Coldiretti Sardegna chiede spiegazioni sulla apertura del Consorzio di tutela del Pecorino Romano alla produzione del famoso formaggio con latte non proveniente da pecore autoctone.
“Stentiamo a comprendere le motivazioni che hanno portato il Consorzio di tutela del Pecorino Romano ad aprire la discussione all’interno della propria assemblea sulla opportunità di consentire, nella misura del 10%, la produzione del Pecorino Romano Dop anche con latte di pecora di razze diverse da quelle autoctone presenti storicamente nei territori di produzione che sono la Sardegna, il Lazio e la provincia di Grosseto”.
LE DOMANDE
E’ quanto sostiene Coldiretti Sardegna che si domanda: qual è il motivo? Qual è l’obiettivo? Quali i vantaggi?
Chi ha aperto questa discussione e come mai visto che tra i pastori c’è una diffusa e radicale contrarietà? Come mai, gli aspetti di produzione del latte su cui i pastori sono manifestamente contrari interessano il mondo della trasformazione? Se la proposta non viene da chi produce il latte, perché chi lo trasforma vuole che gli stessi pastori lavorino con altre razze di pecore? Se il Consorzio rappresenta tutta la filiera produttiva perché non rispetta la manifesta contrarietà di tutti i pastori?
PECORE AUTOCTONE
Coldiretti Sardegna “come del resto abbiamo detto anche pubblicamente in tempi non sospetti, riteniamo che il latte destinato alla produzione del Pecorino romano Dop debba essere quello munto dalle pecore delle razze autoctone nei territori di produzione e dunque per la Sardegna quelle di razza sarda, compresa la nera di Arbus”.
“Visto che si è aperta la discussione – evidenzia il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cuabu – il momento è anzi opportuno per integrare il disciplinare di produzione specificando anche le razze autoctone dalle quali deve provenire il latte destinato al Pecorino romano Dop, laddove oggi si parla solo di “…esclusivamente con latte fresco di pecora intero, provenienti da allevamenti ubicati nel territorio delle regioni Sardegna, Lazio e nella provincia di Grosseto”.
“Questa proposta ci appare alquanto fuori luogo e tempo – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna -. Già dagli anni scorsi, anche durante incontri pubblici, come per esempio a Banari, dove erano anche presenti dei dirigenti del Consorzio di tutela del Pecorino romano, manifestai la nostra posizione al riguardo, dicendo che pur nel rispetto e nella libera scelta imprenditoriale di investire nell’allevamento di razze di pecore diverse da quella sarda, il Pecorino romano Dop debba essere prodotto esclusivamente con quello delle razze autoctone dei territori indicati nel disciplinare di produzione, mentre l’altro deve essere destinato ad altri tipi di formaggio”.
IL METODO
Inoltre Coldiretti Sardegna mette l’accento anche sul metodo: aldilà della legittimità amministrativa, l’eventuale decisione presa dall’assemblea del Consorzio, rappresenterebbe realmente anche il mondo produttivo anche se chi vota non è suffragato dal voto delle assemblee, o dalle posizioni reali dei pastori. Per questo “una decisione cosi importante non può essere presa nell’assemblea del Consorzio del Pecorino Romano dai soli delegati, ma gli stessi devono avere delega specifica da tutti i pastori convocando preventivamente tutte le assemblee delle cooperative”.
“Sono decisioni che richiedono la massima trasparenza e condivisione – prosegue il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – in cui è importante capire lo scopo di questa proposta visto che uno dei problemi principali che viene spesso individuato unilateralmente dal mondo della trasformazione come causa del crollo del prezzo del Pecorino, la sovrapproduzione di latte, dunque si accusano, quasi sempre a sentimento e senza un dato che lo dimostri, gli allevatori, gli stessi che oggi sono contrari a questa decisione. Includendo altre razze, estranee a quelle autoctone, anche con un generico 10% apparentemente minoritario e insignificativo, aprirebbe porte sconosciute e pericolose che potrebbe infine accrescere i litri di latte da trasformare in Pecorino Romano”.- ha concluso Saba.