Sergio Staino è un fiume in piena nella serata conclusiva del Festival Premio Emilio Lussu. Sfodera un’ironia travolgente che strappa applausi e sorrisi e non risparmia fendenti neanche per Renzi e D’Alema. Durante la consegna del Premio alla Carriera, il direttore artistico Alessandro Macis e la presidente del Comitato scientifico internazionale FPEL, Daniela Marcheschi, ne hanno delineato il segno rigoroso e ricco di inventiva, specificando che con l’invenzione di Bobo, si è riproposta la voce delle classi più deboli, facendo entrare per la prima volta, nella satira politica italiana, un uomo comune.
Il prestigioso riconoscimento è un busto di Emilio Lussu realizzato in ceramica dall’artista Giampaolo Mameli di San Sperate. Nelle motivazioni, al fumettista e vignettista toscano si riconosce il forte valore dell’impegno intellettuale, dell’arte, le immagini e le parole: “Perché la sua opera, nel rigore della forma, ha saputo dare voce ai più umili e ai loro bisogni, contribuendo a mantenere viva la coscienza civile del nostro Paese”.
Motivazioni nelle quali Staino si è profondamente riconosciuto e ha mostrato gratitudine. Di Lussu ha affermato di ammirare soprattutto le battaglie politiche, sempre attuali, e l’aver sempre mantenuto nella sinistra italiana una componente libertaria. Ma è alla compagna di Emilio che Staino rivolge un ricordo particolarmente affettuoso: “Joyce era un inno alla libertà. Mi piaceva da morire da un punto di vista fisico, era una bellezza totale. Ma era soprattutto una straordinaria rappresentante della componente libertaria della sinistra di quegli anni. Mi ha permesso di riscoprire l’elemento dell’anarchia, l’elemento dei diritti civili e dell’individuo che venivano sacrificati per un’idea di società in cui l’elemento collettivistico era predominante. Ora invece credo che non possa esserci l’uno senza l’altro”.
Ai giovani che si avvicinano al terreno della creazione e del racconto, Staino ha consigliato di imparare a guardare la realtà per poterla riprodurre nella sintesi del fumetto e, soprattutto, a capire le emozioni che si provano per riuscire a trasferirle sulla carta.
Si concludono così, 6 ottobre nella Sala Castello dell’Hotel Regina Margherita, sei intense giornate del festival dedicato a uno dei più grandi intellettuali sardi, una settima edizione che ha accolto a Cagliari incontri con gli autori, reading letterari, laboratori di scrittura e di promozione della lettura e collegamenti video in diretta con Violante Matos Saramago e la scrittrice Edith Bruck, vincitrice della sezione per la Narrativa Edita.
A introdurre la serata finale è stata la presentazione del libro dedicato a “Berlinguer. Un’Omine, una vida”, scritto in versi in lingua sarda da Tonino Cau e presentato assieme al giornalista Salvatore Taras con la partecipazione del gruppo a Tenores di Neoneli.
È stato inoltre presentato “Cent’anni fa arrivò Lawrence” di Giovanni Follesa e Rossana Copez, in compagnia di Paolo Lusci e “L’estate della mia rivoluzione” di Angelica Grivel Serra, che ha illustrato la sua pubblicazione dialogando con Manuela Ennas.
La manifestazione è organizzata dall’Associazione culturale L’Alambicco con il patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, il contributo della Regione Sardegna e del Comune di Cagliari, e il partenariato di un vasto parterre di enti, università e associazioni. Proprio nei giorni scorsi il festival ha ricevuto anche per quest’anno il patrocinio.