Da oltre un mese e mezzo, il corpo Docente e il personale ATA scolastico è sottoposto giornalmente a controlli sistematici all’inizio dell’orario di lavoro con lo strumento del green pass. Circa 12mila, tra docenti e non docenti in Sardegna, e tra il personale scolastico è costretto a presentarsi al lavoro a seguito di una stressante azione di coercizione dettata da un diktat quantomeno discutibile.
Infatti i lavoratori ogni 48 ore (ogni 2 giorni) devono attivarsi per ricercare farmacie, medici o centri dove vengano eseguiti i tamponi, pagare circa 15 euro a tampone (45 euro a persona ogni settimana) e poi attendere nel limbo per ore e capire se l’indomani potranno lavorare oppure no. Questa situazione rischia di diventare insostenibile, infatti non solo è necessario un impegno extrascolastico che vede vincolati i lavoratori ad ore di ricerca dei centri dove devono sottoporsi a proprie spese a tamponi, per giunta invasivi e dannosi per la salute dell’apparato respiratorio.
Ora che tutte le categorie di lavoratori devono sottoporsi a questo trattamento sanitario forzato con l’obbligatorietà le richieste di prenotazioni di tamponi diventano veramente un’odissea infinita. Si registrano tantissimi disguidi e malfunzionamenti del sistema di certificazione, un drastico spostamento di orario al mattino o alla sera con ore di file interminabili per “tamponarsi”, a volte vengono lasciate vuote le caselle negli orari successivi perché alcuni, per problemi di salute o impegni familiari, non possono presentarsi per i test.
Nelle farmacie si deve subire la fila interminabile anche di chi giustamente si reca
presso questi presidi per le ricette o per altre cure sanitarie.
Si calcola in modo approssimativo che potrebbero essere circa 4 milioni i lavoratori che in Italia non si sono vaccinati. E che dal 15 ottobre per tornare in ufficio o in fabbrica dovranno fare un tampone per poter esibire un green pass valido.
Chi ricorre ai test antigenici rapidi – che valgono per 48 ore – necessita di tre test a settimana e quindi a regime si arriverebbe a fare una montagna di tamponi: fino a 10 milioni, in pratica oltre un milione al giorno in una settimana. Una domanda enorme che difficilmente la rete di farmacie e laboratori riuscirà a soddisfare.
Molti lavoratori giustamente chiedono il test non più tardi delle otto del mattino, per avere il risultato e il messaggio generato dalla piattaforma del Governo per il Green Pass entro un’ora, cioè in tempo utile per entrare in ufficio, ma questo spesso non avviene, infatti la piattaforma genera errori e ritardi inaccettabili per chi deve entrare nel luogo di lavoro.
I lavoratori sono lesi, nei principi e nei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, ma le sigle della confederazione dei sindacati (CGIL, CISL,UIL, e anche GILDA) non muovono un dito per garantire il lavoro come principio irrinunciabile per salvaguardare la dignità umana.
Si chiede coralmente che i sindacati tutti e il Governo ritirino immediatamente questo provvedimento che di sanitario non ha proprio niente (come ampiamente sottolineato dai medici e dagli scienziati anche filogovernativi), ma che rappresenta solo uno strumento di ricatto moralmente inaccettabile per cittadini e lavoratori di uno Stato civile e democratico.