“La Direzione di Bosch oggi ha formalmente dichiarato nello stabilimento di Bari 700 esuberi su un organico di 1.700 persone entro i prossimi cinque anni, ma in realtà la situazione è perfino più grave poiché è a rischio la sopravvivenza stessa della fabbrica”. Lo dichiarano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, e Riccardo Falcetta, segretario della Uilm di Bari.
“La Direzione aziendale, nell’incontro convocato oggi dalla Regione Puglia, ha fatto il punto della situazione – spiegano Ficco e Falcetta – su come è stato applicato in questi anni e quali risultati ha prodotto l’accordo siglato nel 2017 e oramai venuto in scadenza. Negli ultimi quattro anni come noto stati utilizzati ammortizzatori sociali che hanno scongiurato i licenziamenti e si è ridotto l’organico esclusivamente con uscite volontarie e incentivate da 1.890 a 1.700 persone. Dal punto di vista industriale, sono stati attirati nuovi prodotti sia nell’ambito tradizionale del diesel sia in nuovi settori. Ma la continua contrazione del diesel produce tuttora un pesante esubero. Oggi sulle produzioni non diesel, innanzitutto sulla e-bike, lavorano difatti circa 350 persone ed è previsto l’impegno di ulteriori 100. Tuttavia l’80% circa della forza lavoro è ancora impegnato sul diesel, che continua a calare sempre più rapidamente a causa delle disposizioni europee. Più in particolare, il CP1H da 2,1 milioni di pezzi del 2017 è passato a 400 mila pezzi nel 2022 e in pratica si azzererà nel 2027; il CP4 dagli attuali 720 mila pezzi calerà a 455 mila nel 2027”.
“Alla luce di ciò, la Direzione di Bosch ha annunciato – chiariscono Ficco e Falcetta – che a Bari prevede l’adeguamento dell’organico entro cinque anni a 1.000 persone, con dunque 700 esuberi strutturali. Ma a ben vedere la situazione è perfino più grave, poiché le missioni produttive non diesel assegnate a Bari saranno in grado di dare lavoro a circa 450 persone, mettendo oggettivamente a repentaglio l’esistenza stessa dello stabilimento”.
“Come Uilm chiediamo a Bosch di adottare finalmente una logica di solidarietà italiana ed europea – rivendicano Ficco e Falcetta – a favore di Bari, poiché nel suo complesso la multinazionale tedesca va bene e sta investendo in nuove tecnologie, solo che lo sta facendo altrove. La solidarietà infragruppo deve servire non solo a portare a Bari lavorazioni che oggi addirittura sono affidate all’esterno, ma soprattutto ad assegnare una missione produttiva adeguata nell’ambito della green economy. Con la Regione abbiamo aperto un tavolo permanente di crisi e siamo d’accordo a contattare sia la casa madre sia il Ministero dello Sviluppo economico. La riconversione dì Bari deve essere una priorità nazionale: se la normativa europea vieterà i motori endotermici e se i soldi del PNRR sono davvero finalizzati alla transizione energetica, allora la priorità assoluta deve essere finanziare la riconversione industriale di grandi fabbriche, come la Bosch di Bari, oggi focalizzate sui motori endotermici”.