Illustrissimo Presidente del Consiglio,
A poco più di un mese dalla fine del 2021 ci troviamo a riferirle la situazione drammatica che ancora affligge il settore degli impianti sportivi, in particolar modo quello degli impianti natatori qui rappresentato dalle nostre sigle (AGISI, Assonuoto, Insieme si Vince, Piscine del Piemonte, Piscine Emilia Romagna e SIGIS) riunite nel Coordinamento Associazioni Gestori Impianti Natatori. A queste si aggiunge l’autorevole sostegno di Forum Piscine che da sempre rappresenta il punto di rifermento del comparto Piscine a livello internazionale.
Il 2021 doveva essere l’anno della ripartenza. Avrebbe dovuto rispondere alle esigenze del comparto, fornire risposte chiare e aiutare in modo concreto le numerose società di gestione – in massima parte ASD e SSD – che si occupano di migliaia impianti natatori italiani di proprietà pubblica. Ci consenta di partire da un’immagine che mai come oggi si adatta a una situazione drammatica e a un settore che si avvia verso il baratro. Ebbene, illustrissimo Presidente, siamo in balia delle onde. Nonostante i buoni propositi degli ultimi mesi, nessun Governo, né l’attuale né il pre- cedente, è stato in grado di fornire al nostro settore un aiuto concreto per l’oggi e una visione di prospettiva per il domani. L’inizio ormai imminente del 2022 impone a noi tutti una riflessione chiara e schietta sulle difficoltà di un settore che si sta avviando in maniera drammatica verso il default. Più sport meno malattie. L’attività sportiva è definita dalle autorità mediche e da tutta la comunità scientifica come necessaria alla prevenzione delle patologie e al mantenimento del corretto stile di vita, con la conseguenza di abbattere, con percentuali elevate, l’incidenza sulla spesa pubblica nel servizio di sanità. Lo sport è salute: evitando la chiusura delle pi- scine i cittadini italiani potranno continuare a praticarlo. Ill.mo Presidente, nel rispetto dell’Art 32 della Costituzione Italiana “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” Chiediamo: A. che si riconosca il ruolo di centri della salute alle piscine e che queste continuino a rimanere aperte anche al variare della situazione epidemiologica; B. che si risponda con la massima urgenza alle istanze di questa nota per evitare danni irreparabili al settore. Abbiamo ritenuto opportuno sintetizzare le nostre istanze in quattro punti. 1. RistoriL’azione degli ultimi due Governi si è caratterizzata per una totale inconsistenza sui ristori che realisticamente avrebbero potuto allentare la pressione sulle società di gestione degli impianti natatori. Nessuno, in oltre un anno e mezzo, ha saputo cogliere la differenza tra impianti sportivi «energivori» e «non energivori» e poco o nulla è stato fatto in questo senso. Non mancano, ad onor del vero, esempi virtuosi di aiuti concreti. È notizia di pochi giorni fa la (rara) sinergia tra istituzioni sportive e governo locale che ha visto Regione Sardegna erogare contributi complessivi alle società per un totale 3,15 milioni di euro. L’iniziativa, promossa da FIN Sardegna, nella figura del suo presidente Danilo Russu, e subito colta dalla politica locale, ha permesso di salvare – nel significato più letterale del termine – le società di gestione e nel contempo di tutelare il patrimonio infrastrutturale della regione. Provvedimenti analoghi sono stati presi con successo anche in Emilia Romagna con uno stanziamento alle amministrazioni locali di 1,5 milioni a sostegno degli impianti natatori e nel Molise. Con grande amarezza ci troviamo però a dover ammettere che si tratta di casi isolati in un panorama nazionale desolante. 2. InfrastruttureNonostante mille propositi e numerosi solleciti da più parti, nessuna operazione concreta è andata nella direzione della progettualità infrastrutturale. Abbiamo sempre ritenuto che l’estensione dell’«Ecobonus 110%» agli impianti sportivi rappresentasse un grande traino per il rilancio dell’impiantistica del Paese. In Italia (dati CONI) oltre 77mila impianti sportivi sono di competenza di 7904 sindaci: un patrimonio pubblico verso il quale non c’è stata e non c’è alcuna visione d’insieme per il futuro. Un intervento massivo per l’efficientamento energetico degli impianti e la riduzione delle emissioni avrebbe permesso la valorizzazione di questo patrimonio rendendolo resiliente alla sfida del tempo. 3. Costi dell’energiaUn riverbero del secondo punto riguarda i costi dell’energia. In questi giorni stiamo assistendo ad un picco speculativo sui costi unitari energetici di gas, metano e kw elettrici, con un incremento dei costi che oggi si attesta attorno al 45%. Considerato che siamo «solo» a novembre e manca ancora un mese alla stagione più fredda, non siamo in grado di prevedere quale sia la prospettiva sui costi per l’inverno. Il dato attuale e l’incertezza sul medio termine si aggiungono alle numerose fatiche che negli ultimi mesi hanno «strozzato» le società di gestione, SSD e ASD che in oltre sette mesi di lockdown hanno dovuto rinunciare agli introiti derivanti dall’attività tradizionale. Da qui sorge spontanea una domanda: chi pagherà le utenze? Va da sé che un importante intervento a salvaguardia degli impianti energivori, per una reale conversione energetica che tendesse alla Classe A (spesso un’utopia in un Paese come l’Italia) avrebbe permesso di parare il colpo in caso di rincari. Ritiene sia giusto che oltre alle utenze «gonfiate», le società di gestione si trovino a dover rispondere della mancata di progettualità di cui sopra e, in sostanza, a dover pagare due volte? 4. Un settore emarginatoÈ mortificante constatare come negli ultimi mesi il Governo abbia dedicato grande attenzione a molti settori, alcuni anche collaterali come quello delle terme, fuorché al nostro. A fronte di bonus per l’acquisto di monopattini e televisori, nulla è stato fatto per favorire la ripartenza delle attività sportive. Non un’azione per erogare un bonus da 200 euro a famiglia – al netto dell’ISEE – che permettesse la frequenza di corsi di nuoto e ginnastica in acqua, di campi da tennis, corsi di fitness o favorisse il generico ritorno all’attività motoria dopo una lunga inattività. La preghiamo di considerare questa nostra lettera come il più sincero grido di dolore di un settore disperato, sfinito. Dalla metà del 2020 e per tutto il 2021, le nostre sigle, dapprima singolarmente, poi riunite nel Coordinamento, hanno fatto il possibile per portare le istanze del settore su una molteplicità di tavoli. Siamo stati a Roma, abbiamo parlato con i gruppi parlamentari, ci siamo mossi in modo trasversale agli schieramenti politici. Siamo stati, ad onor del vero, anche ascoltati dalle istituzioni ma nulla è stato fatto. La misura è colma. Certi di un riscontro positivo da parte del Governo, rinnoviamo la nostra disponibilità a una collaborazione attiva e continuativa su queste ed altre tematiche riguardanti lo sport, la sua promozione e la gestione di impianti sportivi. AGISI – Presidente Giorgio Lamberti |
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