All’interno della comunicazione, e nell’evoluzione della stessa, internet riveste un ruolo centrale e sono rilevabili aspetti positivi e negativi. Focalizzando l’attenzione sugli aspetti positivi è evidente come la comunicazione in internet permetta contatti attraverso varie modalità interattive, come le chat oppure le videochiamate, e la sua indipendenza ed apertura permetta un flusso di informazioni e comunicazioni pressoché illimitato.
Focalizzando l’attenzione sugli aspetti negativi, essendo internet uno strumento ormai centrale nella formazione dell’opinione pubblica, è inevitabile che vi si annidino numerosi rischi per i quali si rende necessario un approfondimento.
È da rilevare come il flusso incontrollabile di informazioni sia seriamente in grado di porre a rischio i valori fondamentali democratici. Proprio la massima libertà espressa attraverso internet può portare con sé espressioni pregiudizievoli e visioni parziali dei fenomeni che rendono difficile cristallizzare il concetto stesso di ‘verità’, anche se per le espressioni del pensiero questo aspetto non dovrebbe essere considerato un obbligo.
Su internet si determinano diverse dinamiche che portano, ad esempio, ad intrecciarsi la libera manifestazione del pensiero e l’informazione. Se da una parte c’è chi ritiene necessario far riferimento ad interventi legislativi per disciplinare la responsabilità delle piattaforme, dall’altra ci sono le organizzazioni internazionali che sottolineano le criticità proprio per l’incompatibilità con gli standard previsti per le restrizioni alla libertà di espressione.
Il ruolo degli Internet Service Providers e delle piattaforme
Il problema riguarda, soprattutto, il contrasto di questo fenomeno quando avviene online. Le criticità sono numerose: l’anonimato dell’autore, la permanenza del messaggio nel web e la capacità di diffusione dello stesso in altre piattaforme.
Per questo motivo, tra il 2006 e il 2008, in sede ONU era stato proposto il progetto per dare vita alla Dichiarazione dei diritti in internet e per stabilire opportune linee guida che hanno poi effettivamente dato vita ad un Codice di condotta proprio per contrastare i discorsi d’odio in rete: un ruolo fondamentale di controllo viene attribuito all’Internet Service Providers, alle piattaforme di condivisione e alle multinazionali, che devono garantire la rimozione del contenuto offensivo entro 24 ore dalla pubblicazione.
Ma che cosa viene considerato hate speech punibile secondo queste piattaforme?
È possibile verificare due piattaforme social, ad esempio Facebook e Twitter, per esaminare quali definizioni offrono di ciò che loro considerano un’espressione punibile:
- Facebook fa riferimento ad attacchi, reali o percepiti, indirizzati a persona o ad un gruppo in base alla razza, etnia, nazionalità, religione, sesso o identità sessuale, orientamento sessuale, disabilità e malattia;
- Twitter indica invece quelle espressioni che promuovono la violenza contro la persona o un gruppo, con attacco diretto o minaccia per le stesse fattispecie elencate da Facebook.
Ma quali parametri utilizzano i Service Providers per verificare che si tratti effettivamente di un’espressione punibile?
Il rischio che si corre, infatti, è quello di censurare un determinato contenuto con l’attuazione di una limitazione non proporzionata della libertà, in quanto potrebbero non essere considerate delle misure intermedie ma si potrebbe arrivare direttamente ed automaticamente alla condanna attraverso la censura, senza che per questa procedura si consideri necessaria l’approvazione di un Tribunale.
Allo stesso tempo, una volta che il contenuto viene immesso in rete e pur garantendone la rimozione dalla piattaforma entro 24 ore, questo può continuare a circolare in altre piattaforme rendendo difficilissimo porre un freno.
È chiaro, quindi, che le finalità che si intendono perseguire sono legittime proprio perché mirano alla tutela dei soggetti colpiti. I dubbi sorgono sulle modalità scelte ed utilizzate per raggiungerle che rischiano di sacrificare ingiustamente la libertà di espressione
Il controllo dei service providers e il rischio di censure arbitrarie
L’attribuzione di un ruolo di controllo vasto e generico in capo ai service providers, alle piattaforme di condivisione e alle multinazionali attraverso la rimozione dei contenuti considerati offensivi rischia di sacrificare in maniera eccessiva e poco attenta la libertà di espressione del pensiero; perché può colpire manifestazioni totalmente inoffensive solo perché rientrano nei parametri stabiliti dalle piattaforme.
Quali sono i parametri precisi per il bilanciamento di interessi utilizzati dai service providers per decidere di eliminare queste manifestazioni online?
Il rischio che si corre è quello di compiere delle arbitrarie censure, in quanto mancano delle misure intermedie applicabili. Sarebbe più giusto far riferimento a quelle proposte tese ad una maggior responsabilizzazione dell’utente attraverso un preavviso in relazione alla possibilità che quei contenuti siano offensivi e facendo assumere la responsabilità all’utente per la pubblicazione di quel contenuto.
La denuncia di Frances Haugen
Ma non è l’unico rischio che si corre. Sempre nel mese di ottobre 2021 in America una ex dipendente di Facebook, Frances Haugen, ingegnera informatica addetta ai dati, ha denunciato la piattaforma per aver allentato la censura sui messaggi d’odio e sui contenuti che disinformavano sui risultati elettorali, finendo così per favorire la diffusione di messaggi su presunti brogli.
Secondo la dipendente, quindi, Facebook, dopo le elezioni 2020, non avrebbe censurato (come stabilito nelle sue linee guida) i messaggi d’odio presenti nei social, con l’intento di mantenere e fomentare questo tipo di discorsi e alimentando un clima molto pesante nel paese.
Di più: Frances Haugen afferma che queste sono state delle vere e proprie scelte accurate da parte della piattaforma attraverso lo sviluppo e la distribuzione di algoritmi che amplificano l’hate speech, cioè l’odio e la contrapposizione fra gli utenti.
Per questo motivo la discussione è sempre aperta, le soluzioni finora adottate possono e devono essere sempre migliorate e ricalibrate.
Elena Elisa Campanella