“Anche quest’anno siamo tornate al fianco dei familiari delle vittime del 2 agosto consapevoli che lo stato prosegue nelle sue politiche di terrore. Per questo abbiamo abbandonato la piazza dopo il minuto di silenzio e continueremo a ribadire che la presenza di esponenti del governo in questa giornata è completamente fuori luogo. Non c’è soluzione di continuità fra i governi che hanno coperto e organizzato la strategia della tensione per fermare le lotte operaie studentesche e quelli odierni”.
leggi tutto linK: https://www.zic.it/strage-governo-qui-e-fuori-luogo-nessuna-discontinuita-dalla-strategia-della-tensione/
VIA STOPPANI,15 -21052 BUSTO ARSIZIO –VA-
(Quart.Sant’Anna dietro la piazza principale)
DA RIVOLUZIONE COMUNISTA giornale Nr. 8/12 -agosto-dicembre1980
LA STRAGE DI BOLOGNA
Il massacro alla stazione di Bologna apre l’autunno di fuoco degli industriali e dei banchieri, tesi a imporre i licenziamenti in massa, la riduzione dei salari, il governo militare. Nessun dubbio sulla matrice fascista e statale del massacro. Si leviun’ondata di protesta proletaria contro lo squadrismo nero e lo Stato protettore.
Guai a impaurirsi o tentennare di fronte al terrore statale o alla Sua variante nera. Ingaggiare la guerra di classe contro, padroni, Stato, seminatori di stragi, a salvaguardia delle condizioni di vita e dello sviluppo proletario.
Organizzarsi nei comitati di difesa di classe, in ogni fabbrica e in ogni quartiere. Organizzarsi nel partito rivoluzionario.
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E’ questo il titolo, un vero e proprio compendio, della presa di posizione espressa attraverso un volantino, dal nostro Esecutivo subito dopo l’attentato. Stiamo scrivendo a quattro mesi circa di distanza dalla sanguinosa ecatombe (bilancio definitivo: 85 morti e 200 feriti).Fino ad oggi nessuna traccia dei ben riconoscibili seminatori di morte: i giudici di Bologna “brancolano nel buio” !
Una dimostrazione ulteriore, questa, della stretta convivenza tra organi giudiziari, reparti speciali e servizi segreti dello Stato. I famigliari delle vittime non finiranno di subire umiliazioni se lo sviluppo della lotta proletaria non scioglierà certi nodi: se non metterà sotto processo lo Stato, i suoi apparati speciali, le sue squadre “irregolari”; ecc.
Rivoluzione Comunista si è mossa e si sta muovendo su una chiara linea di lotta al marciume politico-statale e di organizzazione delle masse proletarie contro le tendenze di sviluppo dell’economia di guerra. E chiede sostegno e appoggio su questa linea.
Prima di riportare, e col dovuto risalto, questa presa di posizione, dobbiamo menzionare la intensa, estesa, mobilitazione messa subito in atto dal nostro raggruppamento. Il 2 agosto pomeriggio, nonostante il clima feriale, le sedi di Milano e di Busto Arsizio sono nei quartieri e nelle piazze con manifesti, ta-ze-bao e spikeraggi. Il 3 il raggruppamento organizza interventi a Bologna. Il 4 attua piccole manifestazioni a Bologna e Torino. Il 5, il 6, il 7, il 9, articola una serie di azioni capillari a Bologna, Genova, Busto A. Milano (da Baggio a Sesto San Giovanni, dalle fabbriche dei nostri nuclei operai ai punti di concentrazione operaia).
Questi i sintetici dati della nostra mobilitazione.
Ecco [qui sotto] ora il testo della presa di posizione.
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Compagni, proletari, donne, giovani,
Sabato 2 agosto [1980], alle 10,25, uno scoppio terrificante disintegra un’intera ala della stazione ferroviaria di Bologna (quella delle sale di attesa del ristorante tavola fredda).
E’ un massacro di uomini, donne, bambini; della massa di gente che gremisce la stazione. Fino a questo momento(disponiamo delle notizie della sera del 2) si parla di circa 80 morti e di 200 feriti. Nel dare notizia, la radio e la televisione parlano di “sciagura” (alludendo allo scoppio allo scoppio di una caldaia o ad una fuga di gas) e non danno peso alla rivendicazione del massacro, che viene fatta subito dopo, dal gruppo fascista NAR. Solo in serata esse lasciano trapelare la probabilità dell’attentato.
