È una presa di posizione unanime e condivisa quella lanciata oggi dalle organizzazioni agricole regionali di Confagricoltura, CIA e COPAGRI sulla modifica al disciplinare di produzione del Pecorino Romano Dop riguardante, al momento, l’aspetto specifico sulla tipologia delle razze ovine allevate nelle tre aree di produzione: Sardegna, Lazio e provincia di Grosseto.
Le organizzazioni di categoria si sono dichiarate favorevoli all’indicazione delle razze autoctone nel disciplinare dell’eccellenza casearia nostrana, affinché il Pecorino Romano possa essere prodotto solo con latte proveniente da razze storiche (sull’Isola c’è la pecora di razza Sarda e oltre mare la Vissana, Sopravissana e Maremmana), considerato che nell’attuale disciplinare non c’è nessuna previsione del genere e che di conseguenza tutto il latte conferito, indipendentemente dalle razze, è idoneo alla produzione di P.R. purché proveniente da allevamenti sardi.
Oltre alla limitazione geografica per la produzione è necessario puntare dunque sulla definizione delle razze per tutelare la tipicità e l’unicità del P.R. che già oggi è aggredito da imitazioni e contraffazioni e dalla concorrenza di prodotti succedanei provenienti da altri Paesi europei: Francia, Spagna, Grecia e Bulgaria.
Le caratteristiche peculiari del Pecorino Romano sono dovute alla modalità di allevamento e a ciò che mangiano gli animali, poiché il latte prodotto deriva dai nostri tipici pascoli naturali. Se si vuole quindi mantenere un legame con il territorio è necessario conservare queste caratteristiche.
I consumatori, oggi, sono sempre più attenti all’aspetto del benessere animale, all’alimentazione e alla tipicità del prodotto e dunque alle caratteristiche che lo legano al pascolo. A maggior ragione, pertanto, bisogna puntare sulla relazione tra territorio e modalità di allevamento che portano al prodotto finito, magari evidenziando queste informazioni nelle etichette di vendita dei formaggi.
Attualmente in Sardegna, con circa 3 milioni di capi ovini allevati, vengono prodotti quasi 320milioni di litri di latte, di cui 200milioni sono destinati alla trasformazione in Pecorino Romano. Vi è perciò latte a sufficienza per la produzione di P.R. la cui crescita non può essere incontrollata.
La storia produttiva ti tale eccellenza casearia ovina dice che ogni volta che l’offerta si è discostata in termini significativi dalla domanda, il prezzo del formaggio è calato, trascinando conseguentemente al ribasso anche quello del latte alla produzione pagato ai pastori. Oggi, tra l’altro, non esiste un Piano di regolazione dell’offerta, pertanto, è necessario in questo momento un maggiore controllo delle produzioni e un tetto di autoregolamentazione.
Alla luce di questa situazione generale, Confagricoltura Sardegna, CIA Sardegna e COPAGRI Sardegna ritengono che possa essere prevista una fisiologica tolleranza accidentale di latte proveniente da altre razze, in una minima percentuale indicata dall’assemblea dei soci del Consorzio, in modo da tutelare le caratteristiche peculiari del Pecorino Romano Dop e le tradizionali modalità di allevamento con tutte le implicazioni sociali, culturali e paesaggistiche che questo comporta.