Non solo i Romani avrebbero costruito una rete sofisticata e all’avanguardia di acquedotti tra Penisola Sorrentina e Costiera Amalfitana, nella zona alta ma, il sistema di acquedotti entrava nella città dell’acqua: Castellammare di Stabia. E’ il risultato di un importante studio condotto per mesi da Archeoclub d’Italia locale.
Massimo Santaniello ( Pres. Archeoclub d’Italia sede di Castellammare di Stabia): “C’era un grande sistema di acquedotti che attraversava la città! Tracce evidenti di questo lungo acquedotto sono ancora ben visibili nel tratto del comune di Agerola/Scala (Costiera Amalfitana) Pimonte e Castellammare di Stabia fino al Palazzo Reale di Quisisana.
Un percorso molto complesso, costituito da canali, ponti canale, pozzi e sifoni inversi. Quanto basta per suscitare l’interesse di chi studia gli acquedotti Romani. Non avremmo mai immaginato che le diramazioni dell’acquedotto servissero la collina e giungessero fino alla linea di costa, dove si è sviluppato l’abitato successivo all’eruzione pliniana del 79 d.C. Come attestano le tante sepolture ritrovate nell’Area Christianorum posta sotto la Cattedrale stabiese”.
“Con ogni probabilità c’era un grande sistema di acquedotti che attraversava la città dell’acqua: Castellammare di Stabia, in Campania. Recuperando alcune stampe dal sito <Libero Ricercatore> abbiamo potuto analizzare con cura la trasformazione della zona collinare a ridosso del centro antico, il collegamento viario realizzato solo verso la fine del settecento. Ci siamo recati sul posto ed abbiamo scattato fotografie.
Il materiale vulcanico del 79 d.C. costituito da cenere e lapillo in seguito ad una violenta alluvione si trasforma in colate di fango che scendono dalla collina e incontrano come unico ostacolo un’enorme muraglia ad archi che vi vede al centro dell’immagine.
Una forma insolita per una costruzione civile. Essa è formata da archi e contrafforti semicoperti e completamente privi di aperture, se non 4 coppie di feritoie che si aprono nel secondo ordine di archi. Inoltre, quello che potrebbe sembrare un muro di contenimento continua anche sulle due pareti laterali verso il ventre della collina.
Un’altra curiosità è costituita dalla presenza di piccole arcate visibili tra la folta vegetazione nella parte destra del monastero di Santa Croce. Mentre, la struttura posta sul secondo ordine di archi è una sopraelevazione realizzata in epoca successiva, probabilmente insieme alla costruzione del monastero.
Considerando che ai lati dell’imponente costruzione non ci sono edifici, ci siamo chiesti perché costruire un monastero sull’orlo della scarpata quando sarebbe stato più comodo e meno costoso spostarsi solo di qualche decina di metri? Quindi abbiamo cominciato le nostre ricerche comparando la stampa con la foto attuale dei luoghi. I risultati sono stati sorprendenti”.
Lo ha annunciato Massimo Santaniello, Presidente di Archeoclub d’Italia sede di Castellammare di Stabia.
E il 22 Ottobre a Roma, Archeoclub d’Italia offrirà alla stampa la grande opportunità di compiere un viaggio in siti archeologici unici. Dalle ore 9 avrà inizio “The day of Archeology” in occasione del Congresso Nazionale per i 50 anni di Archeoclub d’Italia che si svolgerà a Roma quel giorno.
Dunque Castellammare di Stabia aveva, con ogni probabilità, un sistema di acquedotti in città!
“La foto è straordinariamente uguale alla stampa settecentesca. Sono presenti i due ordini di archi, le quattro coppie di feritoie, le quattro finestre al piano sopraelevato, e i due muri ciechi laterali che penetrano nel ventre della collina. Infine, le arcate che si intravedevano tra la folta boscaglia sono ancora oggi visibili sulla destra della foto. Questo dettaglio è stato fondamentale per la nostra ricostruzione – ha proseguito Santaniello – e per poter attribuire una funzione a questa poderosa struttura.
