La Fondazione Stazione dell’Arte ha dato ufficialmente avvio alla nuova programmazione espositiva con l’apertura della mostra “Mirella Bentivoglio. L’altra faccia della luna”, inaugurata lo scorso fine settimana nel museo dedicato a Maria Lai.
La rassegna, organizzata in collaborazione con l’Archivio Mirella Bentivoglio di Roma e con il sostegno del Comune di Ulassai, della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione di Sardegna, rappresenta la prima retrospettiva dedicata a Mirella Bentivoglio (Klagenfurt 1922 – Roma 2017) dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2017 all’età di 94 anni.
Curata da Davide Mariani e da Paolo Cortese, la mostra mette in luce la complessità e la profondità della sua poetica, attraverso l’esposizione di oltre cinquanta opere, foto, video e bozzetti che permettono di apprezzare i momenti più rilevanti della sua carriera artistica e curatoriale, stimolando riflessioni e dialoghi su argomenti oggi più che mai attuali. È di qualche giorno fa, infatti, la notizia dell’oscuramento della pagina facebook della Stazione dell’Arte, avvenuto per mano del più popolare e diffuso social network che conta oltre 2,80 miliardi di utenti attivi in tutto il mondo.
“Fiore nero”, l’opera che ha mandato in tilt l’algoritmo di Facebook
Il contenuto colpito da censura è Fiore nero, un’opera tra le più esplicative del modus operandi e della filosofia di Bentivoglio, realizzata nel 1971 ed esposta perfino alla Biennale di Venezia nel 1978 all’interno della storica mostra “Materializzazione del linguaggio”. L’opera, costituita da un assemblaggio di ritagli di giornale dell’epoca, riportanti la notizia dell’uccisione di un afroamericano da parte di un poliziotto bianco, prende le sembianze di un fiore e rappresenta un preciso atto di denuncia delle discriminazioni e delle disuguaglianze sociali. Un’opera dalla forza dirompente, capace di smuovere gli animi e di stimolare profonde riflessioni su vicende quanto mai attuali: è del 2020 l’omicidio di George Floyd, fatto che ancora scuote l’opinione pubblica negli Stati Uniti e in tutto il mondo.
A distanza di oltre 48 ore dall’oscuramento della pagina della Stazione dell’Arte, Facebook ha deciso improvvisamente di riattivarla. «Non ci hanno comunicato le motivazioni – afferma Davide Mariani, direttore della Stazione dell’Arte –, probabilmente anche in seguito al tam tam mediatico e alle nostre ripetute segnalazioni i contenuti incriminati sono stati riesaminati alla luce dell’intelligenza umana e non solo di quella artificiale. Siamo felici che sia stata capita la nostra buona fede e sia stato colto il reale significato di un’opera realizzata da una grande artista quale era Mirella Bentivoglio.»
Il percorso espositivo: dalla poesia concreta alla poesia visiva
La mostra ripercorre le tappe che hanno scandito l’itinerario artistico e biografico di Mirella Bentivoglio, a partire dalle sperimentazioni portate avanti tra gli anni Sessanta e Settanta, in cui l’artista si muove dapprima nell’ambito della “poesia concreta”, in cui il senso è veicolato dalla forma della composizione di lettere e parole, come documentano i lavori Storia del monumento (realizzato con Annalisa Alloatti nel 1968), Icona nera (1968-71), Successo (1969) e Gabbia HO (1970) e poi in quello della “poesia visiva”, caratterizzato dall’introduzione di slogan ed elementi della cultura pop, come il celeberrimo Ti amo (1970).
In diversi lavori di questi stessi anni l’artista indaga molteplici aspetti della società in cui opera, come il consumismo, a cui rivolge una critica diretta e sferzante, che si può rinvenire in opere quali Il consumatore consumato (1974) o Il cuore della consumatrice ubbidiente (1975), un’acutissima interpretazione del logo della coca cola. «Notai che mettere specularmente le due ‘c’ unendole a formare un cuore – ed erano già pronte per la loro stessa forma a formare un cuore (io non ho cambiato nulla) –, l’ ‘oca’ veniva fuori da sé» afferma Bentivoglio in una delle sue ultime interviste in cui identifica nella “donna-oca” la principale alleata del consumismo.
I segni del femminile
Tra le numerose questioni trattate dall’artista, quelle di genere rivestono certamente un ruolo di primo piano, come testimoniano diverse opere in mostra, tra cui DIVA/NO (1971), Lapide alla casalinga (1974), La cancellata (1977-98) o Favola come utopia (Lapide a cenerentola, 1993). In queste opere Bentivoglio intende affermare la possibilità, non scontata, di emancipazione della figura femminile, in quanto, come lei stessa ricorda: «c’era una abitudine a considerare la donna presente nel fenomeno estetico solo come casalinga; la scienziata veniva presa in considerazione, non l’artista».
«Se nell’immaginario collettivo la donna era quella che tesseva e accudiva la famiglia, una sorta di angelo del focolare, per Bentivoglio – sostiene Davide Mariani – questa concezione andava ribaltata, attraverso la rivendicazione di un nuovo ruolo nella società.»
Emblematica, a tal proposito, è la scritta riportata nella raffigurazione di una t-shirt nell’opera Correzione (promozione linguistica del cucito, 1988) in cui si legge “niente/abbiate paura, sono una donna”.
