di e con Stefano Ledda, TsE di Is Mirrionis – via Quintino Sella – CAGLIARI / 3>6 novembre 2021
3 | 4 | 5| 6 novembre – ore 9.30: matinées per le scuole –
sabato 6 novembre – ore 21 (recita serale)
… «Qualsiasi tipo di gioco d’azzardo può portare alla dipendenza proprio come il tabacco, l’eroina e l’alcool. […] attraverso il teatro e le sue immagini, i suoi suoni, le sue parole, lo spettacolo “GAP / Gioco d’Azzardo Patologico” del Teatro del Segno mostra in modo efficace la realtà nella quale, senza neanche accorgersi del come, si può scoprire se stessi o il proprio familiare.
[…] Attraverso esperienze come questa si può aiutare non il “proibizionismo”, ma la comprensione che il gioco d’azzardo patologico è una malattia grave, facendo entrare questo concetto semplice dentro al nostro patrimonio culturale, ovvero favorendo, attraverso una visione critica del fenomeno, lo sviluppo di una cultura che sappia distinguere, semplicemente, il gioco dall’azzardo.»
Dott. Rolando De Luca – psicologo psicoterapeuta
Responsabile del Centro Di Terapia Di Campoformido (UD)
per ex giocatori d’azzardo e le loro famiglie
Storia di un giocatore con “GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco”, lo spettacolo del Teatro del Segno scritto, diretto e interpretato da Stefano Ledda in cartellone da mercoledì 3 novembre fino a sabato 6 novembre al TsE di Is Mirrionis in via Quintino Sella a Cagliari: la pièce descrive la “discesa agli inferi” di un uomo la cui vita va in pezzi a causa della passione per il videopoker. Una vicenda emblematica – ispirata a fatti di cronaca – per mettere in luce i pericoli nascosti dietro un “innocuo passatempo” che per alcuni rischia di trasformarsi in una forma “dipendenza” innescando una drammatica spirale.
“GAP / Gioco d’Azzardo Patologico” è il fulcro del progetto Sardegna 2021/2022 – Rovinarsi è un Gioco promosso dal Teatro del Segno per sensibilizzare e informare i ragazzi e gli adolescenti sugli “effetti collaterali” che il fascino del gioco e il brivido dell’azzardo possono avere su individui e società, attraverso la forza espressiva e comunicativa del teatro con momenti di riflessione e confronto con psicologi, con esperti e operatori dei SerD, che parte da Is Mirrionis con quattro intense giornate di spettacoli e incontri dedicati agli studenti e una recita serale in programma sabato 6 novembre alle 21 per il pubblico adulto (fuori abbonamento) nella Stagione 2021-2022 di “Teatro Senza Quartiere” nell’ambito del progetto pluriennale Teatro Senza Quartiere / per un quartiere senza teatro 2017-2026.
Sardegna 2021/2022 – Rovinarsi è un Gioco al TsE di Is Mirrionis a Cagliari si inserisce nel progetto di “teatro sociale” del Teatro del Segno ed è realizzato con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e del Comune di Cagliari con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Viaggio nella mente di un giocatore, tra l’euforia per ipotetiche vincite future e lo sconforto quando queste puntualmente “non” si verificano con “GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” – la pièce scritta, diretta e interpretata da Stefano Ledda in cartellone da mercoledì 3 novembre fino a sabato 6 novembre al TsE di via Quintino Sella nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari nell’ambito del progetto Sardegna 2021/2022 – Rovinarsi è un Gioco promosso dal Teatro del Segno e realizzato con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna e dei Comuni dell’Isola con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Sul palco immerso in un paesaggio “lunare”, illuminato dai lividi bagliori degli schermi da videopoker, tra i suoni che scandiscono le solitarie partite, il protagonista ripercorre i momenti cruciali della sua storia attraverso una serie di flashback, dall’entusiasmo della “prima volta” fino all’inarrestabile caduta: il gioco diviene il suo unico pensiero, con la necessità di rilanciare con una posta sempre più alta, e quindi di procurasi i denari con ogni mezzo, dimentico ormai degli affetti e dei legami, dei propri principi e doveri, del rispetto di sé e dei suoi cari.
“GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” oltre alle matinées dedicate agli studenti in programma dal 3 al 6 novembre alle 9.30 al TsE di Cagliari seguite da un momento di incontro e confronto con psicologi, con esperti e operatori del SerD, sarà in scena – sabato 6 novembre alle 21 – per una recita straordinaria (fuori abbonamento) inserita nella Stagione 2021-2022 di “Teatro Senza Quartiere”.
La vicenda emblematica di un giovane uomo che quasi per caso, per ingannare il tempo prima di un appuntamento, si lascia tentare da una delle tante “macchinette”, ormai (quasi) onnipresenti, come parte dell’arredamento di bar e negozi, innescando così inconsapevolmente la tragica spirale che lo porterà alla rovina, rivive sulla scena con il pathos di un moderno dramma: il protagonista, vittima del demone del gioco, scoprirà di rientrare in quella “componente difettosa” della società, caratterizzata da una speciale inclinazione, una segreta fragilità, per cui quello che viene generalmente considerato uno svago innocente rischia facilmente di provocare una forma di “dipendenza”.
Una vera e propria patologia ossessivo-compulsiva in grado di modificare i comportamenti e interferire con le relazioni professionali e personali, ormai riconosciuta e catalogata nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM): per il protagonista una piccola vincita diventa paradossalmente il fattore scatenante, il brivido dell’azzardo si rivela una formidabile “droga” di cui non riesce più a fare a meno, ogni fallimento rafforza la persuasione di “dover” giocare ancora e ancora, indebitandosi sempre di più, finché non perderà tutto – soldi, lavoro, posizione, ma anche le amicizie e l’amore.
“GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” è una pièce originale, ispirata a recenti fatti di cronaca, frutto di un attento lavoro di documentazione e ricerca, con la consulenza preziosa di esperti come lo psicologo e psicoterapeuta Rolando De Luca (responsabile del Centro Di Terapia Di Campoformido (UD) per ex giocatori d’azzardo e le loro famiglie) per la ricostruzione del “profilo” del protagonista ma soprattutto delle cause e degli effetti di quel “GAP” – ovvero “gioco d’azzardo patologico” diventato un fenomeno sempre più diffuso e identificabile, non solo a livello clinico, in una umanità apparentemente smarrita che si intravede a volte, come “ipnotizzata” davanti a uno schermo colorato di un apparecchio con leve e pulsanti, un meccanismo appositamente studiato per favorire l’iterazione di un gesto “semplice” ma in certi casi fatale come l’introduzione di una moneta o un gettone, con la stessa concentrazione e la medesima ansia dei giocatori del passato, protagonisti di romanzi, opere teatrali e films, intenti a fissare le agili mani del mazziere o le imperscrutabili evoluzioni di una pallina sulla roulette.
Nell’era di internet e delle nuove tecnologie si moltiplicano le possibilità di gioco in rete, ma anche le varie lotterie a premi con più estrazioni nell’arco di una sola giornata, oltre al più tradizionale Lotto con la variante del Superenalotto, ai Gratta e Vinci (spesso offerti con nonchalance agli sportelli, perfino negli uffici postali) senza dimenticare la classica tombola, con il diffondersi delle Sale Bingo: infinite opportunità di sfidare la fortuna, con le prevedibili conseguenze e le ricadute sociali, rese ancora più gravi da un periodo di precarietà economica e dall’incertezza del futuro.
Al via Sardegna 2021/2022 – Rovinarsi è un Gioco – una nuova edizione del progetto di sensibilizzazione e informazione sulle nuove dipendenze “non da sostanze” che il Teatro del Segno porta avanti da diversi anni nelle scuole e nei teatri dell’Isola e della Penisola – con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura e dell’Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport della Regione Autonoma della Sardegna e in collaborazione con istituzioni, enti e associazioni pubblici e privati – incentrato sullo spettacolo “GAP / Gioco d’Azzardo Patologico – rovinarsi è un gioco” – che trae spunto dalla storia (vera) di un giocatore di videopoker.
