I MOTIVI. Il sensibile calo è legato in parte al calo dei consumi post Natale sul mercato Italiano che non riesce ad assorbire tutte le produzioni sarde. Questo ha inoltre portato ad incrementare le vendite nel mercato Spagnolo dove le esportazioni nell’ultima settimana di dicembre sono passate dal 10-15% al 30-35%. Mercato spagnolo che ha registrato un calo drastico delle quotazioni fino al – 55% rispetto ai prezzi pagati per Natale.
La Sardegna è ovviamente quella più penalizzata dal calo dei consumi mentre gli effetti sulle altre piazze italiane sono meno impattanti e riescono al momento a sputare (con numeri di macellazioni irrisori) prezzi migliori rispetto a quelli sardi. Nell’ultima settimana di dicembre la Sardegna infatti produce oltre il 70% degli agnelli su base nazionale. Stessa situazione rilevata anche nelle prime 3 settimane di gennaio. Dalle elaborazioni del Contas sui dati della Bdn risulta che in Sardegna dall’1 al 19 gennaio sono stati macellati 79.815 agnelli mentre nelle altre regioni della Penisola si arriva a 39.085.
“In queste particolari condizioni di mercato – evidenzia il direttore del Contas Alessandro Mazzette – l’export nel mercato spagnolo diventa l’unica soluzione per la vendita o svendita del nostro prodotto. Per questo come Consorzio da alcuni anni stiamo proponendo di regimentare l’offerta attraverso per esempio la costruzione di celle di congelamento che permettano di spostare la vendita delle carni nei periodi di maggiore richiesta”.
LA SEGNALAZIONE. Questo comunque non giustifica in maniera esaustiva un crollo verticale del prezzo all’origine. “Per questo – dice il presidente del Contas Battista Cualbu – il 4 gennaio scorso abbiamo inviato un report dettagliato informando ufficialmente il Ministero delle Politiche Agricole sulla situazione venutasi a verificare nel mercato dell’agnello di Sardegna Igp che ha fortemente penalizzato gli allevatori, per una eventuale indagine sull’intera filiera distributiva nazionale anche alla luce delle nuove norme, la cosiddetta legge sulle pratiche sleali, che tutela il produttore in quanto favorisce le filiere equilibrate”.