Lettera Aperta dal Comitato Salva Olbia ad O.I.S. s.r.l. – Opere Infrastrutture Sardegna – Sub Commissario per la mitigazione del rischio idrogeologico ad Olbia.
Facciamo seguito alla precorsa corrispondenza degli ultimi otto anni con diversi interlocutori, circa la soluzione del problema delle alluvioni ad Olbia.
Una scorciatoia costosa e inefficiente
La soluzione di una galleria continua come quella di 12 km della Technital parrebbe una “scorciatoia” percorribile ma ci lascia molto perplessi perché si tratta di una diga interrata in cemento armato posta a monte dell’abitato, la quale avrebbe un impatto da valutare sul territorio.Riteniamo che una simile opera dovrebbe essere necessariamente basata su risultati di indagini specifiche sul terreno finalizzate a riconoscere le caratteristiche idrogelogiche attuali delle falde della piana di Olbia e a valutare a norma di legge gli impatti che essa avrebbe sulla piana e sulle costruzioni della città che in essa sussistono.
Il parere di Prof. Giovanni Barrocu; geologo, docente ingegneria e consigliere UNESCO.
Secondo l’Ordinario di Geologia Applicata e Direttore del Dipartimento di Ingegneria del Territorio dell’Università di Cagliari e consigliere
scientifico dell’UNESCO per le acque delle aree costiere e i loro rapporti con il mare.
Egli aveva partecipato a due diversi incontri-convegni organizzati ad Olbia dal Comitato “Salvaguardia Idraulica Olbia”, quando si prospettavano la soluzione del Prof. Mancini (tre vasche di laminazione ed allargamento canali esistenti) e quella (giudicata più appropriata) dello Studio d’Equipe di Olbia, consistente in solo uno scolmatore prevalentemente a cielo aperto, con tre tratti in galleria di circa 800 m ciascuno.
Profondo conoscitore della Piana e della Città di Olbia, per aver collaborato alla stesura del P.U.C. assieme ai professori Clemente e Macciocco, in base alle sue esperienze in ambito locale, sardo ed internazionale, il Prof. Barrocu aveva sin da allora sostenuto, e ce lo ha ribadito qualche giorno fa, che entrambi gli incaricati dell’aggiornamento del P.A.I. avrebbero dovuto, da subito, procedere a monitorare Città e Piana, onde valutare l’assetto idrogeologico e in particolare le caratteristiche della ricarica e dei deflussi delle
acque sotterranee.
Piana di Olbia luogo di deflusso di rii e canali sotterranei
La Piana costituisce infatti da sempre l’area di deflusso delle acque superficilali dei rii e torrenti che la esondano nei periodi di piena, ma anche delle acque sotterranee che comunque defluiscono in mare anche nei periodi di magra.
Conseguenze indesiderate
Immaginare quanto potrebbe succedere, con la soluzione attualmente scelta, non è difficile: il canale scolmatore in galleria interrata bloccherebbe a valle i deflussi sotterranei stravolgendo i delicati rapporti di interfaccia con l’acqua di mare che in varia misura si intruderebbe nella fascia costiera. Le acque saline avrebbero poi un potere aggressivo sulle fondazioni in muratura e in cemento armato delle strutture e infrastrutture con le quali verrebbero a contatto. Naturalmente l’amministrazione sarebbe chiamata in causa per rispondere dei danni eventualmente arrecati.
Risparmio e miglior efficacia insieme
La soluzione dello Studio d’Equipe consiste semplicemente di un canale scolmatore a cielo aperto. Questa soluzione, che costerebbe la metà, consentirebbe alle acque superficiali di piena di defluire a mare senza danni e non modificherebbe il deflusso sotterraneo e quindi l’equilibrio idrodinamico fra le falde idriche della piana della città ed il mare.
Risparmieremmo e potremmo utilizzare bene ed in tempi molto ristretti gli avanzi finanziari per salvare, oltre che la Città, la canaletta portuale dai ciclici interrimenti e per riqualificare i quartieri attraversati dagli esistenti canali.
Dopo tanto scrivere, con richiesta di ripensamento sulla soluzione da adottare, aspettiamo che “l’avvicinamento” intravisto verso la soluzione da noi auspicata si concretizzi.
Per il Comitato Salva Olbia
Il Coordinatore Flavio G. Lai