“Fabrizio Mureddu, commissario del Consorzio UniNuoro, mente sapendo di mentire. Lui non è decaduto lo scorso 7 dicembre, come da lui stesso dichiarato durante la seduta in consiglio comunale, ma è tuttora responsabile di ciò che succede all’Università, in quanto il Commissario liquidatore non è stato ancora nominato dalla Regione”. Così i consiglieri comunali del Partito Democratico, Natascia Demurtas e Carlo Prevosto, che puntano il dito verso il commissario del Consorzio per la promozione degli studi universitari di Nuoro, in riferimento all’attuale situazione dell’Università del capoluogo barbaricino.
“I ritardi della Regione nel nominare il Commissario liquidatore determinano il fatto che Mureddu continui ad essere il vero responsabile del Consorzio – spiegano i dem. Si può criticare la Regione perché non è ancora avvenuta la nomina, dovuta al fatto che Ludovico Marinò, prorettore dell’ateneo di Sassari, non fosse compatibile con quell’incarico, però se c’è qualcuno responsabile di gravi omissioni ed eventuali disservizi dell’Università di Nuoro, questo è proprio Mureddu. Anche oggi 6 gennaio 2021, perché questo è il principio generale dell’ordinamento, così come si evince dalla legge regionale, così come abbiamo sempre detto e così come si desume dal documento che alleghiamo”.
Nella comunicazione firmata dalla Direzione generale degli enti locali è infatti precisato che: “L’articolo 9, comma 3 della legge regionale 22 novembre 2021, dispone che fino alla costituzione delle Fondazioni permane l’attuale assetto organizzativo, istituzionale e amministrativo dei Consorzi. Si può affermare che sino alla nomina dei commissari liquidatori, gli attuali organi restano in carica per garantire la gestione ordinaria del Consorzio nonché l’eventuale adozione di atti indifferibili e urgenti”. Un documento, dunque, che prova che l’interpretazione della legge regionale Omnibus data dalla Regione è in netta contrapposizione rispetto a quanto dichiarato dal commissario Mureddu.
“Mureddu non può più tirarsi indietro, la smetta di fuggire dalle sue responsabilità, visto che gli alibi sono caduti. Anzi – concludono Natascia Demurtas e Carlo Prevosto – i suoi alibi non esistono proprio e non sono mai esisti”.