Infermieri, Nursing Up: Rinnovo contratto sanità, si entrerà presto nel vivo con le cruciali discussioni sulla ricostruzione dell’ordinamento e sul trattamento economico degli operatori sanitari.
Il Presidente De Palma: «Non arretreremo di un millimetro, in ballo c’è un contratto che rappresenta il presente e il futuro degli infermieri e delle altre professioni sanitarie. Cosa faranno gli altri sindacati di fronte alle posizioni ostinate dell’ARAN?»
ROMA 22 DIC 2021 – Poche luci e ancora molte ombre emergono, come avevamo ampiamente previsto, dopo la nuova riunione del tavolo negoziale, nell’ambito della trattativa per il rinnovo del contratto della sanità.
Come sindacato Nursing Up, in merito alle questioni legate ad alcuni istituti contrattuali relativi al rapporto di lavoro, abbiamo confermato le nostre forti posizioni e le richieste, già ampiamente ribadite nel corso delle precedenti discussioni, senza dimenticare che attendiamo ora di entrare nel vivo della trattativa, con quelli che sono i passaggi fondamentali, per arrivare a quel traguardo a cui tutti gli infermieri italiani guardano con attenzione: un nuovo ordinamento, per un nuovo contratto degno di tal nome.
In tal senso saremo in prima fila, pronti ad affrontare, da qui a breve, la cruciale discussione sulla ricostruzione dell’ordinamento e, direttamente collegata con essa, la questione del trattamento economico degli operatori sanitari.
Sul rapporto di lavoro, Nursing Up ha ribadito i punti chiave già esposti nelle precedenti riunioni.
– Sblocco della mobilità per gli infermieri e per l’altro personale sanitario
– Conferma del diritto allo straordinario festivo infrasettimanale “anche per il personale turnista” (diritto che l’ARAN propone di cancellare), possibilità per i turnisti di utilizzare le 18 ore di permessi ad ore, ex legge 104/92 (mentre l’ARAN vuole limitare tale possibilità ad altri).
– Ed ancora, aumento di quella ridicola ed insufficiente manciata di minuti retribuiti, dedicati al passaggio di consegne ed alla vestizione e svestizione.
– Evitare di portare in detrazione le ore in meno effettuate dagli interessati rispetto al debito settimanale previsto, quando gli stessi portano a credito ore effettuate in precedenza, ma mai retribuite agli interessati.
– Positiva, quanto meno, a nostro avviso, la nuova formulazione dell’articolo relativo ai congedi per le donne vittime di violenza, in particolare per la parte che introduce il diritto per la lavoratrice di poter rientrare nella città o nell’azienda di provenienza al termine del periodo di protezione.
Manca, purtroppo, il feedback dell’Aran in riferimento alla nostra richiesta di due ore da dedicare alla formazione per il personale sanitario, che Nursing Up vorrebbe scorporare dal debito orario settimanale. Tutto ciò permetterà, solo per citare un esempio, e come già accade per i medici, che gli infermieri non debbano essere più chiamati a svolgere 36 ore settimanali di turnazione o di servizio attivo ma bensì 34, potendo così dedicare le dure ore restanti alle attività di formazione, passaggio questo fondamentale per il loro presente e il loro futuro professionale.
Su molti degli aspetti sopra elencati, abbiamo preso atto, ma solo in occasione delle ultime sedute negoziali, della posizione “tardiva” di alcuni altri sindacati, che solo in questo momento sembrano unirsi alle richieste che portiamo avanti noi ormai da anni, pur non avendo in precedenza inserito tali richieste nelle loro piattaforme.
Come mai? I più arguti tra i lettori potranno provare a dare una risposta!
Per quanto ci riguarda, non abbiamo intenzione di farci illudere dal canto delle sirene. Ben vengano, solo adesso, certe richieste da parte di taluni sindacati, ma ci aspettiamo che tutta la loro enfasi non si fermi “al mero domandare”, vero come è che una mera richiesta non si nega a nessuno.
Vedremo, andando avanti, se queste organizzazioni daranno battaglia reale per arrivare a ottenere i risultati che chiedono, convinti come siamo che chiedere è sempre lecito, accontentarsi di una negazione da parte dell’ARAN è una scelta. Insomma, combattere per quello che si chiede è cosa diversa!
D’altronde, se è vero che senza la volontà delle parti sindacali il contratto non si firma, è anche vero il contrario, e cioè che se 3 o 4 sindacati, quelli che rappresentano almeno il 51% decidono di firmare il contratto, il documento si firma, in barba a quello che pensano tutti gli altri.
Che fine ha fatto, poi, il grande obiettivo da tutti dichiarato della valorizzazione dei professionisti che esercitano attività di elevata qualificazione?
Anche su questo, proprio a quei sindacati dei quali parliamo, noi domandiamo: ci fermeremo alle mere richieste “oppure combatterete” per far sì che la valorizzazione che gli infermieri e le altre professioni sanitarie aspettano, possa realmente arrivare nell’ambito della revisione dell’ordinamento professionale che ci accingiamo a discutere?
Restiamo in trepida attesa di verificarlo. Certo è che siamo pronti a dare battaglia per questo!