Un raffinato gioco di equivoci e scambi di persona con “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, celebre commedia di Oscar Wilde che debutta sabato 18 dicembre alle 20.45 al Teatro Centrale di Carbonia sotto le insegne della Stagione di Prosa 2021-2022 firmata CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna nell’allestimento de La Clessidra Teatro con la regia di Anna Pina Buttiglieri: sotto i riflettori (in ordine alfabetico) Eleonora Aru, Valentina Aru, Carla Calabrò, Denise Concas, Simona Lisci, Davide Maringiò, Marco Martinetti, Francesca Puddu, Omar Soddu che prestano volto e voce ai protagonisti della scoppiettante pièce incentrata sul valore simbolico dell'”onestà”.
Fin nel titolo – con un quasi intraducibile gioco di parole – il grande poeta, scrittore e drammaturgo irlandese mette l’accento sulla sincerità, requisito fondamentale agli occhi delle fanciulle amate dai protagonisti: in un’insolita ambientazione sudamericana, in una Buenos Aires fuori dal tempo, si intrecciano i destini dei due amici e delle rispettive fidanzate, tra pregiudizi e rigide convenzioni sociali, ma tutto si risolve grazie a un’inattesa rivelazione e si giunge all’atteso lieto fine.
per saperne di più: www.cedacsardegna.it
Il fascino di una commedia di Oscar Wilde per la Stagione di Prosa 2021-2022 firmata CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna: sabato 18 dicembre alle 20.45 al Teatro Centrale di Carbonia debutta “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, nella mise en scène de La Clessidra Teatro con la regia di Anna Pina Buttiglieri che trasporta l’intricata vicenda dall’Inghilterra vittoriana fin in Sud America, in una Buenos Aires fuori dal tempo. Sotto i riflettori (in ordine alfabetico) Eleonora Aru (Carmen), Valentina Aru (Guenda Alvarez), Carla Calabrò (Zia Augusta Alvarez), Denise Concas (Lucita), Simona Lisci (Letizia Santos), Davide Maringiò (Algernon Herrera), Marco Martinetti (Reverendo Rodriguez), Francesca Puddu (Cecilia Castillo) e Omar Soddu (Jack Cordoba) interpretano i protagonisti di una vicenda paradossale, in cui il grande poeta, scrittore e drammaturgo irlandese mette a nudo l’inganno delle apparenze e mostra quanto sia complicata e a volte insidiosa la ricerca della verità.
La trama è nota: per potersi concedere qualche libertà, due giovani conducono una doppia vita, attribuendo ciascuno ad un proprio immaginario alter ego le proprie debolezze e trasgressioni, o semplicemente le proprie frivolezze mondane, conservando così un’immagine irreprensibile agli occhi del mondo, finché entrambi s’innamorano e proprio di due fanciulle che esigono dal proprio futuro sposo quale requisito irrinunciabile che egli porti il nome di Ernesto (ovvero come suggerisce il titolo, con un intraducibile calembour, che sia indiscutibilmente “onesto” di nome e di fatto). “The Importance of Being Earnest” – ovvero “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, che diventa a volte “L’importanza di essere Franco”, “L’importanza di essere Fedele”, “L’importanza di essere Probo”, “L’importanza di essere Costante” o “L’importanza di essere Onesto” – gioca sulla singolare assonanza nella pronuncia della lingua inglese tra il nome e l’aggettivo che esprime la sincerità d’animo, così che si potrebbe supporre che un individuo in tal modo battezzato non possa che cercare di corrispondere a quell’ideale implicitamente presente nel suo stesso nome.
