Agricoltura sociale: in cosa consiste e perché va incentivata
Sebbene non si senta spesso parlare di questo tema, l’agricoltura sociale è oggi giorno una pratica sempre più diffusa.
Tramite l’appoggio di iniziative in ambito agricolo e alimentare proposte da aziende e cooperative, è in grado di favorire il reinserimento terapeutico di soggetti deboli e svantaggiati, producendo beni allo stesso tempo.L’agricoltura sociale rappresenta un vero e proprio strumento operativo grazie al quale i governi locali e regionali possono applicare delle politiche di welfare nell’ambito territoriale.
Cos’è l’agricoltura sociale
Iniziamo quindi spiegando in cosa consiste l’agricoltura sociale. Si tratta di una forma di agricoltura basata sulla collaborazione tra il mondo agricolo e il terzo settore. Ecco perché è necessario coinvolgere i diversi soggetti sia in ambito pubblico che privato.
Esiste una forma di aggregazione molto comune che permette di applicare facilmente queste politiche, ovvero l’“azienda agri-sociale”, anche nota come “fattoria sociale”.
Si tratta a tutti gli effetti di una fattoria o di un allevamento di animali, che è economicamente sostenibile e viene gestita da diverse persone associate. Quindi, l’azienda svolge la propria attività agricola e vende i propri prodotti sul mercato. La differenza con una tradizionale fattoria risiede nella modalità definita “integrata”, che va a vantaggio di soggetti più deboli, come ad esempio gli anziani, i portatori di handicap, i tossicodipendenti, le donne vittime di violenza e i detenuti. A questi si aggiungono anche i residenti che vivono in aree fragili, come aree montane o centri isolati. Tutto questo avviene in collaborazione con le istituzioni pubbliche.
Si tratta di un tipo di attività multifunzionale, poiché è in grado allo stesso tempo di sviluppare percorsi terapeutici, riabilitativi e di reintegrare i soggetti che vi partecipano
I diversi tipi di agricoltura sociale
Come presente nella legge 141/2015, l’agricoltura sociale riguarda diverse attività esercitate dagli imprenditori e dalle cooperative sociali. In tutto ne vengono riconosciute 4 tipologie differenti:
- attività di inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate e minori in età lavorativa attraverso progetti di riabilitazione sociale;
- attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’utilizzo di risorse dell’agricoltura per promuovere e realizzare delle azioni che svilupperanno le capacità e l’inclusione lavorativa e la ricreazione di servizi utili per la vita quotidiana;
- attività socio-sanitarie, ovvero interventi che affiancano le terapie mediche e psicologiche che hanno il fine di migliorare la salute e le funzioni emotive e cognitive dei soggetti deboli;
- attività finalizzate all’educazione ambientale e alimentare, nonché alla salvaguardia della biodiversità tramite fattorie sociali e didattiche riconosciute regionalmente.
L’agricoltura sociale nel panorama italiano
Tra i principali promotori italiani di bio agricoltura sociale troviamo l’AIAB, ovvero l’Associazione Italiana per l’agricoltura Biologica, la quale promuove molti progetti formativi e riabilitativi di valore sociale. Infatti, l’AIAB è impegnata da tempo nel processo di sensibilizzazione e promozione territoriale delle nuove imprese agro-sociali e biologiche.
A partecipare non sono però solo associazioni, ma anche grandi imprese. Tra queste troviamo ad esempio Procter&Gamble, il multimarca americano di prodotti di largo consumo. In particolare P&G Italia si impegna nell’ambito dell’agricoltura sociale tramite il progetto Il Frutteto Solidale che realizza insieme al partner AzzeroCO2, il quale si pone come obiettivo la salvaguardia della biodiversità e la promozione dell’agricoltura sociale.
Questi orti solidali vengono infatti gestiti da persone che presentano difficoltà di inclusione sociale e bisognose. Tutti i proventi dalla vendita dei prodotti coltivati servono poi alle stesse comunità per prosperare e fornire lavoro, così da garantire l’autonomia economica a chi ha più difficoltà.
L’interesse per questo tipo di realtà è molto forte e lo si nota specialmente dalla presenza di giovani spesso provenienti da settori non agricoli. La vendita dei prodotti generati dagli orti solidali è poi diretta o comunque a filiera corta e presenta una diversificazione del business gestito direttamente dalla comunità, associazione o cooperativa, che può anche sfociare in attività complementari, come la ristorazione e la didattica.
Come e perché incentivare l’agricoltura sociale
Considerando quindi la rilevanza che il fenomeno dell’agricoltura sociale sta assumendo e tutti i benefici sociali ed economici che porta, è molto importante che le istituzioni valorizzino questa nuova tipologia di impresa. Infatti, in questo modo si incentiverebbe una politica innovativa e si concretizzerebbero gli effetti positivi in ambito sociale. Tutto questo però non è possibile senza l’attuazione di politiche di welfare mirate ed efficaci e tramite l’adozione di provvedimenti legislativi in ambito sia regionale che nazionale.