La prova lampante dello stato di abbandono delle altre realtà, Oristano, Nuoro, Ogliastra e Gallura, è sotto gli occhi di tutti – aggiungono – Persino i possibili benefici della legge omnibus e le risorse aggiuntive regionali non vengono sfruttate per incentivare in modo stabile il lavoro nelle zone disagiate.
I medici continuano, infatti, a venire illegittimamente assegnati a zone meno carenti, invocando come un mantra la necessità di garantire (garanzia invero inesistente sul piano normativo) la libera scelta del lavoratore di prestare servizio dove preferisce (da cui sono però esclusi proprio quelli che, da anni, nelle aree socio sanitarie in sofferenza attendono l’accoglimento di istanze di mobilità o trasferimenti ex L. 104/1992 ).
I risultati del disastro, in alcuni contesti, sono di solare evidenza, ma gli artefici pare non provino alcuna vergogna.
Dopo avere smantellato, ad esempio, una sanità come quella oristanese che, fino al 2017 era ai primi posti nel Piano Nazionale Esiti, si persiste nella diabolica inerzia di lasciarla sguarnita di risorse umane e materiali, nella più totale indifferenza delle conseguenze nefaste che il carico di lavoro derivante dalla emergenza COVID produce sulle condizioni del personale medico e quindi giocoforza sull’assistenza da prestare ai pazienti.
Le scriventi OO.SS. agiranno in ogni sede e con ogni mezzo perché il diritto alla salute sia garantito a tutti i cittadini sardi”.