Sarà l’occasione per fare il punto sui tanti problemi che affliggono il Sassarese e la Sardegna e sulle azioni che negli ultimi quattro anni la Cisl di Sassari ha intrapreso non solo per garantire l’occupazione, ma anche per migliorare le tutele, ai giovani, alle donne e alle categorie più esposte, con l’intento di favorire la crescita, lo sviluppo, l’economia complessiva di un vasto territorio investito dalla crisi strutturale e dalla più grave emergenza sanitaria degli ultimi cento anni.
Sarà un confronto aperto, ma anche una grande opportunità per dare volto e voce ai tanti problemi che affliggono tutto il Nord Ovest della Sardegna, per dare forza e prospettiva alle attese di lavoratrici e lavoratori, alle persone che soffrono per le ricadute di un declino che in questa realtà ha origini lontane.
«Per queste ragioni – spiega infatti il segretario generale Pier Luigi Ledda – la Cisl chiede di estendere fino alla fine dell’emergenza sanitaria la cassa Covid per tutti i lavoratori messi a rischio dalla nuova ondata pandemica, consapevoli del fatto che le misure congiunturali non sono, tuttavia, sostenibili all’infinito in assenza di ripresa e che certamente dipende dall’andamento della campagna vaccinale e della crisi sanitaria, ma è comunque proporzionale alla capacità di finalizzare le risorse europee in misure che non inseguano la logica della spesa corrente e della distribuzione a pioggia per focalizzarsi più opportunamente sugli assi strategici».
«Occorre – prosegue Ledda – tenere conto del fatto che le difficoltà dell’economia italiana, come della nostra realtà, vengono da lontano. Sappiamo, infatti, che la nostra economia cresce da più di due decenni sistematicamente meno di quelle degli altri paesi sviluppati».
Le motivazioni sono tante e diverse, si va dalla qualità dei servizi pubblici, ai bassi investimenti nel pubblico e nel privato, in particolare nella ricerca e nello sviluppo, nella Scuola e nell’Università; una pressione fiscale elevata, soprattutto sul lavoro dipendente e sulle pensioni; un’evasione abnorme; l’assenza di una politica energetica e di una politica industriale di lungo respiro; le dimensioni di imprese, in media relativamente piccole, che faticano a innovare e imporsi sui mercati internazionali; le infrastrutture fisiche e immateriali ferme da anni, spesso in condizioni di manutenzione inadeguata e un preoccupante dissesto idrogeologico; i gravi ritardi del Mezzogiorno che si ampliano progressivamente.
«Per questo – conclude il segretario territoriale della Cisl – gli effetti della crisi hanno prodotto nel 2020 la più grave recessione della storia italiana contemporanea in tempo di pace».
Il Recovery Fund del Pnrr e della programmazione sui fondi strutturali 2021/27, costituiscono un’opportunità unica. Dall’analisi del documento si individuano alcuni spunti sui temi prioritari del nuovo modello di sviluppo per la provincia di Sassari che lasciano intendere la «direzione di marcia». In sintesi: la riqualificazione dei poli industriali con un marcato orientamento alle logiche della economia circolare puntando sulla chimica verde a Porto Torres; la riqualificazione e il rilancio di tutta la base produttiva regionale basati su un sistema articolato di forti interdipendenze settoriali e produttive radicate al livello regionale; il potenziamento della rete a banda larga in tutta la provincia; l’investimento sulla centralità della rete della Sanità metropolitana e territoriale; il potenziamento delle competenze attraverso nuovi investimenti su Scuola, Università e Formazione; l’investimento sulla mobilità condizionata da un sistema inadeguato di trasporto pubblico e da arretratezza infrastrutturale viaria e ferroviaria.
Temi cruciali che saranno al centro del congresso durante il quale la Cisl territoriale dialogherà con i partner di un territorio già provato da una sofferenza ultradecennale alla quale, oltre alla crisi economica, si sommano, ora, gli effetti deleteri della pandemia