Se “rovinarsi è un gioco” – come ricorda il sottotitolo dello spettacolo, che dà il nome al progetto di respiro regionale (e non solo) – l’antidoto è rappresentato dalla consapevolezza dei rischi nascosti e degli “effetti collaterali” del piacevole brivido dell’azzardo, cui è possibile assuefarsi finendo con il diventare prigionieri di un’ossessione, al punto da desiderare di perdere per “doversi rifare” e recuperare le perdite e quindi continuare a giocare, ancora e ancora.
La visione dello spettacolo è seguita da un incontro-dibattito sulle conseguenze e gli effetti – e le ricadute economiche e sociali – del gioco d’azzardo patologico con l’autore e regista e con psicologi ed esperti del SerD – in cui sarà possibile approfondire i vari aspetti e porre quesiti confrontandosi con un fenomeno “invisibile” (come invisibili spesso ci appaiono i clienti “stregati” dalle slot machines) – ma in costante crescita.
NOTA – Per tutti i dirigenti scolastici e docenti interessati: il Teatro del Segno comunica che è ancora possibile prenotarsi per aderire al progetto Sardegna 2021/2022 – Rovinarsi è un Gioco – per singole classi o sezioni, o anche gruppi di studenti – nelle diverse fasce orarie in base agli impegni e all’attività didattica.
per informazioni e prenotazioni: cell. 392.9779211 – 391.4867955 – [email protected]
IL PROGETTO
“SARDEGNA 2021/2022 – ROVINARSI E’ UN GIOCO” – progetto di respiro regionale nato con l’obiettivo di riscoprire la “cultura del gioco” al di là e al fuori della pericolosa spirale dell’“azzardo” riparte – non per caso – da Is Mirrionis: «un quartiere che ci sta particolarmente a cuore» – come sottolinea il direttore artistico Stefano Ledda – «un quartiere “difficile” e complesso come lo è la realtà metropolitana, e l’epoca in cui viviamo, e che potrebbe diventare un interessante laboratorio di crescita culturale e sociale per la città».
La storia di un giocatore rivive sul palco del TsE di via Quintino Sella – fulcro di “TEATRO SENZA QUARTIERE / per un quartiere senza teatro”, il progetto pluriennale di “teatro sociale” promosso dal Teatro del Segno che punta sulle arti sceniche per restituire identità e centralità al rione sorto dopo il secondo dopoguerra, attraverso eventi e spettacoli, laboratori e incontri in cui riflettere e confrontarsi sui temi fondamentali e sulle questioni d’attualità tra etica ed estetica.
“SARDEGNA 2021/2022 – ROVINARSI E’ UN GIOCO” guarda in particolare alle giovani generazioni: «La scuola è il punto strategico da cui vogliamo partire, il luogo in cui affrontare e risolvere i conflitti e le questioni fondamentali per la formazione dei cittadini di domani» ricorda Stefano Ledda. «Conoscere i rischi celati dietro un “innocuo passatempo”, che per alcuni potrebbe trasformarsi in dipendenza, è importante: è indispensabile sapere per poter scegliere… e orientarsi nel mondo.»
Il progetto “Rovinarsi è un Gioco” del Teatro del Segno ha ottenuto il patrocinio della Presidenza della Camera dei Deputati, della Presidenza del Senato della Repubblica, della Presidenza del Consiglio Regionale della Sardegna, della Consulta Nazionale Anti Usura, dell’A.GIT.A (Associazione nazionale degli ex Giocatori d’Azzardo e delle loro famiglie), di svariati Comuni e ASL della Sardegna, è stato sostenuto dalla Caritas e dalla Camera di Commercio di Cagliari nell’ambito del progetto di sensibilizzazione sull’uso responsabile del denaro, ed è stato ospite del progetto “IO NON MI AZZARDO 2014-2015” al Teatro Fraschini di Pavia, e del progetto triennale “GAME OVER” promosso dalla Caritas – Arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela.
