“Fermo restando l’apprezzamento per la visita del ministro Lamorgese nonché del Capo della Polizia a Torino, è impossibile non rilevare che, come si dice, ‘la montagna ha partorito il topolino’! Anni di problemi, un’interminabile scia di sangue dei feriti fra gli operatori impegnati a difendere il cantiere Tav come fosse una zona di guerra, poliziotti esposti agli agguati nella boscaglia, senza mezzi necessari, in una zona territorialmente proibitiva e con regole di ingaggio inadeguate, e cosa emerge da un vertice convocato dopo l’ennesimo attacco terroristico?
L’idea di mettere su un tavolo tecnico. Purtroppo non è uno scherzo, questo è il massimo che si è saputo dire e fare. Il ministro Lamorgese ha detto di voler dare una ‘risposta democratica’, senza in verità curarsi di dare risposte concrete alle centinaia di feriti che abbiamo contato da anni nelle nostre fila. E noi siamo d’accordo, purché risposta democratica non significhi risposta ipocrita. Non ne possiamo più di filosofi della sicurezza che vomitano inutili fiumi di parole mentre i poliziotti si fanno massacrare.
Allora, se tavolo tecnico deve essere, ci dovranno sedere anche i poliziotti, per stabilire cosa davvero serve per portare a casa la pelle. Rimane inalterata la considerazione di quanto bislacco sia che in un paese come l’Italia, settima potenza mondiale, un’opera pubblica sia sotto scacco, e il Governo non trovi il modo di affermare la sua ferma autorevolezza di fronte a un manipolo di criminali eversivi”.
Così Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia, dopo il vertice in Prefettura, a Torino, con il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e il Capo della Polizia, Lamberto Giannini, in cui si è discusso soprattutto dei problemi al cantiere Tav, a pochi giorni dagli ultimi attacchi contro le forze dell’ordine.
“Come poliziotti non possiamo che essere d’accordo sui sistemi democratici – afferma il Segretario provinciale Fsp Torino, Luca Pantanella -, ma da 20 anni ad oggi politici e governi di turno non hanno ottenuto nulla, se non lasciare le forze dell’ordine sole a subire gli attacchi di chi non vuole la Tav. Ora basta. Chiediamo al Capo della Polizia che nel tavolo tecnico si parta dalle nostre osservazioni, perché da anni denunciamo postazioni pericolose nel cantiere senza essere ascoltati. Serve inoltre l’apertura di un capitolo economico dedicato poiché chi lavora per la Tav non può ricevere gli straordinari dopo 2 anni, nonché protocolli adatti a tutelare i colleghi, oggi usati come cuscinetto per l’incapacità politica di aiutare il territorio e isolare i violenti”.