I hate Suzie: un’attrice alle prese col voyeurismo porno dello star system- la recensione
Suzie vive in una bellissima casa in campagna a due piani, ha un marito premuroso e un figlio di 5 anni. Ha fatto carriera da quando giovanissima le hanno promesso la popolarità ed ora è una affermata attrice.Suzie si sveglia un bel giorno e scorrendo tra le news del cellulare si sofferma sull’ennesimo scandalo da copertina: un’attrice inglese è stata hackerata e le sue foto a sfondo sessuale sono finite in rete. Suzie sorride tra sé e sé e, incuriosita, ci clicca sopra per vedere chi sia la mal capitata. La news si apre e la faccia di Suzie si paralizza in preda del terrore, Suzie lancia il telefono in aria, Suzie si agita e comincia ad imprecare.
Suzie realizza che la vittima dello scandalo è proprio lei. È a lei che hanno hackerato il telefono ed è sempre lei la faccia in primo piano delle foto allegre in posizioni indecorose insieme all’amante. Nel giro di pochi secondi la sua vita viene messa sotto sopra, il suo matrimonio in serio pericolo e la sua carriera compromessa.
Questi sono solo i primi minuti introduttivi di “I hate Suzie”, la nuova serie tv disponibile per la visione su Sky.
Una commedia amara incentrata sul personaggio di Suzie, un’attrice televisiva inglese la cui vita è rovinata dall’hackeraggio del suo cellulare. Nel giro di qualche ora le sue foto – molto intime – sono circolate online e poi pubblicate sui magazine scandalistici a saziare il voyeurismo popolare.
La show runner della serie è Lucy Prebble – per capire il livello di qualità – la stessa di “Succession”, la grande hit 2018 della Hbo. Ed il cast non è da meno visto che la protagonista è splendidamente interpretata da Billie Piper (“Doctor Who”, “Penny Dreadful”), che fa pure da co-creatrice della serie.
LA SCOMPOSIZIONE DI UN TRAUMA IN 8 FASI
La bufera mediatica in cui Suzie si ritrova rientra nella categoria dei traumi psicologici: una “ferita dell’anima”, qualcosa che irrompe nella quotidianità e che porta un impatto negativo sulla persona che lo vive.
Così la serie prende forma strutturata in otto episodi, uno per ogni fase traumatica. In ordine, prima arriva lo shock, poi la negazione, la paura e la vergogna, e ancora la negoziazione seguita dal senso di colpa e subito dopo la rabbia per poi infine arrivare all’accettazione. Ogni blocco da 40 minuti è scritto e girato quasi in modo indipendente dagli altri perchè lo stile di ognuno è influenzato visivamente dalla fase che la protagonista attraversa.
Ciò che li lega è la forte sensazione di instabilità, tipica di una vita saltata all’aria, che non fa altro che montare un episodio dopo l’altro fino al punto di deflagrazione, il quale risulta difficile stabilire con certezza oggettiva, viste le proporzioni della disfatta totale della sua vita personale e professionale. La povera Suzie, profondamente scossa, non può fare granchè se non racimolare ciò che le è rimasto, ossia un figlio da proteggere e l’agente-migliore amica Naomi, con cui confidarsi e a cui affidare le redini della sua carriera che potrebbe ancora prendere il volo con un ruolo in una mega produzione Disney.
Il marito, comprensibilmente, la prende subito malissimo, mentre l’amante, uno sposatissimo tecnico del cast della serie tv in cui Suzie recita, offre supporto non proprio disinteressato. Da notare come l’uomo ne esce totalmente illeso poiché la sua identità non viene rivelata al pubblico. Ma se anche lo fosse- ed è qui che va a parare il discorso – probabilmente riceverebbe una pacca sulla spalla e un “ben fatto” dalla maggioranza delle persone.
L’unica a pagare le conseguenze delle proprie azioni in fondo è Suzie, la donna.
È lei che ha sbagliato, è lei la traditrice, la meretrice da punire e svergognare nella moderna pubblica piazza del web. Sullo sfondo di questo ennesimo attacco femminicida si scorgono anche gli eccessi dello star system e il lato oscuro della celebrità, fedelmente riportati da due donne che di quel sistema fanno parte e conoscono meglio di chiunque altro che girone infernale possa diventare.
Gloria Cadeddu