“SARDEGNA 2021/2022 – ROVINARSI E’ UN GIOCO” al TsE di Is Mirrionis a Cagliari è realizzato con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura e della Regione Autonoma della Sardegna e del Comune di Cagliari, con il contributo della Fondazione di Sardegna e con il supporto del CeDAC Sardegna.
INFO & PREZZI
TsE di Is Mirrionis – CAGLIARI / 3>6 novembre 2021
biglietti
matinées: intero: 5 euro – ridotto (gruppi di 70 allievi e più): 4 euro
per informazioni: 392 9779211 – 391 4867955 – [email protected]
spettacolo serale – sabato 6 novembre – ore 21
biglietti: posto unico 10 euro
Informazioni e prenotazioni: [email protected] – cell. 3914867955
Teatro del Segno
GAP
Gioco d’Azzardo Patologico
rovinarsi è un gioco
di e con Stefano Ledda
Lo spettacolo nasce dall’intenzione di mettere una lente di ingrandimento sul fenomeno del gioco d’azzardo tecnologico, mostrando come il “passatempo innocuo” del videopoker può diventare con facilità dipendenza patologica “sulla pelle della percentuale difettosa”.
La pièce prende corpo attraversando un lungo periodo di documentazione e nove mesi di interviste. È dunque una storia reale fatta di nomi, mogli, posti di lavoro, figli, amicizie, quella che si svolge davanti al pubblico in una scena scarna fatta di segni brevi ed essenziali.
Segni che non lusingano la poesia, ma si impongono come snodi freddi e reali di una storia-vita, che “accadendo” sul palcoscenico racconta la claustrofobia ciclica della dipendenza.
Note di regia
Esploso, questo è quello che diceva l’intervista sul giornale. «Ad un certo punto sono esploso e tutto non era più dove l’avevo lasciato.»
Esploso. Proprio questo credo sia il modo più efficace per raccontare la storia di un giocatore compulsivo di videopoker. Raccontarla esplodendone gli episodi, le bugie, le emozioni ed insieme a questi cercare di raccontare anche gli oltraggi subiti, non certo dalla “dea bendata”, che non abita tra i microchip di una “poker machine” e che comunque la dentro non potrebbe nulla, ma da chi lucra approfittando della sua debolezza e da chi fa finta di non vederlo mentre si rovina, perché è troppo stupido, e dunque fatti suoi.
Questa esplosione avviene in una scena povera, adatta a contenere una storia frammentata e frammentaria, nella quale brandelli di giornate si inseguono ciclici in una ripetizione ossessiva inarrestabile, fatta di omissioni, bugie, compromessi, prestiti, abbandoni, violenza.
Una storia dove i dati di una realtà allarmante, sono riservati ad una razionalità separata, come le parole complicate di una conferenza scientifica, che resta composta, astratta dal caos di una quotidianità ferita dell’umiliazione della dipendenza.
“Ed è umiliante perché ti rendi conto di sbagliare, ma non riesci, non puoi fermarti. Lo sai! E ti senti stupido. Ti senti colpevole, ti vergogni, ma hai perso la capacità di decidere, la forza di scegliere.”.
Una storia che non è lontana dal nostro caffè la mattina già alle otto e mezzo, mentre facciamo colazione e il pusher di illusioni e di oblio ha già aperto la cassa e sull’adsl targata terzo millennio, registra i suoi incassi, legali questa volta, che contribuiranno e rendere meno salate le lacrime e meno rosso il sangue da versare per la prossima finanziaria.
