I volontari di Fondazione per un Mondo Libero dalla Droga sono pronti per una nuova iniziativa di prevenzione all’uso di droga. La settimana appena conclusa, che ha visto a Nuoro, nel pomeriggio di sabato 20 novembre, la sua ultima tappa, riprende con iniziative a Cagliari, Decimomannu e Olbia.
Le iniziative hanno un motivo che le accomuna e che incoraggiano i volontari a continuare, osservando che in ogni occasione c’è una storia a spingerli a continuare. Quando si parla di droga per altro, non si tratta mai di banali storie tragicomiche, ma di veri e propri drammi.
Nella settimana appena trascorsa ad esempio, in uno dei comuni nei quali i volontari hanno distribuito il materiale informativo, si sono soffermati sull’abuso di farmaci prescritti. Se si considera che la droga è definita come sostanza che se ingerita cambia il modo in cui una persona pensa o si sente, è facile comprendere che alcuni tipi di farmaci, in particolare gli psicotropi, se assunti senza un criterio attentamente studiato da un medico, possono dare effetti riconducibili alle più comuni droghe.
E’ stato l’esempio di una signora la quale ha raccontato di avere una malattia rara, nemmeno riconducibile al sistema nervoso, per la quale le era stato prescritto uno psicofarmaco, evidentemente in una quantità al di sopra delle reali necessità, se non altro da un punto di vista di tempo. “Ogni volta che prendo la pastiglia mi sento spossata, non ragiono bene e me ne vorrei liberare. Ma ormai è troppo tempo che non lo prendo e se non ne faccio uso, mi ritrovo a star male. E’ un gatto che si morde la coda, vorrei smettere, ma non so più come fare”.
Ovvio che in una situazione come questa, i volontari hanno suggerito di approfondire con i medici da cui è seguita e richiedere a loro una soluzione se la terapia le sta dando effetti così terribilmente indesiderati da apparire proprio come le crisi d’astinenza sperimentate dai tossicodipendenti. Risulta quanto mai vero ciò che affermò L. Ron Hubbard: “le droghe privano la vita delle gioie e delle sensazioni che sono comunque l’unica ragione di vivere”. E poiché va fermata questa tendenza alla ricerca di risposte dalla chimica in un campo, quello delle emozioni, che risiede nella valorizzazione dei principi morali, nell’aiuto reciproco, nell’affetto, l’informazione sui danni provocati dagli stupefacenti deve continuare e continuerà. Sempre con l’obbiettivo di una società libera dalla droga.