Sbarca nell’Isola sotto le insegne del CeDAC Sardegna “Arle-Chino / Traduttore-Traditore di due padroni” (produzione Nidodiragno / CMC con il sostegno di Sogetest – spettacolo vincitore del Premio Teatro Nudo Noh’ma Teresa Pomodoro) con Shi Yang Shi per la regia di Cristina Pezzoli in cartellone – in prima regionale – mercoledì 9 febbraio alle 21 al Teatro “Antonio Garau” di Oristano, giovedì 10 febbraio alle 21 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia, venerdì 11 febbraio alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania e sabato 12 febbraio alle 21 al Teatro Civico di Alghero: una pièce (quasi) autobiografica (scritta a quattro mani con la regista Cristina Pezzoli) in cui il poliedrico artista nato in Cina e cresciuto in Italia si racconta e attraverso la sua esperienza indaga la condizione di tanti giovani immigrati, in bilico tra due mondi e due culture.
Tra suggestioni goldoniane e una riflessione sulle opportunità e le contraddizioni della moderna società multietnica “Arle-Chino” ricostruisce la storia di Shi Yang Shi che, dopo aver fatto il lavapiatti e il venditore ambulante di erbe e unguenti cinesi sulle spiagge, ma anche il traduttore per ministri, imprenditori e registi, a quattro esami dalla laurea all’università Bocconi di Milano, diventa attore di teatro, tv e cinema e perfino inviato speciale de “Le Iene”.
Uno spettacolo bilingue – in italiano e cinese – per svelare il dilemma di un’identità “spezzata” attraverso i linguaggi della scena, tra recitazione e clownerie, tra l’eredità della “commedia dell’arte” grazie all’incontro con Ferruccio Soleri e la rivisitazione delle proprie memorie personali e familiari, per un ritratto emblematico di una generazione senza più radici, alla ricerca di una chiave per analizzare e comprendere il tempo presente guardando al futuro.
per saperne di più: www.cedacsardegna.it
Il dilemma di un’anima divisa, di un’identità “spezzata”, la storia di una vita “sospesa” tra Oriente e Occidente in “Arle-Chino / Traduttore-Traditore di due padroni”, spettacolo vincitore del Premio Teatro Nudo Noh’ma Teresa Pomodoro, scritto insieme con la compianta Cristina Pezzoli (che firma la regia) e interpretato da Shi Yang Shi (produzione Nidodiragno / CMC con il sostegno di Sogetest) in cartellone – in prima regionale – mercoledì 9 febbraio alle 21 al Teatro “Antonio Garau” di Oristano, giovedì 10 febbraio alle 21 al Cine/Teatro “Olbia” di Olbia, venerdì 11 febbraio alle 21 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania e sabato 12 febbraio alle 21 al Teatro Civico di Alghero sotto le insegne della Stagione di Prosa 2021-2022 organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con il patrocinio e il sostegno del MiC / Ministero della Cultura, della Regione Sardegna, dei Comuni di Oristano, Olbia, Tempio Pausania e Alghero e con il contributo della Fondazione di Sardegna.
Una pièce di ispirazione autobiografica per descrivere la condizione di tanti giovani immigrati, di prima e specialmente di seconda generazione, originari di altri continenti, con radici in terre lontane di cui conservano un vago ricordo o che che non hanno mai visto, ma cresciuti in Europa: in bilico tra due mondi e due culture, cui sentono di appartenere solo in parte, spesso costretti a fare i conti con la propria “diversità”, donne e uomini della nuova società multietnica sperimentano la confusione di chi fatica a orientarsi, a trovare il proprio posto, a sentirsi “a casa”.
“Arle-Chino” racconta le vicende di Shi Yang Shi, nato in Cina e trasferitosi giovanissimo, appena undicenne, con la madre in Italia: nella sua nuova patria ha potuto studiare e frequentare l’università, fino ad approdare alle arti della scena, ma nella sua educazione si sovrappongono e confondono ai modelli familiari e alle memorie dell’infanzia elementi della civiltà occidentale, che finiscono con l’entrare in conflitto, specialmente con l’ingresso nell’età adulta.
Una narrazione in prima persona, dalla viva voce del protagonista, che assume la “maschera” di un personaggio della “commedia dell’arte”, di cui ha appreso i segreti grazie all’incontro con il grande maestro Ferruccio Soleri (storico interprete dell’“Arlecchino servitore di due padroni” nella fortunata mise en scène di Giorgio Strehler, come sostituto di Marcello Moretti) per affrontare con ironia e leggerezza un tema delicato e complesso come la ricerca o la (ri)costruzione di una identità capace di conciliare gli aspetti contraddittori, senza rinnegare una parte di sé.
Quell’inquietudine caratteristica dell’adolescenza e della prima giovinezza si nutre del dramma interiore di chi si sente smarrito e senza radici, inserito in una comunità fortemente coesa, in qualche modo impenetrabile dall’esterno, come spesso quelle degli immigrati, ma anche irrimediabilmente legato all’ambiente in cui è cresciuto e si è sviluppata la sua personalità, con la profonda consapevolezza di non conoscere se non vagamente e forse superficialmente la storia e la cultura delle sue due patrie.
Artista eclettico, uomo dalle molte vite e dai mille mestieri – lavapiatti, venditore ambulante di erbe e unguenti cinesi sulle spiagge, studente bocconiano, traduttore simultaneo per ministri, imprenditori e registi internazionali di cinema; attore di teatro, tv e cinema, e, recentemente, inviato speciale de “Le Iene” – Shi Yang Shi incarna perfettamente quella gioventù espressione della moderna “società liquida” prefigurata da Zygmunt Bauman, frutto dell’individualismo e del consumismo sfrenato, una generazione allevata con “la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza”.
