Tra i tesori a portata di mano vi è la Laguna di Santa Gilla, ma occorre valorizzarla. Trattasi di un imponente patrimonio floristico e di avifauna di interesse comunitario, la cui produttività è ben al di sotto delle potenzialità.
Nonostante i 100 miliardi di lire spesi in impianti negli anni ’90, a cui hanno fatto seguito altri investimenti su progetti poi naufragati, la Laguna continua a sfuggire dalle attenzioni della politica, con gravi ripercussioni per i pescatori e per le attività connesse e potenziali. Essa necessita di un rilancio che risponda ad una necessaria strategia di crescita qualitativa.
Alla locale volontà di “cambiare” non ha ancora fatto seguito alcuna azione concreta. L’Amministrazione comunale non ha trovato nemmeno le ragioni per riunire i pescatori asseminesi e cercare con loro soluzioni da gestire in proprio o da prospettare alla Regione sarda.
La pesca non è solo un’importante attività economica, ma una proiezione culturale e di civiltà da sostenere nell’alveo del ruolo che la politica ha.
Assemini ha recentemente accettato passivamente l’istituzione di un unico Parco naturale, comprendente Santa Gilla, Molentargius e la Sella del Diavolo. Non mettiamo in discussione le intenzioni, ma il programma che sembra delineare l’ennesimo dissipatore di risorse pubbliche su cui inserire tutto ed il suo contrario, continuando a non salvaguardare e valorizzare la produttività del patrimonio naturale e storico-culturale. Trattasi di aree naturalistiche molto diverse tra loro, anche per criticità. Perciò necessiterebbero di gestioni mirate, non propagandistiche e nemmeno clientelari.
Del resto, solo sulla Laguna di Santa Gilla, a partire dagli anni ’80, sono stati spesi l’equivalente di centinaia di milioni di euro di fondi pubblici sottratti al benessere delle famiglie ed alle prospettive d’investimento delle imprese. Ma il degrado è ancora visibile. Nel 1996 venne varato il progetto “Life natura gilia”. L’equivalente di quasi 3 milioni di euro di fondi comunitari a favore del consorzio intercomunale comprendente Cagliari, Assemini, Capoterra ed Elmas. Tra gli interventi realizzati vi è un percorso naturalistico, oggi espressione di oggettiva desolazione: nessuna cura e nessuna vigilanza. Assemini se ne lava le mani, lasciando l’area in stato di totale abbandono, mentre un numero crescente di cittadini vive in condizioni precarie.