Tra le testimoni della Domenica di sangue c’era una giovane attivista, Bernadette Devlin. Cattolica e repubblicana, fu leader della Democrazia Popolare. Amava definirsi “socialista rivoluzionaria” e per questo motivo venne soprannominata “la Fidel Castro in minigonna”. Fu eletta nel 1969, a soli 21 anni, alla Camera dei Comuni: un record.
Strenua difensora dei diritti civili, fece propria la nonviolenza gandhiana e di Martin Luther King, Jr. Nel 1970 fu arrestata durante una protesta A Bogside e sopravvisse a un tentato omicidio.
Una settimana dopo, alla Camera dei Comuni, l’allora ministro dell’interno, Reginald Maudling, affermava che i paracadutisti avevano agito per legittima difesa, in reazione alla minaccia dei membri dell’IRA che animavano la protesta. A Bernadette Devlin fu impedito di prendere parola. Fu così che la giovane MP agì in modo inaspettato: attraversò la Camera e si diresse verso il ministro dei Tories, definendolo “The Liar”, il bugiardo. E poi lo schiaffeggiò.
Il suo gesto, definito da alcuni l’espressione di una “protesta proletaria”, è entrato nell’immaginario comune e nella storia irlandesi. Ancora oggi si continua a parlarne. Devlin è diventata un’icona radicale e la sua tenacia un punto di riferimento per la lotta dei nordirlandesi, nonostante gli attriti e le polemiche con il Sinn Féin, il partito che in Parlamento attualmente dà loro voce.
Gli stessi organizzatori della Marcia della Bloody Sunday, tenutasi questo pomeriggio a Derry, hanno ricordato sul loro profilo Twitter l’episodio dello schiaffo, oltre ad aver invitato Bernadette Delvin a parlare in chiusura della manifestazione.
Bernadette is speaking at the conclusion of the 50th anniversary march this afternoon. Assemble at Creggan Shops at 2.30pm for the march to #FreeDerry Wall, where other speakers include Eamonn McCann and Kate Nash. All Welcome. #BloodySunday50 https://t.co/js7h4cUXdu
— Bloody Sunday Derry (@BloodySunday50) January 30, 2022
Claudia Palmas