Perpetuare ad affermare, come ha fatto ieri il ministro Colao che il piano di investimento sulla rete di nuova generazione nelle zone a fallimento di mercato, sarà gestita secondo la logica dei microbandi territoriali, con la costituzione di tante reti, escludendo di fatto l’ex monopolista, riporta indietro l’Italia di 55 anni, cioè prima della costituzione della SIP.”
Ad affermarlo è Maurizio Tola, coordinatore SLC CGIL TIM Sardegna: “E’ un dato di fatto che le reti, per essere competitive, devono parlare la medesima lingua e per essere
tali, devono essere costruite con le stesse normative e da delle professionalità che abbiano le medesime competenze da Bolzano a Pantelleria. Solo in questo modo si costruisce un paese competitivo.
Queste competenze, è necessario dirlo, per fortuna sono ancora presenti nonostante le politiche predatorie degli ultimi 20 anni in TIM, che rappresenta il campione nazionale senza il quale l’Italia, non può conoscere un adeguato sviluppo della digitalizzazione del paese” continua il sindacalista.
“Chiediamoci come mai nel resto d’Europa, e nelle nazioni che sono ai primi posti della classifica DESI, l’ex incubment ha mantenuto una governance da parte dello stato in cui la rete è un assett non svendibile? L’esatto contrario dell’orientamento politico dell’attuale governo.
E’ necessario riprendere il memorandum del 2020 sulla rete sottoscritto con il precedente governo, a tal fine è più che mai necessario creare una forte pressione dalle regioni a partire da quella Sarda che dalla logica dei micro bandi uscirà ancora di più penalizzata.
E’ necessario che la presidenza della giunta regionale risponda il più presto possibile alla
richiesta di incontro inviato dalle confederazioni e dalle organizzazioni sindacali di SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL, inviata il 25 novembre, ne va del futuro digitale della Sardegna della popolazione sarda”