Stefano Ledda
Per ulteriori informazioni e contatti:
www.teatrodelsegno.com
T.F. +39 070 680229
- +39 3929779211
Nota introduttiva
L’aumento del tempo libero è uno degli aspetti che contraddistingue la società contemporanea. Esso si dilata, aprendo spazi da riempire, necessità da soddisfare, e intanto il gioco esce dal suo alveo marginale, si trasforma da svago innocente e irrinunciabile espressione di libertà, in voglia d’azzardo, ossessione e opprimente schiavitù, e si riversa dentro il bacino della vita quotidiana, induce nuove abitudini, cambia mentalità, modifica comportamenti, speranze, aspirazioni.
La crescita dei volumi di denaro destinati al gioco d’azzardo, e la frenetica attenzione che gli è rivolta, hanno in breve tempo modificato il nostro panorama sociale nell’ultimo decennio.
A questo sviluppo ipertrofico della “voglia di giocare”, incentivato dall’offerta del gioco “pubblico”, non ha fatto seguito un processo di informazione e sensibilizzazione che inducesse allo sviluppo parallelo di una “cultura del gioco”. I danni di questo ritardo culturale si stanno evidenziando drammaticamente e saranno sempre più evidenti in futuro. Il fenomeno del gioco d’azzardo incentivato dallo Stato è molto difficile da contrastare ed è sempre più un fenomeno che si sposta rapidamente verso i più giovani, ovvero verso quelle fasce di età in cui anche le resistenze alla condanna sociale del “brutto vizio” sono minori o addirittura nulle. Assistiamo ad un processo che vede spesso i ragazzi camminare in bilico su di un crinale in discesa verso la dipendenza.
In questo panorama manca una politica di prevenzione e intervento (che esiste invece, seppure con qualche carenza, nel campo del tabagismo, dell’alcoolismo, della tossicodipendenza) e solo negli ultimi anni, con iniziative di nicchia, si sta cercando di impostarla anche per combattere la diffusione del fenomeno del “gioco d’azzardo patologico”.
Quando mi è stato chiesto da Stefano Ledda di prendere visione del materiale del suo lavoro teatrale sull’argomento “azzardo”, appunto “ G.A.P.”, acronimo di gioco d’azzardo patologico, è stato il titolo dello spettacolo che veniva sottoposto ad un mio parere critico.
Ciò che si nota innanzitutto in questo lavoro teatrale è la direzione verso la quale si muove: non tanto la denuncia pura e semplice, ma la sensibilizzazione nei confronti di una drammatica realtà. Il mostrare attraverso un linguaggio teatrale, accessibile, diretto, i rischi, i segnali, le tappe della caduta e le sue conseguenze.
Il tutto portando davanti a chi guarda la storia di un giocatore di videopoker. Una storia “vera”, fatta di decine di storie vere di giocatori patologici. La storia di un solo giocatore scelto come simbolo di questa, che non è affatto una nuova malattia del terzo millennio, ma una patologia “riconosciuta” da quasi trent’anni dalla comunità scientifica internazionale.
Per questo ho accettato di presentare questo spettacolo teatrale, perché dice chiaramente che qualsiasi tipo di gioco d’azzardo può portare alla dipendenza proprio come il tabacco, l’eroina e l’alcool.
Perché attraverso il teatro e le sue immagini, i suoi suoni, le sue parole, lo spettacolo mostra in modo efficace la realtà nella quale, senza neanche accorgersi del come, si può scoprire se stessi o il proprio familiare.
In questo lavoro sembrano ugualmente coabitare il punto di vista dell’autore e la fedeltà documentale, percorsi dalla stessa tensione di impegno civile.
Attraverso esperienze come questa si può aiutare non il “proibizionismo”, ma la comprensione che il gioco d’azzardo patologico è una malattia grave, facendo entrare questo concetto semplice dentro al nostro patrimonio culturale, ovvero favorendo, attraverso una visione critica del fenomeno, lo sviluppo di una cultura che sappia distinguere, semplicemente, il gioco dall’azzardo.
Dott. Rolando De Luca
psicologo psicoterapeuta
Responsabile del Centro Di Terapia Di Campoformido (UD)
per ex giocatori d’azzardo e le loro famiglie