Questo massacro è il frutto naturale di un tipico attentato reazionario, fascista e statale, attuato con una bomba ad alto potenziale, collocata, com’è costume dei “ bombardieri” neri e di Stato, in mezzo ai proletari, dove c’è la gente del popolo; ed in mezzo ai ferrovieri (una categoria operaia da tempo in agitazione). Nella sua fredda logica assassina questo ultimo attentato sintetizza e supera la atrocità della strage di piazza Fontana del 1969 (Milano) e di quelle di Brescia e del treno Italicus (a S. Benedetto Val di Sembro) del 1974.
E’ fin troppo chiaro, contro ogni interpretazione interessata che si rifiuta di capire o si rifugia nell’ “allucinamento” o la “follia”, il significato politico di questo eccidio. E’ un “progrom”, di mano fascista, manovrato dal potere statale, diretto a generare paura e psicosi nelle masse proletarie al fine di far passare la politica dei licenziamenti di massa programmati dai grossi gruppi industriali (Fiat, Montefibre, Snia, ecc.), l’ulteriore riduzione dei salari, la restrizione dei consumi alimentari, l’aumento della disoccupazione; e consolidare il governo militare. Altro che “destabilizzare” la situazione politica, come rimasticano i segretari dei partiti parlamentari, stabilizza la violenza statale, il controllo militare, l’autoritarismo statale.
Questo massacro apre “l’autunno di fuoco” degli industriali e dei banchieri, che, coi licenziamenti di massa, la riduzione dei salari, il prelievo forzoso sulle buste paga, cercano di salvaguardare i loro profitti, i pacchetti azionari, vogliono un governo che sia all’altezza della situazione, più aspra, di scontro sociale che si sta determinando. E’ uno spintone alle forze di destra a prepararsi a questo scontro; a mettere a tacere i dissenzienti del loro campo che ritardano, con le loro esitazioni, il cammino dello Stato autoritario e lo sviluppo dell’economia di guerra verso cui è arrivata l’Italia e il sistema imperialistico nel suo insieme.
Potremo avere, nei prossimi giorni, questo o quel particolare sul potenziale della bomba (o delle bombe) collocata nella sala di attesa di seconda classe; questa o quella ipotesi sugli attentatori (NAR); ma ciò non potrà intaccare il giudizio sulla matrice fascista e statale del massacro, sul suo inconfondibile significato controrivoluzionario, terroristico anti-proletario.
Guai ai proletari, ai giovani, alle donne; guai alle masse salariate, a non trarre le debite conseguenze da questa ennesima strage e a stemperarsi in esecrazioni verbali o in ripetizioni stantie di antifascismo democratico. L’unico modo di essere ANTIFASCISTI è lottare contro lo Stato cosiddetto “democratico”, i suoi commessi di destra e di sinistra (fascisti e democratici); battersi contro il controllo militare per la difesa degli interessi proletari, per l’iniziativa politica e l’organizzazione autonoma proletaria.
Non si deve dimenticare che la realtà d’oggi è una realtà militarizzata e che il governo Cossiga-Craxi è già un governo che si regge sui militari (Dalla Chiesa ecc.). Si levi, quindi, un’ondata di protesta proletaria, da ogni fabbrica e da ogni quartiere, contro i padroni, Stato squadrismo nero e seminatori di stragi.
Non impaurirsi, né tentennare, di fronte al terrorismo statale e alla sua variante nera; ma ingaggiare la guerra di classe, proletaria e rivoluzionaria, contro questi apparati dell’imperialismo della putrefazione e della violenza sanguinaria.
ORGANIZZARSI NEI COMITATI DI DIFESA DI CLASSE. ORGANIZZARSI NEL PARTITO RIVOLUZIONARIO.
APPOGGIARE, SOSTENERE, LE INIZIATIVE DI LOTTA E LA LINEA POLITICA DI RIVOLUZIONE COMUNISTA!
Milano, 3 agosto 1980.
P.zza Morselli, 3 cicl.in. prop.
L’esecutivo milanese e centr. di Rivoluzione Comunista.
Redazione e stampa: Piazza Morselli, 3 – 20154 Milano
Nuovo sito: https://www.rivoluzionecomunista.org
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Da questa notte 1° agosto 2020 uno striscione ricorda a chi sta andando al mare che la strage di Bologna è una strage fascista ed è una strage di Stato, ricorda a chi percorre l’A14 e la tangenziale chi ha ucciso 85 persone il 2 agosto 1980. Di fronte ai tentativi sempre più infami di depistare e infangare la memoria delle vittime, è più che mai necessario ribadire che furono i neofascisti a mettere la bomba alla stazione, organizzati dalla P2 e coperti dai servizi segreti dello Stato italiano. La memoria è un ingranaggio collettivo.