“In occasione dell’incontro del 02 febbraio a Sorgono, tra la Conferenza dei Sindaci e il Direttore Generale della ASL di NU, dott. Paolo Cannas, la Rete Sarda per la Difesa della Sanità Pubblica, auspica che quest’incontro sia di buon auspicio per le nostre comunità. In anni di lotte e di confronti con le istituzioni, dai ministri dello Stato, agli assessori regionali, ai sindaci, abbiamo constatato che non c’è fine allo smantellamento e allo sfascio del sistema sanitario pubblico” – così Claudia Zuncheddu – portavoce Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica – e Adriano Urru – Comitato civico permanente per la difesa della salute Pubblica Barbagia Mandrolisai.
“Le grandi mobilitazioni popolari e la disponibilità della Rete Sarda, con le sue competenze, a collaborare con chi ha potere decisionale, sono rimaste inascoltate. I tagli alla Sanità, dagli ospedali territoriali ai colossi di Cagliari al servizio di tutta la Sardegna, non hanno conosciuto tregua.
A nulla è servita l’Autonomia della Sardegna, con classi politiche incapaci di difendere il diritto dei sardi alla salute, ignorando colpevolmente che circa il 50% dell’intero bilancio regionale va alla Sanità ed è pagato dalle casse sarde.
Le forze politiche che in questi anni si sono alternate al governo della Sardegna, hanno contribuito in modo trasversale alla distruzione della nostra Sanità pubblica prediligendo la privatizzazione.
I sindaci dei 377 comuni sardi, con le proprie funzioni di indirizzo e di controllo socio sanitario, non hanno portato avanti efficacemente le ragioni delle lotte delle proprie comunità. Le appartenenze politiche spesso hanno vinto sui diritti della gente.
Da qui le nostre ragioni a interrompere l’inutile rito di interlocuzione con i rappresentanti istituzionali, ancor più oggi, a due anni e mezzo dalle elezioni regionali e a un anno e mezzo dalle Politiche.
E’ da oltre dieci anni che manca una programmazione regionale per la medicina di base. I tempi per l’attribuzione delle titolarità sono lentissimi mentre crescono le sedi vacanti (ad oggi oltre 150). Eppure, i giovani medici di base già formati, che attendono la titolarità sono centinaia.
In Sardegna, oltre i circa 1700 morti di Covid, preoccupa il bilancio pesantissimo dei morti per patologie ordinarie a causa dell’inaccessibilità ai reparti, ai controlli, alle terapie e alla prevenzione.
Le emergenze, si contengono con i mezzi, ma i mezzi li abbiamo persi con i tagli indiscriminati ai nostri ospedali.
La centralizzazione del potere decisionale in materia sanitaria, nelle mani delle nomine politiche tra assessori e direttori, sino ad oggi, ha accelerato lo smantellamento degli ospedali e dei servizi territoriali, alimentando il gioco dello scaricabarile delle responsabilità tra Regione e ATS.
La riorganizzazione della medicina territoriale ha un ruolo centrale. Riprogrammare il sistema sanitario pubblico, restituendo gli ospedali ai territori e assumendo personale sanitario è una necessità. Non si può più attendere.
Ai 377 sindaci sardi diciamo che il loro potere, di difesa della salute delle proprie comunità, si perde non solo per la centralizzazione dello Stato sulle competenze, ma anche per rinuncia e per abdicazione.
Al Direttore Generale dell’asl di Nuoro attende l’impegno di restituire efficienza alla nostra Sanità. Si deve abbandonare l’inganno delle case della salute e degli ospedali di comunità. L’ulteriore alibi per decretare definitivamente la chiusura degli ospedali sardi.
Non si può più assistere passivamente al balletto delle responsabilità tra burocrazia e politica. E’ tempo di azioni concrete.
Questa è la grande sfida che attende il nuovo Direttore Generale”.