A Stintino si è chiusa la sesta edizione di Dialogando, il convegno internazionale sui temi della religione, della cultura e della cooperazione. Inaugurato il presepe a grandezza naturale
Dialogando, il convegno internazionale sui temi della religione, della cultura e della cooperazione. Inaugurato il presepe a grandezza naturale
I temi del dialogo interreligioso, interculturale, dei diritti nel Mediterraneo, della cooperazione sono stati al centro della sesta edizione di Dialogando, il convegno internazionale che dal 2015 mette a confronto religioni e identità culturali, portando Stintino al centro dell’area mediterranea.
Il convegno, che si è svolto ieri 4 dicembre al Mut, è stato organizzato dal Comune di Stintino, in collaborazione con l’associazione il Tempo della Memoria, il Centro studi sulla civiltà del mare, la Fondazione di Sardegna, l’Università di Sassari.
I vari relatori che si sono alternati nella prima sessione del convegno hanno sottolineato come il Mare Nostro debba essere considerato una cerniera, un veicolo di accoglienza e di solidarietà. A mettere in evidenza per primo questo ruolo è stato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in collegamento web dalla Sicilia. «Il Mediterraneo – ha detto – non deve essere un mare che divide ma che unisce». Ed è da qui che deve partire il dialogo che rappresenta la vera alternativa al contrasto.
Dialogando
Proprio da questa area geografica deve nascere e svilupparsi un nuovo valore, la «mediterraneità» che unisce il piccolo e il grande. «È un elemento affascinante – ha detto l’ambasciatore Fabrizio Lobasso, vice direttore centrale per i paesi dell’Africa subsahariana al Ministero degli Affari esteri – che tanti di noi percepiscono quando viaggiano, quando commercianti in quell’area, quando interagiscono a tutti i livelli, anche politici, culturali.
Questo confronto tra gli elementi che uniscono e quelli che dividono e che, probabilmente, in questa lotta che non finisce mai, ci portano a nuove scoperte di valori comuni, come la fratellanza, la pace, la solidarietà. Ecco che la lotta comune contro le grandi sfide porta all’emersione di un valore super partes, che è proprio la mediterraneità», ha concluso. Sugli stessi temi si sono confrontati, inoltre, l’ambasciatore libanese alla Santa Sede Farid El Khazen, la rappresentante per l’Ufficio coordinamento per il Mediterraneo OIM Rossella Celmi, quindi Claudio Rossi dell’Università La Sapienza e dell’Università di Roma Coris.
Il primo cittadino di Stintino, Antonio Diana, nel portare i saluti ai partecipanti ha sottolineato come questo «appuntamento con il tempo ha dato prestigio a questo territorio. Iniziato quasi per caso nel 2015, quando ancora riecheggiavano gli spari degli attentati terroristici in Francia, ha portato Stintino al centro del Mediterraneo. Un’attività che ha fatto stringere legami a questo territorio, alla Sardegna con tutti i popoli del Mediterraneo».
Il tema del dialogo interculturale ha visto sviluppare i temi della coesione sociale nelle società multietniche (Aziz Pollazhani rettore dell’Università Mother Theresa di Skopje in Macedonia) e della fraternità e dell’amicizia sociale (Marija Efremova ambasciatrice del Nord Macedonia alla Santa Sede). A questi temi si si sono aggiunti quelli di geopolitica e dell’accoglienza (Anna Paolini, Giuseppe Rao, Enrico La Rosa, Mariantonietta Cocco).
Toccante la testimonianza degli operatori impegnati in Afghanistan (Alberto Bortolan e Susanna Fioretti) che hanno dato uno spaccato non soltanto delle varie attività svolte ma anche della situazione del paese. Densa di significato la testimonianza di Amina H. (il suo nome è di fantasia) che fuggita dal suo Paese, dove ha lasciato la famiglia, ha raccontato la sua esperienza di coordinatrice di un programma per donne portato avanti da Nove Onlus. Oltre a mettere in evidenza le differenze tra la situazione della donna in Occidente e in Afghanistan ha sottolineato come «tutto quello conquistato nel tempo è stato perso.
Abbiamo perso esperti, accademici e questo è un grande danno per il nostro paese. Spero in un futuro fatto di pace e di uguaglianza, dove la diversità non è una debolezza ma un modo per mettersi in relazione con gli altri», ha concluso.
La sessione dedicata alla cooperazione decentrata ha messo in luce i progetti realizzati negli ultimi anni dall’Aispo nel Kurdistan iracheno (federico Chiodi) quindi quelli realizzati in Palestina dall’associazione Ponti Non Muri (Lavinia Rosa) Non sono mancati gli esempi delle Acli (Salvatore Sanna), dell’Isprom (Franco Cuccureddu) e di Wau (Alessandro Lai).
La sessione sulla cooperazione universitaria ha permesso di illustrare i numerosi progetti dell’Uniss che vanno avanti da 20, tra questi quelli realizzati in Vietnam o in Mozambico (Piero Cappuccinelli) e in Libano in campo archeologico (Michele Guirguis) e sulle desertificazione (Giovanna Seddaiu). Uno spazio, poi, è stato dedicato all’esperienza universitaria sassarese del corso di Sicurezza e cooperazione internazionale, con le testimonianze della direttrice del corso Luciana Goisis e degli studenti.
Ad aprire e chiudere il convegno è stato Jerzy Norel, direttore del centro francescano internazionale per il dialogo ad Assisi. Il religioso in apertura ha sottolineato come il dialogo sia possibile solo con la prossimità, con le persone, con la società, con atteggiamenti di dialogo senza barriere, con apertura e condivisione della vita, con il coinvolgimento sul territorio.
Un coinvolgimento il suo che in chiusura della sesta edizione di Dialogando, insieme al parroco di Stintino don Daniele Contieri e al padre guardiano della chiesa di Santa Maria padre Salvatore Sanna, lo ha visto coinvolto in prima persona nella inaugurazione e benedizione del presepe a grandezza naturale “Betlemme d’Europa” che, nei giorni scorsi, è stato allestito nelle vie e nelle piazze del paese.