Prosegue a Montresta il mini tour di Giovanni Impastato e del libro “Mio fratello,
tutta una vita con Peppino” per il festival Dall’altra parte del mare.
MONTRESTA (SS) Seconda tappa, domani venerdì 10 settembre a Montresta (alle 21, anfiteatro comunale) del mini tour di Giovanni Impastato che, intervistato da Salvatore Deriu, presenta il libro “Mio fratello, tutta una vita con Peppino” (Pienogiorno) nell’ambito del festival Dall’altra parte del mare, organizzato dall’associazione Itinerandia in collaborazione con la libreria Cyrano di Algero.
Giovanni Impastato, nato a Cinisi nel 1953, è il fratello minore di Peppino Impastato, e fu grazie a lui, e alla madre Felicia, se, dopo la morte dell’attivista ucciso da “Cosa Nostra”, venne individuata la matrice mafiosa del delitto.
Entrambi, infatti, si opposero alla tesi dell’attentato dinamitardo, durante il quale l’attentatore, cioè Peppino, sarebbe rimasto ucciso, e riuscirono a fare riaprire il processo. Per farlo, assunsero la decisione difficile e coraggiosa di chiudere definitivamente ogni rapporto con il resto della famiglia Impastato, tradizionalmente legata alla mafia.
Giovanni Impastato è tra i fondatori di “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”, impegnata nella sensibilizzazione e nel contrasto alla criminalità organizzata
Il libro “Mio fratello, tutta una vita con Peppino” prende l’avvio da Cinisi, e da una famiglia di agricoltori legati alla mafia locale: il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, e suo cognato, Cesare Manzella, ucciso in un attentato, era il capomafia del paese, uno dei boss che per primi individuarono nel traffico di droga il nuovo strumento di accumulazione di denaro e potere.
È in questa famiglia che nasce Peppino, e cinque anni più tardi anche Giovanni, dopo che un altro fratello che portava lo stesso nome era morto ancora piccolissimo. È da qui che si sviluppa la vicenda rivoluzionaria, drammatica, coraggiosa e libera del ragazzo destinato a diventare il più contagioso degli attivisti della lotta antimafia.
Una storia che non si interrompe affatto con l’uccisione di Peppino, ma che continua per altri quarant’anni intrecciandosi a quella del nostro Paese, e disvelandone spesso complicità e opacità.