UOMO:
A causa tua, io sono arrivato a montare tutta questa cosa e tu mi prendi pure in giro?
SÁRTORI:
Appunto, mi sembra esagerato quello che hai fatto. Io capisco la tua frustrazione, però…
UOMO:
Io non sono frustrato, è che mi rode, e tanto!
SÁRTORI:
Vabbè mi dispiace e capisco il tuo stato d’animo, ma io quello che non capisco è cosa tu voglia ottenere da questa cosa.
Ti vuoi vendicare di me? Vuoi farmi pagare tutte le tue delusioni?
UOMO:
Sei fuori strada!
SÁRTORI:
E allora che vuoi da me?!
UOMO:
È semplice…
Sinossi
Chi di noi, soffrendo, almeno una volta nella vita, nel lavoro oppure negli affetti, non ha avuto la tentazione di mettere l’autore della propria sofferenza di fronte al proprio torto? Per molti resta un pensiero nascosto, per altri, come nel caso del nostro uomo, diventa un progetto da realizzare ad ogni costo. Anche se questo significa trasformarsi da vittima in carnefice.
Marcello Sàrtori, noto produttore e regista, è l’inconsapevole autore delle sofferenze di un uomo, il quale decide di rapirlo e di metterlo di fronte alle proprie colpe. Quello che accade in scena è talmente surreale, che porta il protagonista di questa storia a vivere situazioni al limite del comico e del grottesco.
“Lo spettacolo porta in primo piano una storia di vita vissuta, quotidiana e al tempo stesso morbosa e grottesca. Ossessiva e comune, tanto da coinvolgere lo spettatore in un gioco di specchi in cui riconoscersi e forse farsi paura. Per questo, la mia visione di questo lavoro si focalizza sui temi della frustrazione, dell’ambizione, dell’ego, della fiducia, e nella ricerca disperata di una seconda possibilità.
I tre personaggi in scena sono tutti, a loro modo, insoddisfatti, soprattutto in ambito lavorativo. Si parla di teatro, ma chiunque può rivedere, in questa storia, momenti già vissuti nella propria vita. Sàrtori non deve morire è anche uno spettacolo che tocca le corde del rispetto e della fiducia persa, poi ritrovata, e forse di nuovo persa. Il racconto dello spettacolo avviene attraverso situazioni talmente surreali e dissacranti da renderlo comico e divertente”.
cit. Raffaele Balzano