Ciao 2021! è la trasmissione televisiva instant cult anni ’80 del capodanno russo, interamente in italiano in onda sulla TV pubblica la sera del primo gennaio e fruibile in streaming sul canale Youtube dell’evento.
Ivan Urgant – che nella Tv Russa è l’equivalente di un Letterman incrociato con Michela Giraud – mette in scena un saluto paillettato, vaporoso, esondante all’anno appena trascorso.
L’impronta nostalgica e l’orientamento al passato, l’estetica kitsch fanno di Ciao 2021! un prodotto in grado di attrarre il pubblico del varietà e di altre immutabili manifestazioni canore, dove l’innovazione non è mai benvenuta; Eurovision Song Contest – ci avevano già pensato gli americani a parodiarlo con l’interpretazione esilarante di Will Ferrell e un’inaspettata candidatura agli Oscar 2021 come Miglior Canzone. Quanto al pluricitato Sanremo, staremo a vedere se il festival raccoglierà l’invito di Urgant e compagnia.
Saturo di omaggi alle vecchie glorie della musica italiana (non sono mancati i saluti di Toto Cutugno e Albano, ma anche dell’amico di Orietta Berti, Fedez), Ciao 2021! è infarcito di maniere, gesti e accessori da prima serata generalista – pur esasperati, come il continuo dirsi “bravo!”, il salutare gli ospiti uno ad uno elargendo baci, l’immancabile maggiorata-oggetto, il nepotismo e lo sponsor dell’ultima fiction per over.
Il Commissario di Como raggiunge vette alla Occhi del Cuore – Boris; coinvolto in una sparatoria di stampo mafioso, il nostro paladino muore crivellato di colpi mentre è intento a trangugiare spaghetti e telefonare all’amante. Troppo italiano, direbbe Stanis La Rochelle.
2022 e non sentirlo
Sentimento comune tra la gente è l’ancoraggio mentale al 2019, come se questi anni immobili arrancassero nel tracciare un passo nuovo, fosse anche solo di danza. Forse per questo Ciao 2021! esorcizza un tempo che scorre in modo anomalo.
Urgant ha sperimentato il format l’anno scorso, con Ciao 2020!, riscuotendo enorme successo tra i cultori del trash più ricercato. La confezione è meme-friendly e le condivisioni sui social sono agevolate dalla brevissima durata di sketch e canzoni, così il passaparola ha fatto il resto, preparando il terreno per la nuova edizione.
Non è un caso che Ciao 2020! abbia fatto tesoro delle restrizioni pandemiche per spopolare in visualizzazioni (attualmente oltre 11 milioni). Noia e distanziamento, ripetitività delle videochiamate con spritz alla mano, solitudine da relazioni naufragate e lutti, scarsa attrattiva di Amadeus che conta alla rovescia, sensazione di spaesamento fiancheggiato dalle innumerevoli repliche di Fantaghirò e un catalogo Netflix spuntato da mesi di reclusione hanno contribuito al seguito del programma.
La catarsi è un’altra cosa?
Il pubblico aveva voglia di scollegarsi dal rimuginio e consumare qualcosa di folle e rassicurante, di un tempo superficiale, ma ancora inconsapevole – un tratto profondamente deresponsabilizzante.
Caratteristica della trasmissione è una sfacciata impostazione anni ’80; ricreati maniacalmente nelle ingenue sperimentazioni grafiche, nel pessimo gusto in fatto di abbigliamento e acconciatura (gli astronauti invocano dallo Spazio nuove scorte di gel per capelli e autoabbronzante), nel farsi portabandiera di valori distorti e catcalling vari e naturalmente nelle canzoni che gli artisti dai fittizi nomi italianeggianti propongono in performance talmente trash da porsi a metà fra critica sociale e puro guilty pleasure. Il tutto distillato in 50 minuti: una pillola glitterata.
A questa edizione siamo arrivati fiduciosi, quasi avidi. Il rewatch, col successo incontrastato Piango al Tecno, ha riattivato il mood e preparato le coscienze a sentirsi guardate ancora una volta dall’esterno, da qualcuno che idolatra il peggio di noi, che ci sbeffeggia con impegno, che ridicolizza passioni e tormentoni, raffazzonamento e clichè, rime banali e rifugio nel nonsense più spinto.
Lo show è introdotto dal flashback di Urgant/Giovanni, in piedi accanto all’albero di Natale il bimbo recita la consueta tediosa poesia nel disinteresse generale. “Bravo Giovanni, bravissimo, ora vai in camera tua!” – i grandi vogliono guardare i programmi dei grandi e dopo averlo allontanato accendono finalmente la vecchia tv a tubo catodico.
Giovannino è cresciuto immerso nella dipendenza da contenuti sovraccarichi e così il suo bisogno di approvazione. Ora è il re di uno spettacolo che non evolve mai.
“Musica, ritmo… e stile!”
Questa la ricetta di Ciao 2021!, che scomoda Pinocchio e la Mafia, Spot pubblicitari alla Vacanze di Natale, green screen e tecnologia primordiale, pizzaioli acrobatici e vallette oro olimpico. Il programma dialoga con le serie del momento; ridoppia un improbabile (ma anche molto fedele) trailer del film evento House of Gucci e butta dentro Squid Game.
Le nuove cantautrici Bionda Morta e Lucia Ciabatta imporranno i loro ritornelli; sarà facile riconoscersi come spiriti affini nella realtà meno patinata degli ipermercati e degli uffici, canticchiando Il Ragazzo con la Giardinetta e Sole a Milano.
Il cortocircuito di codici e contesti
Persino il deep fake di Putin interviene con un ambiguo messaggio di inizio anno e lancia l’ultima clip della serata; una band di appuntati in divisa suona sovrimpressa sulle opere d’arte classica più iconiche. Mentre il Carabiniere agee prende il posto della Venere botticelliana, la mente corre a quel Torneremo a scuola che la Polizia di Stato ha suonato insieme ai bambini delle elementari in un inusuale featuring con Red Canzian.
All’inizio degli anni ’90 Sabina Guzzanti – inguainata nella pelle di strass di Valeria Marini – faceva il suo ingresso trionfale, ogni puntata, rotolando giù dalle scale nello show di Serena Dandini e Pippo Chennedy/Corrado Guzzanti, poi, rialzatasi come nulla fosse, si lanciava nelle riflessioni più strampalate, storpiando parole e concetti.
Bei tempi.
A cura di Tiziana Elena Fresi