Poiché di recente abbiamo ricostruito gran parte del tracciato dell’acquedotto che dalle sorgenti San Giuliano e Acquafredda tra Agerola e Scala trasportavano l’acqua a Stabiae e poi alla Castellammare di Stabia di epoca Borbonica.
Tracce evidenti di questo lungo acquedotto sono ancora ben visibili nel tratto del comune di Agerola/Scala (Costiera Amalfitana), Pimonte e Castellammare di Stabia fino al Palazzo Reale di Quisisana.
Abbiamo esplorato tutta la collina in cerca di testimonianze di acquedotti, cosa resa complicata dalla forte urbanizzazione e radicale trasformazione del territorio. Ma come abbiamo affermato nell’inizio di quest’articolo Castellammare è una Città “Industrié”, proprio grazie al genio e alla laboriosità dei suoi abitanti, i resti dell’articolato acquedotto cittadino è stato in parte sigillato nelle opere di contenimento, in parte utilizzato come materiale da costruzione e una piccola parte.
Per essere presenti al Congresso Nazionale di Archeoclub d’Italia al quale prenderanno parte anche Ministri, vari rappresentanti del Governo, sarebbe auspicabile inviare richiesta a [email protected] entro e non oltre le ore 19 del 21 di Ottobre, a causa delle norme anti – Covid. Il tutto con obbligo del Green Pass.
Altre arcate sono visibili nei pressi della Linea ferroviaria EAV – Circumvesuviana.
Ma la ricerca è stata molto dettagliata!
“Altre arcate dell’ acquedotto sono state rintracciate in via Salita San Giacomo. Infatti, abbiamo seguito il percorso delle varie fontane fatte installare dai Reali Borbonici lungo il percorso che dal centro antico conduceva al Palazzo Reale.
Ebbene in corrispondenza della fontana di San Giacomo – ha concluso Santaniello – e dell’ingresso all’antica Chiesa di Santa Maria di Loreto abbiamo scoperto un altro tratto di acquedotto.
Ancora un tratto di arcate dell’antico acquedotto sono visibili in via Madonna della Libera nei pressi del castello Angioiono.
In questo caso c’è un manufatto privo di aperture e munito di contrafforti che ipotizziamo possa essere una cisterna romana, da cui parte un piccolo tratto di acquedotto che poteva alimentare la villa di Publius Sibidius Pollio e in epoca medievale rifornire il vicino castello.
Altre testimonianze di antichi acquedotti che giungevano a Stabiae sono presenti nella parte orientale di Castellammare di Stabia, in trav. Savorito.
Vorremmo affermare che nonostante l’urbanizzazione gli antichi hanno saputo sigillare alcune testimonianze storiche fondamentali per la città di Castellammare di Stabia e il circondario. Inoltre dopo mesi di esplorazione dei Monti Lattari, da Castellammare di Stabia a Lettere, passando per Pimonte e Agerola, abbiamo ricostruito il tracciato degli antichi acquedotti che percorrono le valli dei Monti Lattari.
Sarebbero ben tre acquedotti: quello che ha origine dalla sorgente Acquafredda, posta a confine tra Agerola e Scala in Costiera Amalfitana e che giunge fino alla zona collinare di Quisisana a Castellammare di Stabia.
Un secondo acquedotto di portata e lunghezza leggermente inferiore al primo ha origine dalla Valle dell’Imbuto nella frazione di Caprile a Gragnano, percorre un tratto di alcuni Km lungo un sentiero panoramico, attraverso delle arcate raggiunge l’attuale centro abitato fino a Piazza San Leone.
Un terzo acquedotto, il più piccolo per portata, ma a tratti molto suggestivo, parte dalla sorgente della frazione di Orsano a Lettere (NA) e giunge fino all’attuale centro abitato nei pressi di Piazza Roma”.