ROMA 25 OTT 2021 – «Siamo qui a prendere coscienza, e con mille preoccupanti interrogativi, dell’ennesimo paradosso che il Governo e le Regioni mettono in atto con buona pace per la qualità dei servizi resi ai cittadini e, tra questi, soprattutto ai malati ed ai soggetti fragili.
Dopo la campagna vaccinale per il Covid 19, peraltro ancora in corso, ora i farmacisti italiani potranno somministrare autonomamente anche il vaccino anti-influenzale.
Commentiamo, certo non facendo salti di gioia, l’accordo raggiunto, nel corso degli ultimi giorni, tra la Conferenza Stato-Regioni,
che ha concesso il suo via libera, e la Federfarma-Assofarm.
I vertici della Commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni, per bocca del Coordinatore Donini, la giudicano una rivoluzione positiva. Non può che gioire, al contrario di noi, la categoria dei farmacisti, che ottiene l’ennesima “conquista”, anche economicamente parlando, dopo aver avuto, durante l’emergenza Covid, la facoltà di poter somministrare il vaccino e di poter gestire in autonomia anche quel consenso informato che fino a poco tempo or sono era solo appannaggio dei medici. Quello stesso consenso informato che d’ora in poi avranno facoltà di raccogliere anche durante il percorso della vaccinazione anti-influenzale.
Non si comprende quale sia il senso per cui i farmacisti debbano essere formati, attraverso questo breve corso, da infermieri professionisti invece che, “e ciò avrebbe avuto più senso”, incaricare direttamente gli infermieri di effettuare le somministrazioni vaccinali negli ambulatori ospedalieri, in quelli territoriali, o addirittura all’interno di spazi aperti al pubblico come le farmacie.
Qui non si tratta di un “noi contro i farmacisti”, chiariamoci bene, prosegue De Palma, da parte nostra, come sindacato delle professionisti infermieristiche, non è affatto una presa di posizione contro questi ultimi. E non vogliamo nemmeno riprendere il discorso relativo allo svilimento di una professione come la nostra. Noi riteniamo questo tipo di paradossale organizzazione come estremamente deleteria, innanzitutto per i cittadini.
E’ anche palese che, adesso più che mai, l’intera categoria infermieristica, ogni singolo operatore sanitario, i sindacati che rappresentano la nostra professione, ma prima di tutto gli enti di diritto pubblico preposti a rappresentare la nostre istanze nelle sedi competenti, debbano interrogarsi una volta per tutte e concretamente su quanto sta accadendo.
Gli infermieri italiani, il cui percorso di studi, la cui esperienza, le cui doti umane, i cui elevati valori e spirito di civico servizio sono, da sempre, a disposizione dei cittadini, implementano non senza sacrifici la loro professionalità.
Siamo di fronte ad una delle attività che rappresenta una prerogativa fattuale della nostra professione.
Ed è avvilente che qualcuno paragoni le vaccinazioni, sic et simpliciter, ad un “mero atto tecnico” quasi con l’intento di certificarne in tale maniera una qualche minore rilevanza e/o, ancor peggio, una qualche fungibilità da parte di altri professionisti.
Oggi si decide di affidare le vaccinazioni anti-influenzali ai farmacisti ma, beffa delle beffe, si conferisce ancora una volta a noi infermieri il compito di fare loro da docenti.
Cosa succede? Ci chiamano in ballo, ma solo per trasmettere le nostre conoscenze ad altre categorie professionali che non hanno il nostro medesimo percorso di studi e che, di norma, non sono abilitate a somministrare farmaci?
E’ solo in questo modo che hanno bisogno di noi? Non sembra un paradosso che Governo e Regioni, invece di puntare sugli infermieri e sulla nostra professionalità, preferiscano alla fine soluzioni alternative e prediligono percorsi che somigliano tanto a una toppa, a un raffazzonamento che rischia di trasformarsi in un problema peggiore di quello iniziale?
Insomma, nel nostro SSN ci sono circa 269 mila infermieri. Se c’è bisogno di professionisti per la campagna anti influenzale, il Ministro Speranza apra le porte degli ambulatori pubblici, di quelli ospedalieri, e incarichi tali professionisti di garantire le campagne vaccinali, oppure consenta agli infermieri di prestare attività libero professionale all’interno delle farmacie
Fino ad ora, ne prendiamo atto, anche gli enti istituzionali preposti a rappresentare la voce degli infermieri, hanno taciuto.
Noi del Nursing Up non intendiamo farlo!»- conclude De Palma.