Il 14,4% della Sardegna a rischio frane e
inondazioni: interessate 58mila abitazioni e 10mila attività
produttive. Lai e Serra (Confartigianato Sardegna) commentano il Rapporto ISPRA 2020: “Agire per una corretta pianificazione territoriale e mitigazione del rischio idrogeologico. Bene i 13 milioni per i reticoli idrografici ma fruttare risorse del PNRR per non contare più morti e distruzione”.
Il 14,4% della Sardegna, ben 3.477 chilometri quadrati, è a rischioalluvioni e inondazioni, interessando così 477mila abitanti e quasi
1.500 beni culturali.
Questo, in sintesi, è ciò che emerge dai dati 2020 rilevati dall’ISPRA
sul Dissesto idrogeologico in Italia, rielaborati dall’Ufficio Studi
Confartigianato Sardegna.
Conseguenze del maltempo
“Le piogge incessanti che da ormai più di 20 giorni, in particolare
nel sud Sardegna e in Gallura, si sono trasformate in alluvioni,
portando morte e causando gravi danni agli edifici privati alle
infrastrutture pubbliche, fanno tornare d’attualità il problema del
dissesto idrogeologico e di un territorio ancora troppo fragile, che
necessita di urgente manutenzione e messa in sicurezza. Purtroppo
queste situazioni hanno anche un impatto diretto sulle attività
produttive che, a causa di questi eventi, sempre più spesso si trovano
nelle condizioni di non aver la capacità e la forza per ripartire.
Questo non possiamo permettercelo”.
E’ questo il commento di Maria Amelia Lai, Presidente di
Confartigianato Imprese Sardegna, sulla situazione di una corretta
pianificazione territoriale, fondamentale per la mitigazione del
rischio idrogeologico.
La scala dei rischi
I numeri per l’Isola, per fortuna, dicono anche che solo il 3,4% del
territorio sardo è a “elevato rischio”, mentre il 4% è a “medio
rischio” e il 7% a “basso rischio”.
Analizzando il territorio, su 24.100 chilometri quadrati, 827 kmq (il
3,4%) subiscono una “elevata pericolosità idraulica con alto rischio
frane”, coinvolgendo ben 80mila persone e 346 beni culturali. La
fascia a “rischio medio”, interessa invece 974 chilometri quadrati,
coinvolge quasi 125mila abitanti e 433 beni culturali. La fascia più
bassa, quella a “lieve impatto”, va a impattare su 1.676 chilometri
quadrati di territorio, sui quali gravitano 271 abitanti con 674 beni
culturali.
Tra le varie province sarde, quella “più a rischio” è quella del Sud
Sardegna, con 227 chilometri quadrati “ad elevata pericolosità”, segue
Oristano con 209, il Nord Sardegna con 163, Nuoro Ogliastra con 130 e
Cagliari con soli 96,
Una analoga analisi di 4 anni fa, rilevava come ben 338 Comuni
dell’Isola, l’89,7% dei 377 totali, nei loro territori avessero aree
caratterizzate da un’elevata o molto elevata pericolosità da frana o
da una media pericolosità idraulica. In queste aree, di conseguenza
risultavano a rischio 58.228 edifici, 10.701 attività produttive con
28.674 addetti. In particolare, sempre nell’analisi di 4 anni fa,
raccontavano di una Sardegna con 12.250 edifici esposti a pericolo
elevato e molto elevato di frane (il 2,0% del totale) e 41.978 edifici
minacciati da rischio alluvione di grado medio (il 6,9%). Si contavano
poi 1.346 imprese a rischio frane (l’1,1%), ben 9.355 quelle a rischio
idraulico di media intensità (l’8,0%).
Cambiamento climatico e fenomeni di dissesto
“Purtroppo assistiamo sempre più spesso a sfasamenti climatici che si
verificano con lo slittamento delle stagioni, la tendenza alla
tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi – fa eco
Daniele Serra, Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna – che
hanno fatto registrare in Sardegna, e in tutto il resto d’Italia,
negli ultimi dieci anni tanti miliardi di euro di perdite, tra cali
della produzione agricola e danni alle strutture e alle
infrastrutture”. “Siamo di fronte a una situazione climatica in forte
evoluzione e difficile da controllare – prosegue Serra – soprattutto
per una regione fragile come la Sardegna, serve intervenire
urgentemente creando strumenti di gestione del rischio sempre più
avanzati, efficaci e con meno burocrazia”.
Ma al di là della natura, sempre più imprevedibile, vi sono i cronici
problemi economici.
“Con i tagli di Bilancio, che si sono susseguiti negli ultimi decenni,
non solo nella Sanità, si è investito sempre meno nella prevenzione,
nella messa in sicurezza e nel ripristino del territorio – sottolinea
la Presidente Lai – è sotto gli occhi di tutti come l’economia
italiana abbia fatto registrare una caduta di questi stanziamenti
pubblici, situazione che ha reso il territorio più vulnerabile alle
conseguenze dei cambiamenti climatici come ogni volta, purtroppo,
viene evidenziato dopo gli effetti disastrosi delle ondate di
maltempo”. “E’ positiva la notizia dei 13 milioni che il Consiglio dei
Ministri ha recentemente stanziato per la Sardegna per la messa in
sicurezza dei reticoli idrografici, a tutela del territorio e dei
centri abitati – continua – con questi saranno realizzate nuove opere
finalizzate al recupero ed al miglioramento della funzionalità
idraulica dei reticoli idrografici, con particolare riferimento ad
interventi in aree particolarmente vulnerabili per la salvaguardia
della sicurezza dei cittadini, dei beni e delle attività produttive”.
“Al di la di questi – rimarca la Lai – auspichiamo che anche in
Sardegna possano arrivare anche altri stanziamenti del PNRR, che
potrebbero venir messi a disposizione dal Ministero dell’Ambiente per
il ripristino, la salvaguardia, la messa in sicurezza di aree esposte
a rischio di dissesto e per le opere già esistenti. Questi fondi
rappresenterebbero una opportunità quasi unica e che va assolutamente
colta e sfruttata. Ci auguriamo che gli Enti Locali si preparino a
sfruttare questi ingenti risorse perché futuro è anche nelle loro
scelte e nella loro capacità di amministrare e investire tali
finanziamenti”. “Non vorremmo – conclude la Presidente – che la
burocrazia facesse più danni delle alluvioni”.
Per Confartigianato Sardegna, in conclusione, risultano fondamentali
non solo efficaci sistemi di allertamento ma anche e soprattutto una
corretta pianificazione territoriale, interventi strutturali,
manutenzione e buone pratiche anche in campo agricolo e forestale,
fondamentali per la mitigazione del rischio idrogeologico, in
un’ottica di salvaguardia della sicurezza delle persone e delle realtà
produttive, il tutto unito a una importante capacità di spendita delle
risorse.