Per questo il trapianto di capelli può rappresentare una valida soluzione; è importante però affidarsi sempre in mano di professionisti competenti ed esperti. Le tecniche utilizzabili per effettuare un trapianto di capelli sono varie, e qui ne illustreremo alcune:
Metodo FUT
Il metodo FUT è una tecnica ormai obsoleta, che oggi non viene praticamente più utilizzata. Qui viene infatti prelevata dall’area donatrice una striscia di cuoio capelluto; questo fa sì che i lembi dell’area in cui è stato effettuato il prelievo vadano poi ricuciti creando in questo modo una cicatrice estesa e visibile.
Metodo FUE
Rappresenta l’evoluzione del metodo FUT. Con la tecnica FUE si rimuovono delle piccolissime zone corrispondenti agli interi follicoli piliferi, una alla volta, grazie all’utilizzo di un lungo ago, cavo all’interno. Questo evita la formazione di una lunga cicatrice, ma al suo posto se ne hanno comunque tante piccole; questo può portare a diradazione e fibrosi dell’area donatrice.
Metodo HST
Questa tecnica è quella che oggi viene maggiormente utilizzata. HST è l’acronimo di Hair Stemcell Transplation, ed è proprio sull’utilizzo e la conservazione delle cellule staminali che si basa questo metodo: avvalendosi di un ago cavo molto piccolo vengono rimossi i follicoli piliferi, che però a differenza di quanto avviene nel metodo FUE, non vengono tolti nella loro interezza. Questo è reso possibile dal fatto che, prima di essere prelevati, i follicoli stessi vengono divisi, sempre mediante l’utilizzo di un ago. Ciò fa sì che alcune cellule staminali permangano nella zona donatrice, prevenendo il diradamento e l’eventuale fibrosi della stessa. La tecnica essendo molto meno invasiva evita praticamente la formazione di cicatrici visibili, e favorisce una crescita omogenea del pelo, garantendo un aspetto molto più naturale.
I follicoli vengono poi trapiantati nell’area priva di capelli, detta zona ricevente. Anch’essi si porteranno con sé un certo numero di cellule staminali: questo farà sì che possano esserne prodotti di nuovi. In poche settimane si assisterà quindi alla loro crescita sia nell’area donatrice che in quella ricevente; il risultato è visibile e ben apprezzabile dopo un ciclo completo di trattamenti, della durata totale di nove mesi.
Cosa fare quando la zona donatrice è insufficiente
Come conferma anche Hasci Italia, è sempre importante valutare sia lo stato della calvizie che quello della zona donatrice: può infatti capitare che questa sia insufficiente, per ragioni fisiologiche o perché magari il paziente si è già sottoposto in passato ad un’operazione di trapianto.
Anche in questo caso la tecnica HST si dimostra la più valida: essa è infatti efficace persino in presenza di una riduzione dei follicoli piliferi pari al 40%.
Va poi ovviamente valutata ogni particolare situazione, in maniera tale da effettuare sempre un intervento personalizzato.