Per la blue tongue si vaccineranno i bovini, così come deciso martedì scorso a Sassari durante l’assemblea promossa da Coldiretti Sardegna.
Si perseguirà il percorso indicato dal direttore del Dipartimento prevenzione Franco Sgarangella e sottoscritta dal responsabile del servizio prevenzione dell’assessorato regionale alla Sanità Antonio Montisci, Coldiretti e condivisa da tutti gli allevatori presenti.
A breve – fa sapere Coldiretti Sardegna – si dovrebbe cominciare con una prima trance di dosi per poi proseguire con una vaccinazione a tappeto che dovrebbe scongiurare finalmente il pesante e continuo blocco della movimentazione che sta divenendo una palla al piede per il settore dei bovini da carne che come noto (la maggior parte) esportano nelle altre regioni della Penisola per la fase di ingrasso. Si interverrà quindi sui bovini, veri e propri serbatoi della malattia: sono infatti i preferiti dai culicoides.
Una soluzione questa accolta positivamente dagli allevatori, che potranno tra l’altro usufruire di un contributo della Regione per tagliare i costi della somministrazione.
Gli allevamenti di bovini in Sardegna sono circa 10mila, l’82% dei quali sono da carne; i capi sono invece circa 280mila e di questi oltre il 70% sono da carne.
Dal 2000, anno in cui è comparsa per la prima volta la blue tongue in Sardegna (a Pula il 18 agosto) sono morte circa 800 mila pecore e sono stati spesi circa 66milioni di euro.
La blue tongue è ormai endemica in Sardegna ma ciò che occorre limitare sono i picchi epidemici che si stanno presentando ciclicamente quando si abbassano i livelli di immunità delle pecore vaccinate.
“La vaccinazione è fondamentale cosi come la profilassi per non far circolare il virus”
direttore dell’Istituto profilattico Giovanni Filippini_
“E’ fondamentale fare squadra per programmare e lavorare sulla prevenzione per ridurre i picchi epidemici – sostiene il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. I nostri allevamenti hanno dato tanto sia in perdite di capi che di mancato reddito, non si può continuare a lavorare in questa incertezza”- conclude Cualbu.