Tuttavia per l’attore italo-cinese quel moltiplicarsi e stratificarsi di esperienze professionali e umane ha coinciso con un percorso individuale di crescita e con un’indagine sui propri desideri e necessità, sui nodi irrisolti del passato e i dubbi del presente, insieme con la scoperta del proprio talento e della propria vocazione artistica, delle proprie capacità e della possibilità di far dialogare due mondi apparentemente distanti e ignari l’uno dell’altro, incapaci di comunicare e comprendersi.
Il ragazzo nato nel 1979 a Jinan, nel Nord della Cina, giunto nel 1990 in Italia (cittadino italiano dal 2006) dopo il debutto in “Madre Coraggio” di Bertolt Brecht accanto ad un’attrice del calibro di Isa Danieli ha svolto un’intensa attività nel teatro sociale sotto la guida della regista Cristina Pezzoli fondatrice dello Spazio Compost di Prato e artefice di importanti iniziative culturali per la città. Shi Yang Shi si è cimentato anche con il cinema – da “La stella che non c’è” di Gianni Amelio con Sergio Castellitto, a “Go Go Tales” di Abel Ferrara, “Questa notte è ancora nostra” di Paolo Genovese e Luca Miniero, “Il comandante e la cicogna” di Silvio Soldini, con Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Maria Paiato, Giuseppe Battiston, Claudia Gerini e Luca Zingaretti, “Nemiche per la pelle” di Luca Lucini con Margherita Buy e Claudia Gerini, “Brutti e cattivi” di Cosimo Gomez con Claudio Santamaria, la commedia politically incorrect “Mò Vi Mento – Lira di Achille”, “Amici come prima” di Christian De Sica e “Effetto Domino” di Alessandro Rossetto, “C’è tempo” di Walter Veltroni, fino al surreale “Falla girare” di Giampaolo Morelli – e con la televisione, come inviato speciale de “Le Iene”.
In “Arle-Chino / Traduttore-traditore di due padroni” con la regia di Cristina Pezzoli – in tournée nell’Isola nel riallestimento curato da Andrea Lisco per Nidodiragno / CMC, con scene e costumi di Rosanna Monti e la collaborazione della clown coach Rosa Masciopinto – Shi Yang Shi mette in scena la sua storia, cui è dedicato anche il libro “Cuore di Seta” (Mondadori, 2017) mentre s’intitola “Love Me Tender” il nuovo lavoro sul tema scottante e attuale delle “dipendenze” erotiche e affettive, che ha debuttato in anteprima la scorsa estate al Suq Festival di Genova.
Sulla falsariga della commedia goldoniana, in “Arle-Chino” (il titolo originario, “Tong Men-G” – in cinese 铜门同梦 – ovvero “Porta di Bronzo stesso sogno” – a sottolineare che «dietro l’antica porta dei pregiudizi ed incomprensioni c’è lo stesso desiderio di unione ed armonia») risultava troppo “enigmatico” per il pubblico italiano) un duplice gioco di parole rimanda alle origini cinesi dell’artista ma anche alla difficoltà di conciliare le sue radici orientali e le tradizioni familiari con la sua esistenza e le sue abitudini di giovane europeo, ricomporre la sua identità frammentata e trovare un equilibrio interiore.
Shi Yang Shi parla di sé e della realtà degli immigrati – che in fondo non è molto diversa da quella dei figli degli italiani cresciuti al di là dell’oceano, in un “altrove” dove hanno acquisito nuovi usi e costumi, una lingua, una cultura e un mestiere, ma ancora pervasi di una nostalgia per la patria dei loro avi: tra clownerie e lazzi da commedia dell’arte, il novello “Arle-Chino” parla delle sue metamorfosi, dell’esigenza di recuperare le proprie radici che si intrecciano alla storia della Cina, ma anche del lungo viaggio reale e metaforico che ha fatto di lui un ragazzo italiano, con sogni e speranze simili a quelli dei suoi coetanei, fino alla scoperta dell’amore e al coming out, oltre all’incontro con il teatro dove ha trovato lo spazio per affrontare i fantasmi del passato e reinventare il proprio futuro.
«Io sono cinese. E sono italiano. Mi sento un albero anfibio in grado di vivere sia nell’acqua sia sulla terra, ma con le radici sprofondate nell’eredità culturale e spirituale degli uomini, a partire da quella dei miei antenati» sostiene l’artista – premiato dalla Fondazione Italia-Cina nel dicembre 2019 con il China Award (per il contributo all’integrazione culturale tra i due Paesi) ed è stato invitato al Quirinale il concerto straordinario organizzato in occasione delle iniziative dell’Anno della cultura e del turismo Italia-Cina 2020.
Una doppia natura che lo pone in una sorta di “terra di mezzo” ma ne fa idealmente un “mediatore” tra popoli di e culture: “Arle-Chino” è una “commedia” moderna e coinvolgente, un itinerario simbolico sulla “via della seta” e ritorno, che ridisegna le geografie emotive da una prospettiva inaspettata; un’occasione per provare ad affrontare lo sguardo dell’altro, ma anche a superare pregiudizi e barriere, per riscoprire le opportunità e la ricchezza di una società multiculturale attraverso una vicenda emblematica, piena di sorprese, capace di far sorridere e pensare.