Le attività di informazione sulla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani avvenuta tra martedì 11 e mercoledì 12 a La Maddalena e Cagliari ha messo i volontari di Uniti per i Diritti Umani di fronte ad un dibattito che alimenta ognuna delle nostre giornate: il diritto al lavoro viene negato a coloro che effettuano scelte sanitarie non allineate ai protocolli governativi? Oppure chi fa le scelte differenti dai protocolli mette a rischio la salute delle altre persone?
E’ chiaro che entrambe queste due domande rimangono senza una vera e propria risposta in quanto la relativa risposta è determinata dal pensiero e dagli interessi di chi risponde. Tuttavia per i volontari non è stato arduo rispondere.
La dichiarazione Universale non rinnega se stessa nei propri articoli e di conseguenza una riflessione su ciò che contiene induce entrambe le parti a ragionare considerando ciò che metterebbe tutti d’accordo. Il vero problema non è mai chi ha ragione, piuttosto il problema è volerla per forza mancando di accettare che ogni persona ha parità di diritti. Ne consegue che il singolo cittadino abbia la responsabilità in prima persona verso la garanzia di tutela dei diritti del suo prossimo.
“I diritti umani devono essere resi una realtà non un sogno idealistico” disse il filosofo e umanitario L. Ron Hubbard. Per questo motivo “a entrambe le parti” i volontari hanno messo di fronte gli articoli 1 (Siamo nati tutti liberi e uguali) e 3 (il diritto alla vita). Non c’è attrito o discordia che i 30 articoli della Dichiarazione Universale non possa risolvere.
Certo è necessario fare un passo indietro ed analizzare le situazioni “fingendo” di non essere direttamente coinvolti, ma talvolta la volontà di contribuire affinché il rispetto reciproco la faccia da padrone, risulta essere la più potente arma per determinare che ci si prenda a braccetto per risolvere ogni situazione e fare andare le cose per il verso giusto