Il dilemma dell’aristocratico Algernon e del suo amico Jack (che finge di essere Ernesto) davanti alla richiesta delle due dame che hanno loro rubato il cuore – rispettivamente Cecilia, pupilla di Jack, e Guenda, cugina di Algernon – non è certo se metterle a parte del loro segreto, ovviamente inconfessabile, ma invece di trovare il modo di persuaderle della propria lealtà e delle proprie buone intenzioni, insomma conquistare la loro fiducia a dispetto o forse in virtù delle loro bugie. Il trionfo dell’amore – a dispetto delle chiare e reciproche inclinazioni degli interessati – trova però ben altri ostacoli sulla via del matrimonio, date le origini misteriose di Jack, un trovatello adottato da un gentiluomo: un pretendente non proprio bene accetto per la madre di Guenda e zia di Algernon, Lady Augusta o meglio Zia Agusta nella versione argentina, la quale esige che il futuro genero, al di là delle sue qualità personali, sia in grado di indicare dei degni e possibilmente nobili genitori. Wilde non esita a far ricorso all’agnizione – stratagemma fondamentale della commedia antica – e dopo un susseguirsi di equivoci, scambi di persona, inganni e rivelazioni, tutto si risolve nell’atteso lieto fine.
“L’importanza di chiamarsi Ernesto” – rappresentata per la prima volta il 14 febbraio 1895 al St James’s Theatre di Londra, e poi riproposta innumerevoli volte, oltre alle fortunate trasposizioni per il piccolo e il grande schermo – continua a conquistare il pubblico grazie a un perfetto meccanismo teatrale, da cui emerge l’ipocrisia della società: l’irrequietezza della gioventù, che induce i protagonisti a ricorrere alla menzogna pur di custodire intatta l’immagine della loro virtù, trova un rimedio nell’amore e nella saggezza di una raggiunta maturità, allorché i due decidono di mettere la testa a posto e convolare a nozze. Le due fanciulle – pur nella loro “ingenuità”, perfettamente confacente al loro rango, all’età e all’educazione – in un certo senso rappresentano l’elemento salvifico, che porterà Jack e Algernon a ravvedersi, per meritare l’affetto e soprattutto la stima delle future consorti: in quella istanza di sincerità le due donne fondano il presupposto di un matrimonio felice e dopo quella parentesi sregolata e frivola in cui hanno potuto sbizzarrirsi, anche i due giovani paiono aspirare alla tranquillità e alla serenità della vita familiare.
“L’importanza di chiamarsi Ernesto” rivive sulla scena in chiave contemporanea, nella versione de La Clessidra Teatro, con un’ambientazione differente, più vicina allo spirito latino e alla cultura mediterranea. «I personaggi “argentinizzati” non perdono lo spessore caratteriale datogli dal loro creatore, ma acquisiscono ulteriori sfumature ironiche che permettono di godere del nonsense e dell’assurdo che impregna il testo del grande drammaturgo irlandese – spiega la regista Anna Pina Buttiglieri –. «In questo libero adattamento la scelta registica vuole creare un momento di evasione nel vero senso della parola: Algernon Herrera e Jack Cordoba, alias Ernesto, sono due amici di vecchia data; il primo abita in città ed il secondo in campagna, ed entrambi vivono una “vita segreta”. Jack ama Guenda Alvarez, cugina di Algernon, e vorrebbe sposarla. La donna ricambia il sentimento, ma desidera fermamente ed esclusivamente sposare un uomo di nome Ernesto. Anche Cecilia ha la stessa fissazione e il suo spasimante, Algernon, è costretto a ricorrere allo stesso stratagemma di Jack, ovvero fingere di chiamarsi Ernesto. Inganni, equivoci, scambi di identità sono all’ordine del giorno e si susseguono con ritmo incalzante in un intreccio brillante e divertente dove sono protagoniste le passioni amorose».
Una commedia divertente e sempre attuale, divertente e coinvolgente, in cui al di là dell’ironia emergono la profondità dei sentimenti e la necessità per gli innamorati di poter costruire il loro amore e il loro futuro sulla base di una reciproca fiducia: Wilde porta in scena con brillante e sottile umorismo una storia surreale e sorprendente, quasi fiabesca da cui emergono contraddizioni e paradossi della rigida morale dell’epoca dell’epoca vittoriana – e non solo.
INFO & PREZZI
CARBONIA
biglietti:
platea – file da 1 a 7: 16 euro
platea – file da 8 a 11: 14 euro
platea – file da 12 a 14: 12 euro
platea – fila 15 e Galleria: 10 euro
platea – fila 16 e 17 e Palchetti: 7 euro
prevendita online: www.vivatickets.it
Info: 349.6961110 – 338.9831142 – e-mail: [email protected]