In Italia, secondo il report stilato da Caritas Italiana, c’é stata una diminuzione della popolazione di origine straniera rispetto al 2020: da 5.306.548 del 2020 a 5.035.643 attuali (-5,1%). Tra questi i titolari di permesso di soggiorno sono circa 3.696.697. D’altra parte, calcolare una stima di immigrati irregolari sarebbe fuorviante, difficile. Secondo le stime Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) gli stranieri non regolarizzati, tra migranti irregolari e cittadini comunitari non residenti e in condizioni di fragilità sociale, sono oltre 700.000; 55 mila persone sono senza dimora, o minori stranieri non accompagnati; 200 mila invece sono i migranti che hanno fatto domanda di regolarizzazione. La pandemia, in aggiunta, ha esacerbato il lavoro nero -quindi la mancanza di uno dei requisiti per il permesso di soggiorno- e ha esacerbato anche la disoccupazione: 13,1% di cittadini stranieri, superiore al tasso di disoccupazione di cittadini italiani (8,7%).
In sintesi, le stime dei soggetti in condizione di fragilità sanitaria e sociale sono 800.000: 500.000 irregolari, 45.000 homeless, 200.000 persone hanno fatto domanda di regolarizzazione. A fronte di questi numeri -messi da parte dai media- come si sta svolgendo la campagna di vaccinazione per coloro che vivono “in condizione di fragilità sanitaria e sociale”?
I dati raccolti fino al 24 settembre mostrano che sono stati rilasciati 45.326 green pass scaricati da persone in possesso della tessera Stp (Straniero temporaneamente soggiornante). Mettendo da parte gli stranieri regolari e con tessera sanitaria, la cifra menzionata sembra irrisoria. Da una parte ci sono i migranti extracomunitari in possesso della Stp, dall’altra i cittadini Ue non registrati nel sistema sanitario e in possesso della tessera Eni (Europeo non iscritto). In aggiunta, ci sono anche coloro che hanno ricevuto il vaccino con un codice fiscale generato virtualmente. Ma quali difficoltà non hanno portato ad una corretta campagna vaccinale?
- i) Le Questure. Ricordate le 200.000 domande di regolarizzazione? La gran parte si sono perse nel multiverso burocratico, consentendo la regolarizzazione solo al 5% dei richiedenti (11.000) e in un anno il 26% (60.000).
- ii) Molti immigrati regolari non hanno potuto rinnovare il visto per gli effetti economici della pandemia, e una delle cause è proprio la disoccupazione, come abbiamo visto.
- iii) Le piattaforme di prenotazione. Solo 13 regioni su 21 hanno dato la possibilità di accedere a chi non è iscritto al sistema sanitario nazionale perché non regolare. Le alternative alle piattaforme sono stati gli open day, gli ambulatori mobili o le cooperative per il terzo settore.
- iv) Nei contesti di marginalità persiste la cattiva informazione circa i vaccini. E questa ridotta informazione genera indecisione o un no secco.
- v) Prima della modifica del decreto legge del 6 agosto 2021, gli immigrati non regolari non hanno potuto scaricare il green pass. Nonostante i vaccini, non hanno potuto muoversi liberamente, e accedere a servizi socialmente utili.
La modifica del decreto legge di agosto è stata fatta circa un mese dopo. Il ddl è reperibile dal dossier del 21 settembre 2021 della Camera per la modifica del DL 111/2021 – A.C. 3264 – A recante le misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali, in materia di trasporti. Di questo decreto ci interessa la modifica all’articolo 1-bis: “l’assegnazione di una certificazione verde provvisoria o, in alternativa, di un codice a barre personale, ai cittadini Ue e dei Paesi terzi, anche senza fissa dimora, che vengono sottoposti a profilassi vaccinale”. Il punto è che fino alla modifica del decreto i migranti irregolari in possesso di Stp, Eni e codice fiscale generato virtualmente hanno potuto completare il ciclo vaccinale, senza però la possibilità di scaricare il certificato verde, perché il sistema non riconosce come validi i loro dati. Anche se ora è possibile per coloro che hanno la tessera Stp ed Eni scaricare il green pass, il problema è parzialmente risolto: coloro che si sono prenotati con il codice fiscale autoprodotto non è possibile ottenere il certificato verde perché non riconosciuti dal sistema. Le intenzioni sono buone, ma come giustamente propongono gli enti di volontariato come EroStraniero, non è stato fatto un coerente programma di vaccinazione e tutela per questa fascia, nonostante il decreto “rilancio” del 2020.
La pandemia ha ingigantito non soltanto un divario circa la distribuzione dei vaccini –anche la questione della sospensione dei brevetti- a livello globale, tra un Paese e l’altro, ma anche all’interno dello stesso Stato, tra un cittadino e l’altro. E questo è chiaramente un dato di fatto. Un dato di fatto che resta spesso sullo sfondo. Possiamo confrontare la campagna vaccinale in favore delle minoranze negli Stati Uniti con la nostra situazione. A cambiare sono le coordinate geografiche, le latitudini, le longitudini e le politiche sanitarie locali. Per cui, mentre le percentuali di riferimento tra dati di comodo e quelli meno restano agli antipodi, i media battono il ferro sullo scontro manicheo tra pro vax e no vax.