CeDAC
Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna
Stagione di Prosa 2021-2022
Mismaonda – Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano
in collaborazione con RSI – Radio Svizzera Italiana
Intelletto d’Amore
Dante e le donne
uno spettacolo di Lella Costa
con Lella Costa / regia Gabriele Vacis
mercoledì 6 ottobre – ore 21 – Teatro Verdi di Sassari – PRIMA REGIONALE
giovedì 7 ottobre – ore 21 – Teatro Civico Oriana Fallaci – Ozieri
venerdì 8 ottobre – ore 21 – Teatro Garau – Oristano
sabato 9 ottobre – ore 21 – Teatro San Bartolomeo – Meana Sardo
domenica 10 ottobre – ore 20.30 – Bocheteatro di Nuoro
Nell’Isola sotto le insegne del CeDAC il nuovo spettacolo di Lella Costa, “Intelletto d’Amore – Dante e le donne”, scritto insieme con Gabriele Vacis (sua la regia) e interpretato dall’attrice milanese, che dà voce alle eroine della “Divina Commedia” ma anche a Gemma Donati, moglie del Poeta, costretta a confrontarsi con l’ideale rappresentato da Beatrice, in una rilettura delle cronache dell’epoca e della condizione femminile nel Trecento, alla luce di una sensibilità contemporanea che rivela la “modernità” del poema fondante della letteratura italiana.
La pièce debutta in prima regionale DOMANI (mercoledì 6 ottobre) alle 21 al Teatro Verdi di Sassari, per approdare giovedì 7 ottobre alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri, venerdì 8 ottobre alle 21 al Teatro “Antonio Garau” di Oristano, sabato 9 ottobre alle 21 al Teatro San Bartolomeo di Meana Sardo e infine domenica 10 ottobre alle 20.30 al Bocheteatro di Nuoro, per la Stagione di Prosa 2021-2022 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.
Viaggio in poesia (e prosa) nell’universo femminile con “Intelletto d’Amore – Dante e le donne” (produzione Mismaonda – Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, in collaborazione con RSI / Radio Svizzera Italiana), il nuovo spettacolo di Lella Costa, scritto insieme con Gabriele Vacis (che firma la regia) e interpretato dall’attrice milanese, in cartellone – in prima regionale – DOMANI (mercoledì 6 ottobre) alle 21 al Teatro Verdi di Sassari, giovedì 7 ottobre alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri, venerdì 8 ottobre alle 21 al Teatro “Antonio Garau” di Oristano, sabato 9 ottobre alle 21 al Teatro San Bartolomeo di Meana Sardo e infine domenica 10 ottobre alle 20.30 al Bocheteatro di Nuoro, per la Stagione di Prosa 2021-2022 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.
Focus sulle “eroine” della “Divina Commedia”, da Beatrice, simbolo dell’amore idealizzato e creatura salvifica a Francesca da Rimini, incarnazione della passione terrena, precipitata tra i Lussuriosi, a Taide, celebre meretrice dell’antichità, rea d’adulazione accanto a Gemma Donati, sposa del Poeta nonché madre dei suoi figli, costretta a confrontarsi con una rivale temibile quando irraggiungibile, quasi una donna “angelicata” secondo i canoni dello Stil Novo.
Lella Costa riscopre e dà voce, con moderna sensibilità ad alcune delle figure femminili descritte nelle tre Cantiche del poema, opera fondamentale della letteratura occidentale, preziosa summa di saperi, tra filosofia e teologia, ma anche “rivoluzionaria” nella scelta del Volgare invece della lingua latina, per rivolgersi a un più vasto pubblico e non solo all’élite culturale.
In versi immaginifici Dante racconta il “suo” Inferno, il Purgatorio e il Paradiso e disegna un vivido affresco della società del tempo, stigmatizza la corruzione e il tradimento, mostra empatia verso certuni, quasi considerandoli vittime delle proprie debolezze, loda virtù e talenti, ma punisce l’ignavia e l’accidia accanto ai peccati capitali ponendo nell’ultimo girone, nelle bocche di Lucifero, Bruto e Cassio accanto a Giuda Iscariota.
Nell’incubo medioevale di un’eterna dannazione, che si contrappone alla speranza nella salvezza di quanti si trovano nelle cornici del Purgatorio e alla beatitudine degli abitanti del Paradiso, il sommo Poeta mette a nudo la fragilità della natura umana, la possibilità di cadere in tentazione, i vizi e gli eccessi, i crimini e gli abusi compiuti da chi smarrita la “retta via”, abbia infranto le leggi divine e varcato il confine tra il bene e il male.
Se Dante, nella “Vita Nova” si rivolge alle «Donne ch’avete intelletto d’amore», per elogiar collei che per le sue virtù è «disiata in sommo cielo» e sparge bellezza sul suo cammino, nella “Commedia” non dimentica prerogative, capacità e talenti femminili, al contrario riconosce in Matelda, come nelle figure delle Sacre Scritture, da Eva a Rachele, Sara e Rebecca, per non dire di Beatrice e della Vergine quell’elevatezza di spirito che le pone ben al sopra dei comuni mortali.
