La qualità della vita sarà uno dei fattori strategici per frenare l’emorragia. In tal senso, lo smart working, se ben gestito, potrà rappresentare l’approccio ideale sia per conciliare i bisogni aziendali con le molteplici esigenze individuali di lavoratrici e lavoratori sia per limitare gli spostamenti fisici, riducendo di conseguenza l’inquinamento, lo stress e, nella fase pandemica, i contagi”.
È quanto spiega, in una nota, l’ufficio comunicazione dell’Unsic, sindacato datoriale che ha lanciato una petizione a sostegno del “lavoro agile” (https://chng.it/Hqj5QXVjQD) per rafforzare la sensibilizzazione sul tema.
“La diaspora dal Mezzogiorno, ma anche da altre aree del Paese, ha come primaria motivazione la ricerca di opportunità lavorative – continuano dall’Unsic. “Eppure, a livello ecologico e salutare, si tratta di ambienti più favorevoli rispetto a metropoli ormai invivibili. Da qui la necessità, specie con i fondi del Pnrr, di rafforzare le infrastrutture tecnologiche di quell’Italia penalizzata dalle partenze e di promuovere il lavoro a distanza anche per rivitalizzare luoghi suggestivi ma svuotati dall’emigrazione”.
Per l’Unsic “ogni ostinazione contro lo smart working è figlia di preconcetti datati e fuori dal tempo, spesso dettata unicamente da voglia di protagonismo o dalla difesa di posizioni e status quo privilegiati”. Per il sindacato, questo strumento, sempre se ben gestito, al di là dell’esigenza in fase pandemica può rappresentare una spinta per riconfigurare e rimodellare, con l’aiuto delle nuove tecnologie, l’organizzazione e il funzionamento di un luogo di lavoro, favorendo benefiche forme di flessibilità finalizzate all’efficienza, all’autoresponsabilità e alla produttività”.