di realizzare la continuità produttiva.
A un piano del genere bisogna dare intero appoggio, affinché il Reddito di Fannullanza smetta di essere chiamato stipendio.
Occorre rafforzare sempre di più i legami di amicizia tra i lavoratori pubblici e gli utenti, coi sentimenti di reciproca stima.
Ma corre anche l’obbligo di rilevare che il Reddito di Fannullanza in Italia non è dato in esclusiva ai dipendenti pubblici, esiste anche l’alto ammontare a carico del Popolo italiano per retribuire i Parlamentari, soprattutto in quei casi dove più che parlare questi blaterano, tacciono o latitano dalle aule.
Corre l’obbligo anche di abolire o ragionare di nuovo su bonus, detrazioni, buoni pasto ai dipendenti pubblici, inutili abbonamenti telefonici per Parlamentari e tantissimi dipendenti pubblici nell’epoca (benvenuti nel Terzo Millennio!) dei prepagati a 8 € – si vuole pure conoscere l’ammontare di questi costi assurdi – e così via.
Il Reddito di Fannullanza grava anche sui costi delle tantissime pompe di calore e lampadine “dimenticate” accese negli uffici pubblici (chi sa perché in quelli privati mai), e tantissimo altro ancora. In fondo gli esperti per stime esatte non mancano di certo tra i Nostri Parlamentari!
Una società che crea così allegramente tante difficoltà economiche a milioni di cittadini è una società che ha da porsi delle domande, e deve assolutamente assumersi la responsabilità di correre ai ripari e fare sociale. Si prenda esempio dalla liturgia dell’antica Grecia.
La speranza è che ogni politico rifletterà sugli sprechi e sulle lezioni di saggezza dei grandi filosofi del passato. Se così farà, il cittadino avrà il beneficio di nuova luce politica che trasmetterà ai propri figli. Ne risulterà un fervore nuovo ed un arricchito e ispirato interesse per i sublimi insegnamenti della Politica
Paolo Battaglia La Terra Borgese