Il punto di Roberto Napoletano. L’ altro spread che l’Italia deve abbattere
Il differenziale tra l’agenda del Governo e quella dei partiti che lo sostengono
Dobbiamo aumentare stabilmente la produttività, il tasso di occupazione femminile e quello nelle aree più svantaggiate, la quota non solo degli investimenti pubblici, ma anche di quelli privati. Tutta roba (vera) che nel dibattito interno dei partiti e in quello televisivo non c’è. Loro parlano di altro, parlano del nulla. Parlano di non fare i vaccini.
Di fare i prepensionamenti. Di mandare Draghi al Quirinale perché così si fanno le elezioni. Parlano senza capire e così il nuovo spread sale alle stelle. Ma nessuno fuori dell’Italia dà loro credito e anche in casa la gente, sempre di più, comincia a capire con chi stare
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
Proprio ora che il costo medio del debito pubblico italiano è al minimo della storia recente (2,4%) ed è ulteriormente in discesa perché i nuovi titoli costano ancora meno, sale invece un altro spread che accende un’ipoteca sul futuro dell’Italia. Qualcuno potrà ironizzare dicendo che siamo alla maledizione eterna dello spread, ma è un fatto che è altissimo il differenziale (appunto, lo spread) che separa l’agenda del governo da quella dei partiti che lo sostengono.
Non abbiamo oggi il solito problema dello spread dei mercati, ma quello inutilmente dimostrativo della Lega sui vaccini o della stessa Lega che vuole rifare quota 100 per le pensioni. O di chi sproloquia, di qui e di là, come Cinque stelle e Italia viva, sul reddito di cittadinanza, quando bisogna invece impegnarsi altrove per aumentare il tasso strutturale di nuova occupazione.
O, ancora, di chi agita bandiere di improponibili patrimoniali, come fa il Pd, quando il problema è quello di pensare a una nuova tassazione che incida sulla anomalia del cuneo fiscale italiano contenendola, che riduca la imposizione sul ceto medio, e torni così a garantire al Paese le condizioni di contesto per acquisire una prospettiva di creazione di lavoro su scala trentennale.