Sanità, Nursing Up De Palma: “L’Osservatorio sulla sicurezza delle professioni sanitarie è uno strumento debole per il contrasto definitivo alla violenza in ambiente sanitario”
“Ma può aprire la strada ad una serie di interventi e iniziative che possono contribuire ad arginare il fenomeno, sulla strada di una vera e propria rivoluzione culturale”.
ROMA 23 FEBB 2022 – «La nascita dell’Osservatorio sulla sicurezza delle professioni sanitarie, con un decreto del Ministero della Salute pubblicato in Gazzetta Ufficiale, rappresenta uno strumento che abbiamo sempre considerato come non in grado di risolvere in maniera definitiva l’odioso fenomeno alla violenza in ambiente sanitario, ma può comunque rappresentare, secondo noi, un tassello funzionale al raggiungimento di tale obiettivo.
Da tempo immemore, come sindacato delle professioni infermieristiche, denunciamo a gran voce, supportati da dati autorevoli contenuti anche in report di cui siamo stati fautori, la drammatica situazione delle violenze fisiche e psichiche subite, ogni giorno, nelle corsie degli ospedali e non solo, da parte dei nostri operatori sanitari.
L’Osservatorio, dice Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, può trasformarsi in uno strumento efficace, ma solo se non si commetterà l’errore di trasformarlo in una scatola vuota. E’ con questo obiettivo, che abbiamo deciso di parteciparvi in maniera propositiva.
Accanto alla necessità di riorganizzare la sicurezza all’interno degli ospedali pubblici, con l’indispensabile ripristino dei presidi delle forze dell’ordine, che mancano come il pane da Nord a Sud, l’Osservatorio può e deve contribuire, attraverso la competenza e sagacia delle donne e degli uomini che ne faranno parte, ad attuare una vera e propria rivoluzione culturale all’interno del nostro sistema sanitario, coinvolgendo non solo gli operatori sanitari ma anche la collettività.
Se da una parte, infatti, le Aziende Sanitarie, come responsabili dell’incolumità dei propri dipendenti, devono mettere in atto tutto quanto è necessario per consentire che infermieri e medici svolgano in piana sicurezza il proprio compito quotidiano, e di conseguenza Governo e Regioni devono rendersi protagonisti di un massiccio investimento di risorse organizzative che possano arginare sul nascere i fenomeni di violenza, dall’altra occorre a nostro avviso, e qui potrebbe agire compiutamente il neo costituito Osservatorio, contribuire a creare una vera e propria “rivoluzione culturale” nella nostra sanità.
Un Osservatorio che ha il compito di monitorare e prevenire le aggressioni fisiche e psicologiche, non rappresenta qualcosa di astratto, di fine a se stesso, ma “vive” di iniziative, di progetti, di norme, che possano contribuire, gradualmente, a cambiare le cose.
Attraverso la formazione e l’approfondimento, gli studenti in infermieristica, ad esempio attraverso tale Osservatorio che può fare da riferimento anche ai percorsi di laurea dei futuri infermieri, possono e devono comprendere da subito il delicato tema di cui stiamo parlando.
La formazione, la presa di coscienza, devono coinvolgere anche i cittadini, che sono parte integrante del sistema sanitario e non qualcosa di avulso da esso.
Gli obiettivi dell’Osservatorio dovrebbero concentrarsi sul monitoraggio su tutti i livelli di sicurezza degli operatori sanitari, per proporre misure concrete che li mettano in sicurezza negli ambiti di rischio, dagli interventi sugli aspetti organizzativi delle singole aziende a un’azione coordinata e corale per ridare prestigio e dignità alle professioni sanitarie, proteggendo e valorizzando il loro lavoro quotidiano e assicurando maggiore sicurezza anche ai cittadini assistiti.
Occorre scuotere le coscienze, e tutto questo è possibile permettendo alla collettività di comprendere che gli operatori sanitari non rappresentano i nemici contro cui combattere e sfogare la propria rabbia nei delicati momenti in cui, nelle corsie di un ospedale, l’angoscia prende il sopravvento.
I dati parlano chiaro. Delle aggressioni denunciate secondo l’Inail ma molte sono quelle non denunciate, almeno 6-8 volte tanto) il 46% sono a infermieri (sono i primi a intercettare i malati al triage, a domicilio ecc. e quindi i più soggetti). Quindi le aggressioni agli infermieri sono almeno 5.000 in un anno (anche se spesso quelle verbali). Ma soprattutto l’Inail fa osservare che a metterle in atto per la maggior parte sono cittadini, pazienti o parenti di questi ultimi.
Da una parte quindi, come noi sosteniamo e chiediamo con particolare attenzione da due anni a questa parte, occorrono strumenti concreti per arginare sul nascere i tristi fenomeni, e non può considerarsi in alcun modo efficace la vigente normativa, che si concentra principalmente sull’inasprimento delle pene.
Sull’altro fronte, auspichiamo che l’Osservatorio del quale parliamo, giunga a suggerire misure concrete, che riducano il rischio delle aggressioni che si ripetono con la drammatica frequenza di oggi, proteggendo e tutelando il lavoro quotidiano di chi combatte per la salute dei cittadini, assicurando maggiore sicurezza anche ai pazienti stessi e, non meno importante, che diano impulso a campagne che, attraverso la formazione e la conoscenza, valorizzino la figura degli infermieri e degli altri operatori sanitari agli occhi dei cittadini.
Solo così il cambiamento, la rivoluzione culturale che auspichiamo, è davvero possibile», conclude De Palma.