L’altra faccia della luna
La mostra permette inoltre di addentrarsi nell’universo creativo, ancora oggi troppo poco esplorato, di numerose altre artiste, attraverso foto e materiali d’archivio, che, proprio da Bentivoglio, sono state incluse in rassegne ed esposizioni da lei curate, con l’intento di mettere in evidenza un comune denominatore nelle pratiche verbo-visive.
«Indubbiamente l’esperienza più eclatante e nota dell’attività curatoriale di Bentivoglio, che ha letteralmente fatto la storia della poesia visiva in generale e di quella al femminile in particolare, è la mostra “Materializzazione del linguaggio”, tenutasi a Venezia nel 1978, in occasione della Biennale d’arte, in cui sono state riunite ottanta artiste impegnate a dare forma alle espressioni tra “linguaggio e immagine” e tra “linguaggio e oggetto”», dichiara Paolo Cortese.
Tra queste anche Maria Lai, che vi prende parte con i primi libri cuciti e con un’opera frutto della collaborazione con la stessa Bentivoglio, il Libro-Alfa (1978), un elenco telefonico rivestito da una copertina di pane.
«È proprio da quell’esperienza che trae ispirazione la mostra “L’altra faccia della luna” – conclude Mariani – il cui il titolo è preso in prestito da un libro d’artista realizzato da Bentivoglio nel 2013 per edizioni Eos, all’interno del quale da una parte trasferisce l’immagine della superficie lunare su quella della Terra e dall’altra riporta una poesia inedita del 1978. I versi raccontano di un satellite donna-luna, descritto inizialmente come un corpo che ubbidientemente gira intorno al pianeta prima di annunciare, con toni di ribellione, un profetico ‘stiamo felicemente nascendo’».
Mirella Bentivoglio
Poetessa, artista, critica, curatrice, è stata protagonista del mondo della ricerca verbovisuale italiana e internazionale. Nata a Klagenfurt (in Austria) nel 1922 da genitori italiani, ha ricevuto un’educazione plurilingue, nella Svizzera tedesca e in Inghilterra (ha conseguito Diplomi di Proficiency in English nelle Università di Sheffield e Cambridge). Autrice, fin dalla prima giovinezza, di libri di poesie in italiano e in inglese (editi da Scheiwiller e Vallecchi, e recensiti da Giorgio Caproni, Italo Defeo, Mario Praz, ecc.), ha in seguito trovato espressione al suo richiamo per l’uso congiunto del linguaggio verbale e dell’immagine, legandosi ai movimenti verbovisivi delle neoavanguardie artistiche internazionali della seconda metà del XX secolo, divenendone una protagonista. Si spegne a Roma, all’età di 94 anni, nel 2017.
Mostre personali
Mirella Bentivoglio ha tenuto numerose mostre personali, prevalentemente in sedi pubbliche, in Italia, Spagna, Germania, Inghilterra, Olanda, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Brasile e Giappone (presentate da critici italiani e stranieri quali Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Frances Pohl e Krystyna Wasserman). Si ricordano le sue antologiche allestite nella Galleria Schwarz di Milano (1971), nella Galleria Pictogramma a Roma (1973), al Palazzo delle Esposizioni di Roma (1996) e al National Museum of Women in the Arts di Washington (1999), e più recentemente nella Galleria Oculus di Tokyo (2010), al Pomona College di Claremont (2003 e 2015), allo Studio Eos di Roma (2013), nella Galleria dell’Elefante di Treviso (2015), alla Biennale di Gubbio (2016), alla Galleria dell’Incisione di Brescia (2018), negli spazi del MACMA (Matino e Lecce, tra il 2011 e il 2013), nel Museo Nuova Era di Bari (2018) e nella Galleria Conceptual di Milano (2019). Sempre nel 2019 a Roma, nel Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza, è stata allestita una sua mostra personale con oltre quaranta opere provenienti dalla Collezione dei fratelli Garrera.
Mostre collettive
Ha partecipato a mostre collettive in musei, gallerie e università in Europa, in America, in Medio ed Estremo Oriente, in Canada e in Australia. Ha esposto nove volte alla Biennale di Venezia: nel 1969 e nel 1972, nel 1978 in due diverse rassegne, e ancora nel 1980, nel 1986 e nel 1995. Nel 2001 ha presentato alla Biennale di Venezia una performance, e della stessa manifestazione è stata ospite per l’ultima volta nel 2009. Ha preso parte alla XI Quadriennale Nazionale di Roma nel 1986. Ha partecipato per tre volte alla Biennale di San Paolo del Brasile, tra il 1973 e il 1994, ed è stata esposta per tre volte al Centro Pompidou di Parigi (tra il 1978 e il 1982). Le sue opere sono state in mostra a Documenta Kassel nel 1982, al MoMA di New York nel 1992, a Palazzo Pitti di Firenze nel 2001, all’Expo di Milano nel 2015, al Getty Center di Los Angeles nel 2018.
INFO
Museo Stazione dell’Arte, Ex Stazione ferroviaria, Ulassai (Nu)
Dal 25 settembre al 5 dicembre 2021
Progetto grafico: Studio laiBE architettura
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 9:30 alle 19:30 (orario continuato)
Chiusura settimanale: lunedì; visite guidate: 9:30; 11:00; 14:30; 16:00
Per informazioni: Tel. 0782787055; e-mail: [email protected]