Archeoclub D’Italia chiederà al proprio pool di legali della propria commissione affari giuridici la possibilità di promuovere la costituzione di parte civile nei confronti dei responsabili di questo atto vandalico ai danni della Scala dei Turchi e dunque del patrimonio ambientale italiano che speriamo siano presto individuati dall’autorità giudiziaria.
Si chiederà anche il risarcimento dei danni ed il ricavato verrà reinvestito in interventi a favore del sito, in coordinamento con le autorità competenti.
In ogni caso, Archeoclub d’Italia, in tutte le sue articolazioni (comprensoriale, regionale e nazionale) resta a disposizione con tutti i propri volontari a collaborare con le istituzione preposte per ogni intervento che si dovesse ritenere utile”. Lo ha annunciato Rosario Santanastasio, Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia.
“L’Archeoclub Agrigento-Luoghi di Empedocle esprime rabbia e sdegno per quanto accaduto alla Scala dei Turchi di Realmonte, dove ignoti hanno imbrattato l’importante sito. Ciò determina danni gravissimi al sito stesso – ha affermato Angela Roberto, Presidente di Archeoclub D’Italia sede di Agrigento – essendo la marna delicata, ed all’immagine dei nostri luoghi. Determina anche danni ed una grave offesa all’attività di Archeoclub e delle altre associazioni che da anni si battono con tenacia e con impegno quotidiano per la conservazione, la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale ed ambientale. Sarebbe necessario che la Scala dei Turchi diventi quanto prima Riserva Naturale dello Stato, comunque Area Protetta!”
Per Archeoclub D’Italia si deve istituire la Riserva Naturale
“E’ stata anche aperta su Facebook una pagina con uno scopo preciso: sensibilizzare istituzioni e pubblico per la “costituzione di un’ampia area protetta che va da Punta Piccola a Capo Rossello, un’area protetta che possa veicolare bellezza ed unicità per una fruizione ed un turismo consapevoli e attenti alle esigenze di un ecosistema fragile e sensibile.
Negli anni 80 l’area antistante la Scala dei Turchi stava per essere venduta ad imprenditori americani per costruire un villaggio turistico. La zona antistante la Scala dei Turchi fu ricoperta da diverse migliaia di metri cubi di terra – ha continuato la Roberto – distruggendo l’ambiente marino. Tale riempimento cambiò per sempre la morfologia di questo ambiente ma anche la fauna acquatica, in parte, si estinse. Lo scorso anno furono messe delle transenne per contingentare i visitatori. Transenne di pessimo gusto di fronte a tanta bellezza!
Nella zona insiste una macchia mediterranea con un odore caratteristico che diventa rifugio di fauna selvatica e di passaggio.
La Scala dei Turchi, è uno splendido sito naturalistico posto nella costa ad occidente di Porto Empedocle, con una punta di bianca marna che si tuffa in un mare sempre azzurro a chiudere un largo golfo sabbioso, luogo di villeggiatura estiva tra i più rinomati e già apprezzato dai Romani, i cui resti di una loro splendida villa del III secolo d.C. testimoniano l’esclusiva e antica bellezza di quel tratto di spiaggia.
La Scala dei Turchi, oggi affollatissima zona balneare, un tempo segnata sulle carte nautiche come Punta di Majata, era soltanto un deserto e periglioso riparo per i pirati barbareschi (detti genericamente Turchi) che fino al secolo scorso ne infestarono le acque per operare veloci incursioni predatorie nel territorio immediatamente circostante (l’ultima incursione nella nostra costa risale al 1828).
La Scala dei Turchi è simbolo di cultura e di natura, che merita di essere esportato nel mondo. Camilleri lo ha già fatto con i suoi romanzi. Le Istituzioni locali hanno il dovere di promuovere il sito con i mezzi a loro disposizione, salvaguardando l’antico approdo dei pirati e promuovendone però una fruizione turistica sostenibile, che non crei guasti irrimediabili…
Oggi comincia a farsi strada una coscienza civile circa l’importanza della corretta tutela del territorio e Archeoclub intende battersi con tutte le sue forze affinché questo processo non venga vanificato da soggetti incivili, che odiano la propria terra e che non si rendono conto della gravità di certe loro azioni”.