“La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza” de Les Moustaches (spettacolo vincitore del Roma Fringe Festival 2020 e finalista al Premio In-Box 2021) in tournée nell’Isola sotto le insegne della Stagione di Prosa 2021-2022 firmata CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna: dopo la prima regionale lunedì 22 novembre alle 21 all’AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena (in collaborazione con Deamater), la pièce scritta da Alberto Fumagalli, che firma anche la regia insieme con Ludovica D’Auria, sarà in cartellone martedì 22 novembre alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri, mercoledì 24 novembre alle 20.30 al Bocheteatro di Nuoro e infine giovedì 25 novembre alle 20.30 al TsE di Is Mirrionis in via Quintino Sella a Cagliari per la rassegna “Il Terzo Occhio” dedicata alle nuove sensibilità e ai linguaggi del contemporaneo.
Sotto i riflettori Francesco Giordano, Giacomo Bottoni e Antonio Orlando sono gli interpreti di «una commedia nerissima, simpaticamente reazionaria nei confronti di una società che tarpa le ali e anestetizza i sogni»: Ciccio Speranza è un ragazzo grasso, ma leggero, dall’anima delicata, che vive con la sua famiglia in una “catapecchia” in provincia e sogna di danzare.
La danza come simbolo di libertà ne “La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza” de Les Moustaches (spettacolo vincitore del Roma Fringe Festival 2020 e finalista di Direction Under 30 2020 e al Premio In-Box 2021) in cartellone lunedì 22 novembre alle 21 all’AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena (in collaborazione con Deamater), martedì 22 novembre alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri, mercoledì 24 novembre alle 20.30 al Bocheteatro di Nuoro e infine giovedì 25 novembre alle 20.30 al TsE di Is Mirrionis in via Quintino Sella a Cagliari per “Il Terzo Occhio”, la rassegna multidisciplinare dedicata alle nuove sensibilità e ai linguaggi del contemporaneo, sotto le insegne della Stagione di Prosa 2021-2022 firmata CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.
Una commedia nerissima – scritta da Alberto Fumagalli, che firma anche la regia insieme con Ludovica D’Auria e interpretata da Francesco Giordano, Giacomo Bottoni e Antonio Orlando (costumi e direzione di scena Giulio Morini – tecnica Tommaso Ferrero) – contro i pregiudizi e le regole e le convenzioni di una società insensibile alla bellezza: una pièce originale, ironica e coinvolgente, incentrata sulla figura di un ragazzo, Ciccio Speranza, cresciuto nella più sperduta provincia italiana, in senso a una famiglia tradizionale, costretto a nascondersi, mascherando la propria omosessualità sotto un’apparenza “virile” mentre in segreto “sogna” di danzare.
“La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza” mostra uno spaccato del Belpaese alle soglie del Terzo Millennio, tra il retaggio di una civiltà patriarcale e il desiderio naturalissimo ma inattuabile di essere se stessi. Focus su un giovane uomo, educato secondo i “solidi” e fermi principi che sanciscono una netta e inderogabile divisione dei compiti e dei ruoli maschili e femminili, cui la sua “anima delicata” come quella di una “principessa” celata dentro la corazza di un corpo immenso, esagerato e incline all’obesità, si ribella cercando una via di fuga attraverso l’immaginazione. In quella casa dove «si sente soffocare, come una fragile libellula rosa in una teca di plexiglas opaco» accanto a un padre come Sebbastiano «violento e grave come un tamburo di pelle di capra in un concerto di ottavini» e a Dennis, il fratello, «con l’apertura mentale di uno che va a Bangkok e spacca tutto perché non sanno fare pasta, patate e cozze» Ciccio Speranza trova conforto in una dimensione fantastica, in cui finalmente può indossare il suo tutù rosa e volteggiare leggiadro come la fanciulla che sente e sa di essere, per danzare nel suo meraviglioso sogno ad occhi aperti.
Quasi una favola moderna “La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza” ricorda come ciascuno, compreso lo sfortunato protagonista, abbia il diritto – se non il dovere – di seguire le proprie aspirazioni e desideri, di cercare di realizzarsi nella vita attraverso il talento e le inclinazioni personali, superando difficoltà e ostacoli grazie alla determinazione e alla forza di volontà, anche al di fuori degli schemi imposti dalla famiglia e della società. «Solo, in fondo, nella sua fragilità, Ciccio vuole scappare da quel luogo che mai ha sentito come casa» – si legge nelle note di presentazione –: «attraverso il suo gutturale linguaggio, il suo corpo grassissimo e il suo sogno impacciato, il nostro protagonista, in tutù rosa non smette mai di danzare, raccontandoci la sua vita così come la desidera. Il suo destino è segnato, il suo carattere è condizionato, la sua vita è soffocata da un ambiente che gli sta stretto come un cappottino antigelo sta stretto ad un bulldog inglese».
Il fascino della danza, le movenze aggraziate e eleganti di una prima ballerina, rappresentano per l’eroe di una vicenda grottesca e dolorosa, la chiave di un possibile riscatto da quell’esistenza faticosa e inutile, lontanissima dai suoi ideale, in cui è costretto a indossare una maschera per non mostrare il proprio vero volto e la propria vera natura, circondato dal muro dell’incomprensione da parte di coloro che più dovrebbero essergli vicini. La storia di Ciccio Speranza al di là dell’iperbole rappresentata da quel suo fisico così esuberante e poco conforme, corrisponde a quella di molti altri ragazzi e ragazze, costretti ad abbandonare il luogo d’origine per sottrarsi al giudizio impietoso, alle critiche e alla condanna da parte della comunità: per stravagante che possa sembrare, nella sua “imperfezione”, Ciccio traduce in una “coreografia” la sua ansia di libertà.
“La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza” propone in una lingua “inventata”, fatta di una mescolanza di accenti e cadenze, di un impasto di dialetti un purtroppo attuale ritratto di famiglia in un “inferno” in cui i legami di sangue e i rapporti di potere disegnano i confini di un carcere anche senza sbarre entro cui convivono anime inquiete: in una dimora malandata, tra individui ostili, sordi al suo disagio e alla sua sofferenza, radicati nelle proprie convinzioni, incompreso e solo, Ciccio cerca la sua identità. Una vita ai margini – in un microcosmo claustrofobico e tragicamente immobile – in cui la magia del teatro inserisce un elemento onirico e fantastico per sconfiggere la forza di gravità ed approdare ad una dimensione nuova e sognante: per «catapultarci, in carpiati salti emotivi, dentro una commedia nera tra barbabietole e muggiti stonati; una storia sporca di fango, un sogno malconcio e bistrattato che non si arrende mai».