Se in un primo momento era chiaro che la vaccinazione a macchia di leopardo su alcune quote di allevamenti ovini considerati a rischio si è dimostrata inadeguata e palesemente in ritardo, la recente disposizione che di fatto blocca la movimentazione è probabilmente la mazzata finale ad un comparto, quello bovino, che da oltre vent’anni è vittima di una malattia per la quale non sono previsti né indennizzi né campagne di vaccinazione dalla Asl.
Ricordiamo infatti che i vaccini per i bovini sono fuori dai livelli essenziali di assistenza e quindi a carico esclusivo dell’allevatore. Ciò che più sembra assurdo è il fatto che il ministero ha deciso di considerare il sierotipo 4, quello dell’attuale circolazione virale nella nostra regione, diverso da quello delle altre regioni dove infatti anche in presenza di circolazione virale per aree omogenee, non è necessaria alcuna PCR, che ha un costo di 25 euro a capo e che in caso di positività potrebbe aumentare la presenza di focolai e quindi di restrizioni.
Chiediamo che venga immediatamente sospeso l’obbligo di PCR per zone omogenee e che
vengano resi disponibili i vaccini, con i quali far fronte al dilagare dell’epidemia, non solo per gli ovini ma anche per i bovini.
Siamo ormai stanchi del rimpallo delle responsabilità e chiediamo certezze e garanzie per il settore zootecnico sardo da troppo tempo in balia degli eventi causati dalla mala gestione di problemi ormai noti da più di vent’anni.
Ufficio stampa Cia Nord Sardegna