E tuttavia non mancano, in particolare all’Inferno, esempi in negativo, pur ammantati di una certa, nefanda grandezza, e sono regine (e dèe) come Didone, Semiramide, Cleopatra e Elena di Troia, accusate di lussuria come Francesca, maghe come l’indovina Manto e perfino prostitute, come Taide, personaggio di commedia, che nell'”Eunuchus” di Terenzio si trasforma in pericolosa adulatrice.
In una società patriarcale in cui, pure nella civilissima Firenze, le donne erano sottomesse all’autorità di padri, fratelli e mariti, Dante si rivolge direttamente alle sue interlocutrici, nelle Rime come nel Poema, mostrando per loro stima e rispetto (con l’eccezione di Taide, punita in modo ingeneroso e grottesco) e con esse dialoga, le interroga, a loro si affida, ne ascolta e segue i consigli.
“Intelletto d’Amore” rimanda al celebre incipit, quasi a voler sottolineare come a dispetto di convenzioni sociali e retaggi culturali – non ultima certa “misoginia” della tradizione monoteistica – il Poeta non nutrisse alcun pregiudizio verso l’intelligenza femminile, semmai ne riconoscesse la superiorità spirituale e le sue “eroine” appaiono come figure a tutto tondo, con personalità sfaccettate e una storia da raccontare.
«Nella “Divina Commedia” i personaggi femminili non sono molti» – ricorda il regista Gabriele Vacis -. «Ma quelli che ci sono, sono determinanti. Basti dire che ad accompagnare Dante nel paradiso è una donna: Beatrice. Scelta coraggiosa, perché la donna, in questo modo, assume un ruolo sacerdotale, guida spirituale che precede un uomo nel cammino verso la salvezza. Uno scandalo per il medioevo del sommo poeta. Ma anche oggi, in fondo».
“Intelletto d’Amore – Dante e le donne” propone un interessante gioco di specchi tra realtà e invenzione, tra arte e vita: Lella Costa «sceglie alcune tra le donne di Dante e le fa parlare direttamente al pubblico, in modo confidenziale, da prospettive “insolite” – spiega Vacis -.
«Naturalmente c’è Beatrice, ideale dell’amore puro del poeta, ma anche di tanta gente da settecento anni in qua. E poi c’è Francesca che finalmente ci spiegherà perché Dante l’ha mandata all’inferno insieme al suo Paolo. Ci sarà Taide, la prostituta delle Malebolge, costretta ad annaspare nel letame per un motivo ben diverso da quella che è stata la sua “professione”.
E Gemma Donati, la moglie del poeta, madre dei suoi figli, che spiegherà come si convive con l’ideale amoroso di tuo marito, se non sei tu. La narrazione delle protagoniste della vita artistica e privata del poeta si muove tra gioco e ironia, tenendosi sempre fedele al vero storico e alla larga dalla parodia».
“Intelletto d’Amore – Dante e le donne” è uno spettacolo affascinante e divertente, con la cifra ironica e la verve di Lella Costa, eclettica attrice e doppiatrice, autrice e interprete di fortunati monologhi, da “Adlib” a “Stanca di guerra”, “Un’altra storia” e “Precise parole”, e poi “Traviata, l’intelligenza del cuore” e “Alice, una meraviglia di paese”, “Sherazade”, “Amleto” e “Arie”, recentemente protagonista nell’Isola ne “La vedova Socrate” di Franca Valeri.
Un racconto a più voci in cui le donne conosciute e amate, ammirate e perfino “detestate” dal Poeta conquistano la scena per dire la loro e narrare in prima persona la propria storia: Beatrice, figura del sogno e Gemma, compagna nel quotidiano, testimone delle vicissitudini e degli stravolgimenti politici dell’Italia al tempo di Dante e dei feroci conflitti nella sua Firenze, e poi Taide, chiamata a difendersi da un’accusa ingiusta e Francesca da Polenta, data in sposa a Gianciotto Malatesta in nome della ragion di stato, invaghitasi poi fatalmente del giovane cognato e assassinata insieme all’amante dal marito (che secondo la profezia della vittima finirà a sua volta all’Inferno).
Nei settecento anni dalla morte del Poeta, “Intelletto d’Amore – Dante e le donne” offre lo spunto per (ri)valutarne l’opera (e la vita) non solo dal punto di vista degli innegabili meriti letterari ma anche come interessante documentazione sulla temperie culturale e sulla società dell’epoca, da una prospettiva inedita e squisitamente femminile, rispetto a un tempo in cui i ruoli delle donne e degli uomini erano distinti e ben definiti, e il destino delle fanciulle era il matrimonio (oppure il convento) senza nessuna possibilità di scelta da parte delle dirette interessate, salvo rare eccezioni.
Lo sguardo di Lella Costa, come giù in altri suoni monologhi, si spinge oltre la tradizione e le convenzioni, l’artista interroga direttamente l’opera e l’autore, cerca la verità oltre il senso letterale dei versi e permette agli spettatori di conversare direttamente, come se fossero vive e presenti, con le protagoniste della “Commedia” – e dell’esistenza di Dante.