Gli incendi in Sardegna hanno cancellato intere popolazioni di animali selvatici, distrutto gli habitat che davano loro ospitalità, cibo e rifugio.
Una catastrofe testimoniata dai volontari della LAV che con i mezzi dell’associazione sono presenti sull’isola dal 27 luglio per soccorrere i tanti animali selvatici e familiari rimasti feriti e bisognosi di assistenza.
A questo quadro già di per sé drammatico per gli animali selvatici, fra meno di un mese si aggiungerà anche l’apertura della nuova stagione di caccia: ancora morte e sofferenza per milioni di animali selvatici, resi più vulnerabili dai devastanti incendi.
Oltre alla morte per causa diretta degli incendi, bisogna infatti tenere conto che i terreni bruciati non forniranno più alcun cibo né rifugio per gli animali selvatici che li abitavano, costringendoli così a spostarsi in altri territori dove entreranno in competizione con gli animali già presenti per dividersi le poche risorse disponibili.
La legge nazionale sugli incendi boschivi n.353/2000, impone il divieto di caccia per dieci anni nelle aree percorse dal fuoco, con la conseguenza che i cacciatori sfrattati da quelle zone, andranno a concentrarsi nelle aree limitrofe, aumentando esponenzialmente la pressione sugli animali superstiti che, già decimati dalla furia del fuoco, dovranno subire anche il piombo dei cacciatori.
“I cacciatori esercitano la loro passione sanguinaria solo per passatempo, è inaccettabile che gli animali sfuggiti agli incendi dopo meno di un mese diventino bersaglio dei loro fucili – dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV, Animali Selvatici – per questo abbiamo inviato una lettera al Presidente Solinas chiedendo la cancellazione della prossima stagione di caccia.”
Gli incendi hanno colpito gli animali selvatici nella delicatissima fase post riproduttiva, quando i piccoli sono ancora accompagnati dai genitori dai quali apprendono come procurarsi il cibo, difendersi dai predatori, costruire una tana. Gli effetti negativi di questa catastrofe ambientale si protrarranno quindi per anni, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa delle specie nelle aree colpite dagli incendi e in quelle limitrofe.
Né è testimonianza il cucciolo di cinghiale salvato da LAV nelle ultime ore, rimasto orfano di mamma e affidato alle cure veterinarie della Clinica Duemari di Oristano. Come lui anche due leprotti senza mamma, una civetta, una piccola volpe dai polpastrelli completamente ustionati.
Sono animali-simbolo di una catastrofe i cui effetti si faranno sentire molto a lungo, ben oltre la prima fase di emergenza, che sta volgendo al termine.
In questo devastante quadro ambientale, non è tollerabile che i cacciatori possano aggiungere altro sangue innocente a quello già versato dagli animali selvatici. Sono la stessa Legge nazionale n.157/1992 e quella regionale sarda n.23/1998, a prevedere che in caso di calamità la stagione di caccia possa essere cancellata.
“I cacciatori sostengono di essere i primi veri ambientalisti –prosegue Vitturi – ci aspettiamo quindi che la nostra proposta venga subito sostenuta da tutte le associazioni venatorie sarde, così da dimostrare con i fatti la loro teorica difesa dell’ambiente.”
Considerata la grave situazione emergenziale e le misure di tutela previste dalle leggi nazionale e regionale sulla caccia, il Presidente Solinas ha tutti gli elementi per poter legittimamente e rapidamente decidere di vietare la caccia che, come consolidato da copiosa e granitica giurisprudenza, rappresenta un’attività ludico-ricreativa che deve sempre soccombere quando confligge con le misure di tutela dell’ambiente e della fauna selvatica.