La battaglia di Olbia sull’Autorità portuale
La battaglia di Olbia sull’Autorità portualePeru, Cambiamo!
Il dibattito sull’Autorità Portuale occasione per avviare una riflessione sull’eccessivo centralismo dei luoghi decisionali.
La battaglia che Olbia sta portando avanti in questi giorni, chiedendo l’istituzione dell’Autorità Portuale, porta al centro di un possibile dibattito il tema del costante accentramento su Cagliari dei luoghi in cui si assumono le decisioni più importanti e nei quali confluiscono conseguentemente i maggiori investimenti.
Ad Olbia va certamente riconosciuto il merito di essersi battuta e di continuare a battersi, facendo fronte comune, su un argomento cosi rilevante per il suo territorio, considerato peraltro che con due porti, Olbia e Golfo Aranci, ne avrebbe tutti i requisiti.
Al di la di quale debba essere la sede più adatta e di quale debba essere il numero delle Autorità Portuali, è però ancora una volta il centralismo ad essere messo in discussione.
E allora provocatoriamente dico: perché non candidare anche il porto di Porto Torres con la sua vocazione commerciale, turistica e industriale e che sarebbe tra l’altro riferimento di tutto il Nord Sardegna e di tutto il territorio della Città Metropolitana di Sassari?
Il punto centrale è invece un altro.
La riflessione deve essere fatta prima di tutto sulla necessità di procedere ad una più equilibrata distribuzione delle sedi degli enti strumentali della Regione, utilizzando criteri che tengano conto delle funzioni svolte dagli stessi enti, ma anche di una diversa e più capillare suddivisione degli indubbi benefici derivanti ai territori che le ospitano.
Perchè sempre e solo Cagliari?
Attualmente ha sede a Cagliari la nuova Azienda Regionale della Salute, ma anche gli uffici centrali di Arpas, Argea, Arst, Area, Aspal, Enas, Egas, Conservatoria delle Coste, Sardegna Ricerche, Agenzia sarda delle Entrate, Ente Foreste e non solo.
Ciò significherebbe poter contare su uffici, dipendenti, utenza che quotidianamente arriva da tutta l’isola, significherebbe, in una parola sola, economie a disposizione di tutto il territorio.
Prendo ad esempio proprio l’Ente Foreste che svolge la propria attività soprattutto nelle zone interne.
Perché per esempio, non dislocare la sede proprio in quelle aree interne che per prime beneficiano dei servizi svolti dallo stesso ente?
O ci risulta che Cagliari abbia più foreste della Barbagia o del Goceano?
Sarebbe tra l’altro un modo per dare ulteriori risposte al fenomeno dello spopolamento, nonché risposte di carattere economico, oltre che un segnale di grande attenzione proprio a quelle zone spesso relegate ai margini dei centri decisionali.
Eravamo riusciti a portare la sede di ATS a Sassari ripristinando, in ambito sanitario almeno in parte, un principio di equilibrio e, invece, Ares, che sostituisce ATS, è ritornata a Cagliari.
Questo fatto, avrebbe dovuto compensare anni di scelte tutte indirizzate verso il capo di sotto e ora anche quella compensazione, comunque di per sé non sufficiente, è venuta meno.
E allora la riflessione finale è che si deve porre rimedio ad uno sbilanciamento eccessivo che andrebbe sostituito con una distribuzione più equa ed uniforme delle sedi degli enti regionali più importanti.
A Cagliari, tra l’altro, ci sono già le sedi di tutti gli assessorati regionali e dunque dei principali centri decisionali.
È forse arrivato il momento di andare oltre questo eccessivo centralismo e di ragionare in maniera più equilibrata ed omogenea, dando nuove opportunità anche a quei territori e a quei centri che oggi si sentono sempre più lontani e non solo logisticamente, dai luoghi in cui si assumono le scelte più importanti.