Ci rincresce rilevare il profilo prettamente maschile dei convenuti e la scarsa presenza
femminile tra i rappresentanti dei partiti e delle associazioni che hanno dato il loro contributo.
Lucia Chessa esordisce chiarendo quale sia la posizione dei ROSSOMORI nell’ambito di un «perimetro così ampio», tra forze di opposizione: «l’opposizione a geometrie variabili che chi si divide a livello regionale e si incontra a livello nazionale, di chi si divide oggi e si incontra domani, per poi dividersi e rincontrarsi il giorno dopo ancora. (…) l’opposizione di chi ha anche ruoli di governo e di chi invece li ha consapevolmente e per coerenza abbandonati, come noi Rossomori usciti dalla Giunta Pigliaru». Criticando aspramente la Giunta Solinas, «assente, scarsa nella sua non visione, inutile rispetto alla grande svolta di cui avrebbe necessità la Sardegna», ma anche la precedente esperienza di governo nella Giunta Pigliaru, la segretaria precisa che la presente occasione non rappresenta un «embrione di alleanza elettorale».
ROSSOMORI partecipa rilevando le principali criticità sistematiche: quella legata all’«emergenza sanitaria che non è la pandemia, ma lo sgretolamento di un sistema sanitario incapace di erogare prestazioni minime», quella legata agli squilibri tra «rurale e urbano», causata dall’assenza di una visione organica nel governare il territorio. Quella data da una tutela del bene ambiente incapace di rendere quello stesso bene risorsa economica.
La «rigenerazione della Sardegna» deve essere realizzata attuando lo Statuto Speciale della
Sardegna, «in un’ottica di autonomia spinta, anzi di autodeterminazione».
ROSSOMORI concentra la sua proposta su quattro punti prioritari.
1. Una realizzazione della transizione energetica, che non implementi quella «“monocoltura” energetica» che renderebbe la nostra isola «la piattaforma energetica dell’Italia», ma che sia basata su una «produzione diffusa, sottratta agli affari dei grandi fondi di investimento», organizzata in «piccoli distretti energetici dove operino società pubbliche di produzione e distribuzione».
2. «Ristabilire l’esercizio del diritto alla salute», ricostruendo il sistema sanitario della Sardegna, riorganizzando «la medicina territoriale e i servizi di prevenzione», potenziando e supportando «l’assistenza domiciliare delle persone fragili» e abolendo «l’esternalizzazione di servizi».
Proponiamo di affidare «un piccolo ospedale pubblico alla gestione di EMERGENCY»,
sperimentando se «sono proprio impossibili le buone pratiche».
3. «Ripensare il trasporto» all’interno dell’isola, investendo «non solo nell’ammodernamento ma anche nella estensione della rete ferroviaria», ma anche verso l’esterno, visto che oggi sulle navi «si viaggia ancora come il bestiame» e che «con le vicende di Alitalia, pare si stiano già esaurendo, per i prossimi mesi, voli da e per la penisola»
4. Creare «un centro di ricerca e di studi sul clima e sulla tecnologia dell’acqua, (…) con
particolare riferimento alla nuova frontiera delle colture in asciutto che diventeranno
estremamente importanti per l’approvvigionamento di cibo».
ROSSOMORI ha partecipato per dare la propria disponibilità e il proprio contributo «alla
elaborazione di un nuovo corso di speranza per questa terra e per la gente che la abita»: «ci sono degli appuntamenti con la realtà delle cose ai quali noi non possiamo arrivare in ritardo»